Spazi contesi, disponibilità a rivedere il piano

“Sono in attesa di avere un incontro con gli studenti per vedere quello che si può realmente fare, ma non c’è da farsi grosse illusioni: i metri quadrati non li posso mica inventare, lo spazio che esiste è quello che è, non possiamo fare i miracoli per davvero”. Commenta così il Preside Antonio Vincenzo Nazzaro il documento degli studenti pubblicato da Ateneapoli. Butta acqua sul fuoco, senza accendere inutili polemiche, ed invita a rivedere l’intera questione, lasciando intravedere maggiore attenzione verso gli studenti: tutto, però, nei limiti possibili e compatibilmente con gli spazi che restano a disposizione. Molto ci si aspetta dal trasferimento del Corso di Laurea con il relativo Dipartimento in Discipline Storiche nel palazzo di via Marina, dando la possibilità ad un miglior funzionamento della didattica. “Da parte mia -ha aggiunto il professor Nazzaro-esiste la massima disponibilità possibile. Attualmente sto utilizzando qualsiasi buco che si libera. Ad esempio il locale che prima era occupato dal personale addetto al centralino, adesso trasferito alla sede centrale (tutta l’Università è messa in contatto da un sistema centralizzato, ndr)-è stato riservato al professor Gennaro Luongo, responsabile del progetto Porta e ai cinque laureati, vincitori del concorso, con il compito di tutori. Ancora, spesso metto a disposizione l’aula attigua alla presidenza per tutte le riunioni importanti, così come pure l’aula magna viene riservata non solo a manifestazioni importanti, ma, all’occorrenza, la metto a disposizione volentieri”. “Sono dell’avviso che gli studenti debbano avere un loro spazio per poter svolgere al meglio le tante attività a cui sono impegnati, ma il problema qui è davvero molto complesso. Non ci dimentichiamo che la Facoltà si trova all’interno di un struttura monumentale, con percorsi e spazi segnati, non si può andare oltre di quello che si dispone. Se poi l’Università, l’amministrazione centrale, volessero procedere ad uno sforzo maggiore, allora il discorso cambia. In questo caso si dovrà avviare un programma di ristrutturazione complessiva che soddisfi tutte le richieste”.
Sulla questione abbiamo ascoltato l’architetto Aldo Pinto, responsabile dell’Ufficio Tecnico della Federico II, il quale si è detto pronto a rivedere il piano di riorganizzazione degli spazi elaborato per la Facoltà di Lettere, qualora si presentasse una proposta ragionevole che tenga conto delle esigenze di tutti, studenti compresi. “Siamo aperti al dialogo. Da parte mia e dei miei colleghi c’è la massima collaborazione. Certo il problema è complesso e non si può risolvere in poche battute, sarebbe semplicistico solo pensarlo”. “Al momento– ha continuato Pinto – non ho ancora esaminato la relazione che mi è pervenuta dagli studenti: ho bisogno di analizzarla con la massima attenzione, avere un attimo di riflessione e alla fine decidere in merito. Ripeto, sono disponibile al confronto e a mettere in discussione il piano presentato, ma a reclamare non ci sono soltanto gli studenti”. Come spesso succede, va attuata una politica che mette d’accordo tutti e che, soprattutto, prenda in considerazione le richieste di tutte le componenti che vivono la Facoltà. A pressare l’Ufficio tecnico non sono solo i rappresentanti degli studenti, ma anche docenti, personale tecnico amministrativo, il direttore della Biblioteca. “Ognuno tira acqua al proprio mulino -ironizza l’architetto- senza sapere che per i miracoli non siamo ancora attrezzati! Scherzo, ma non è facile arrivare ad una soluzione immediata ed in tempi brevi, molte scelte dipenderanno anche da quanto l’amministrazione centrale sia disposta a spendere in un programma di ristrutturazione. Per ora ci limitiamo a mettere in cantiere le richieste che arrivano: siamo in una fase di riflessione, dove non abbiamo nessuna intenzione di innescare polemiche e di alzare un muro tra noi e gli studenti”. 
Intanto gli studenti bocciano il piano e sperano al  più presto in un incontro chiarificatore con il Preside. “E’ un piano molto matematico, nel senso che si è attribuito ad ogni Dipartimento, in base al numero dei docenti che vi afferiscono, un certo totale di metri quadrati, ottenuti dalla divisione di questa quantità per ogni docente, senza tener conto di tutta una serie di concause, una serie di variabili umane, che fanno variare sensibilmente la situazione”. A parlare è, ancora una volta, Alfredo Cosco che, dopo una copiosa relazione inviata all’architetto Pinto, è sceso nei dettagli della questione. “Tanto per fare un esempio, al Dipartimento di Filologia Moderna afferiscono pochi professori, eppure è una sorta di passaggio obbligato per tutti gli studenti della Facoltà. A noi studenti interessa curare la nostra posizione: al momento in questo calcolo matematico non ci è stata fatta nessuna concessione. Mi sembra che si stia creando una grande struttura per i docenti e per il personale amministrativo, mentre le aule studio siano completamente scomparse. In fondo noi non chiediamo tanto. Abbiamo bisogno di uno spazio dove studiare e vivere al meglio la nostra Facoltà”. Alfredo va oltre e lancia una proposta al preside e al Consiglio di Facoltà: “visto che la sezione storico religiosa deve lasciare la Facoltà, perché non dedichiamo questi ambienti come aule studio? Sono comodi sotto tutti i punti di vista: non c’è via vai di gente, non ci sono rumorosi, c’è sempre il sole. Condizioni, queste, che permettono di lavorare bene, senza un grosso dispendio energetico”. Tenere in piedi questa struttura costerebbe alla Facoltà molto meno di quanto spende per le attuali aule 6 e 7, quelle del seminterrato, che sono fredde ed umide; e, pertanto, necessitano del riscaldamento sempre acceso. E proprio su quest’aspetto si inserisce il giudizio di Cosco. “La Facoltà deve spendere milioni al giorno in energia elettrica per tenere accesso un deumidificatore, anche se in realtà questo non avviene, di fatto le pareti sono tutte rovinate dalle infiltrazioni d’acqua. Il seminterrato non è adatto allo studio. Gli occhi bruciano perché se c’è qualcuno che fuma l’aria diventa irrespirabile; e poi come unica fonte di luce c’è quella elettrica. Insomma a noi studenti hanno offerto la situazione peggiore, eppure è stata pagata una ditta per dare una sistemazione decorosa, ma è accaduto il contrario”. Alla fine Il progetto iniziale di aule polifunzionali è miseramente fallito: alle belle speranze si sono aggiunti solo i disagi e tanta amarezza.
Elviro Di Meo
- Advertisement -




Articoli Correlati