Chiusura alla grande per il Laboratorio in Marketing Innovation Trends, il percorso di formazione afferente all’offerta formativa a scelta libera per gli studenti delle Magistrali in Economia Aziendale ed Economia e Commercio, dedicato al Marketing digitale e non convenzionale giunto alla quarta edizione. Venerdì 27 maggio, nell’Aula Magna Ciliberto di Monte Sant’Angelo, ospiti della cattedra di Marketing del prof. Luigi Cantone e del Dipartimento di Economia, Management e Istituzioni, le ‘Web Star’ Alfredo Felaco, Simone Ruzzo e Ciro Priello, fondatori insieme a Francesco Capaldo del gruppo The Jackal. “Lavorano su aspetti culturali vicini a quelli che affronta anche l’accademia, ovvero la co-creazione di valore insieme a creativi e professionisti, coinvolgendo il pubblico che li segue. Una cosa che mi ha sempre incuriosito”, dice il prof. Cantone. Poi la parola va ad Antonio Caiazzo, studente di Economia Aziendale, rappresentante degli studenti in Consiglio di Amministrazione e promotore, insieme alla cattedra e ai suoi collaboratori, del piano formativo del Laboratorio, che vede il contributo attivo dell’associazione studentesca UNINA. “Quattro anni fa ho incontrato un docente che ha saputo ascoltare
e trasformare le mie idee un po’ grezze”, dice il consigliere. “Questo Laboratorio è un fiore all’occhiello del nostro Dipartimento. Ci stiamo aprendo sempre più al contatto con le aziende, le quali, sempre più numerose, stanno venendo da noi. Come durante il recente Job day, che ha visto la partecipazione di oltre sessanta realtà, con un ottimo riscontro in termini di spendibilità della nostra formazione”, commenta la prof.ssa Adele Caldarelli, Direttrice
del Dipartimento, portando i saluti del Rettore Gaetano Manfredi. “Essere all’università rappresenta per noi un riconoscimento importante. Tutte le presentazioni che abbiamo fatto fino ad ora si sono sempre svolte in luoghi come l’Accademia di Belle Arti o la Facoltà di Scienze delle Comunicazione. Economia ci mette un po’ in soggezione”, confessa Alfredo, video editor e creativo del progetto nato nel 2005 grazie all’intraprendenza di un gruppo di amici d’infanzia e compagni di scuola con la passione per il cinema, passati dalla proiezione di video cassette, alla diffusione tramite Messanger, fino all’approdo su YouTube, il social che ha aperto le porte della diffusione globale. “Una delle cose che abbiamo dovuto imparare a fare presto è stata specializzarci, dandoci dei ruoli precisi”. Sul maxi schermo dell’aula, a favore del pubblico di docenti, ricercatori, studenti con qualche genitore, passa una storia imprenditoriale in cui nulla è lasciato al caso, sostenuta dall’intelligenza di un collettivo del quale si intuisce il grande affiatamento. “Fin da primi tempi, abbiamo cercato di mantenere una certa coerenza, prestando attenzione a tanti dettagli: espressività, identità, logo, volti fissi. Caratteristiche che ci portiamo ancora dietro”, dicono i giovani video-makers mentre proiettano un filmato degli esordi ispirato a Ritorno al Futuro,
realizzato con una vecchia Panda e girato nel parcheggio di un ipermercato
campano.
Il nome? Dall’abitudine di “sciacallare” le produzioni americane
Ingredienti fissi del loro stile, lo sguardo fisso all’America e l’ambientazione locale. “Il nome ‘The Jackal’ deriva dalla nostra abitudine di ‘sciacallare’ le produzioni americane e, talvolta, anche le persone”. Riescono, infatti, a inserire nelle loro opere volti noti dello spettacolo e del giornalismo, come Alessandro Cecchi Paone, all’epoca docente al Suor Orsola Benincasa, o Alessandro Gassman, coinvolti in situazioni ad alto tasso di divertimento. “Man mano che sciacallavamo, aumentavano le visualizzazioni. Per strada riconoscevano Ciro e Simone, i nostri attori, e ci rendemmo conto che la nostra passione poteva diventare un lavoro”, prosegue Alfredo. L’offerta della prima agenzia non tarda ad arrivare: una pubblicità virale, per un nuovo marchio all’interno di una sceneggiatura che ironizza sugli archetipi della cultura neomelodica. Nasce così Lasciarsi su Facebook. Protagonista il cantante Manuele D’Amore. Un successo fra le società di comunicazione che segna l’affermazione di uno stile narrativo nel quale il prodotto da promuovere è parte della vicenda narrata e la nascita come start up del gruppo Ciaopeople, editore del quotidiano FanPage. Un salto inevitabile per riuscire a sostenere i costi di sperimentazioni sempre più spinte nei soggetti, nelle tecnologie e negli effetti speciali. Con ironia, una buona dose di spregiudicatezza e l’occhio ai blockbuster d’oltreoceano, iniziano a realizzare lavori che scavano nella realtà quotidiana come The Washer ‘Il Lavavetri’ e The Parker ‘Il Parcheggiatore Abusivo’, attraverso i quali si raffinano nella produzione di serie web, fino al grande successo di Lost in Google. Sei episodi che raccontano le vicende di internauti così avventati da cercare ‘Google su Google’, rapiti dal motore di ricerca e condannati a vivere un’odissea informatica
fra siti, portali e citazioni. L’ultimo dei quali scritto traendo spunto dalle sollecitazioni degli spettatori; una dinamica che diventerà un marchio di fabbrica. Il successo globale esplode con la satira Gli effetti Gomorra, con i cui estratti si ride in aula fino alle lacrime. “Da allora i clienti hanno cominciato a fidarsi sempre più del nostro stile”. E fioccano le commissioni da parte di grandi società come Huawei, Smart, fino alla stessa industria cinematografica e alla Coop che li ingaggia per pubblicizzare i propri profilattici, senza fare alcun riferimento al sesso e alle malattie sessualmente trasmissibili. Un artificio narrativo per il quale si inventano ‘un giro largo’ che ironizza sugli
atteggiamenti ‘naturalmente anticoncezionali’ attraverso il racconto di vicende di coppia interpretati da fidanzati mammoni, vestiti in maniera inadeguata, o che inciampano sui congiuntivi. Filo rosso delle vicende rappresentate, la diffusione dell’ashtag ‘falloprotetto’ per rilanciare il collegamento a pagine d’informazione commerciale e divulgativa, mentre la scatola vera e propria compare solo nella scena finale. Una campagna innovativa
per la quale sono arrivati anche dei premi. Al termine della presentazione, domande, applausi e corse all’autografo e all’autoscatto.
Simona Pasquale
e trasformare le mie idee un po’ grezze”, dice il consigliere. “Questo Laboratorio è un fiore all’occhiello del nostro Dipartimento. Ci stiamo aprendo sempre più al contatto con le aziende, le quali, sempre più numerose, stanno venendo da noi. Come durante il recente Job day, che ha visto la partecipazione di oltre sessanta realtà, con un ottimo riscontro in termini di spendibilità della nostra formazione”, commenta la prof.ssa Adele Caldarelli, Direttrice
del Dipartimento, portando i saluti del Rettore Gaetano Manfredi. “Essere all’università rappresenta per noi un riconoscimento importante. Tutte le presentazioni che abbiamo fatto fino ad ora si sono sempre svolte in luoghi come l’Accademia di Belle Arti o la Facoltà di Scienze delle Comunicazione. Economia ci mette un po’ in soggezione”, confessa Alfredo, video editor e creativo del progetto nato nel 2005 grazie all’intraprendenza di un gruppo di amici d’infanzia e compagni di scuola con la passione per il cinema, passati dalla proiezione di video cassette, alla diffusione tramite Messanger, fino all’approdo su YouTube, il social che ha aperto le porte della diffusione globale. “Una delle cose che abbiamo dovuto imparare a fare presto è stata specializzarci, dandoci dei ruoli precisi”. Sul maxi schermo dell’aula, a favore del pubblico di docenti, ricercatori, studenti con qualche genitore, passa una storia imprenditoriale in cui nulla è lasciato al caso, sostenuta dall’intelligenza di un collettivo del quale si intuisce il grande affiatamento. “Fin da primi tempi, abbiamo cercato di mantenere una certa coerenza, prestando attenzione a tanti dettagli: espressività, identità, logo, volti fissi. Caratteristiche che ci portiamo ancora dietro”, dicono i giovani video-makers mentre proiettano un filmato degli esordi ispirato a Ritorno al Futuro,
realizzato con una vecchia Panda e girato nel parcheggio di un ipermercato
campano.
Il nome? Dall’abitudine di “sciacallare” le produzioni americane
Ingredienti fissi del loro stile, lo sguardo fisso all’America e l’ambientazione locale. “Il nome ‘The Jackal’ deriva dalla nostra abitudine di ‘sciacallare’ le produzioni americane e, talvolta, anche le persone”. Riescono, infatti, a inserire nelle loro opere volti noti dello spettacolo e del giornalismo, come Alessandro Cecchi Paone, all’epoca docente al Suor Orsola Benincasa, o Alessandro Gassman, coinvolti in situazioni ad alto tasso di divertimento. “Man mano che sciacallavamo, aumentavano le visualizzazioni. Per strada riconoscevano Ciro e Simone, i nostri attori, e ci rendemmo conto che la nostra passione poteva diventare un lavoro”, prosegue Alfredo. L’offerta della prima agenzia non tarda ad arrivare: una pubblicità virale, per un nuovo marchio all’interno di una sceneggiatura che ironizza sugli archetipi della cultura neomelodica. Nasce così Lasciarsi su Facebook. Protagonista il cantante Manuele D’Amore. Un successo fra le società di comunicazione che segna l’affermazione di uno stile narrativo nel quale il prodotto da promuovere è parte della vicenda narrata e la nascita come start up del gruppo Ciaopeople, editore del quotidiano FanPage. Un salto inevitabile per riuscire a sostenere i costi di sperimentazioni sempre più spinte nei soggetti, nelle tecnologie e negli effetti speciali. Con ironia, una buona dose di spregiudicatezza e l’occhio ai blockbuster d’oltreoceano, iniziano a realizzare lavori che scavano nella realtà quotidiana come The Washer ‘Il Lavavetri’ e The Parker ‘Il Parcheggiatore Abusivo’, attraverso i quali si raffinano nella produzione di serie web, fino al grande successo di Lost in Google. Sei episodi che raccontano le vicende di internauti così avventati da cercare ‘Google su Google’, rapiti dal motore di ricerca e condannati a vivere un’odissea informatica
fra siti, portali e citazioni. L’ultimo dei quali scritto traendo spunto dalle sollecitazioni degli spettatori; una dinamica che diventerà un marchio di fabbrica. Il successo globale esplode con la satira Gli effetti Gomorra, con i cui estratti si ride in aula fino alle lacrime. “Da allora i clienti hanno cominciato a fidarsi sempre più del nostro stile”. E fioccano le commissioni da parte di grandi società come Huawei, Smart, fino alla stessa industria cinematografica e alla Coop che li ingaggia per pubblicizzare i propri profilattici, senza fare alcun riferimento al sesso e alle malattie sessualmente trasmissibili. Un artificio narrativo per il quale si inventano ‘un giro largo’ che ironizza sugli
atteggiamenti ‘naturalmente anticoncezionali’ attraverso il racconto di vicende di coppia interpretati da fidanzati mammoni, vestiti in maniera inadeguata, o che inciampano sui congiuntivi. Filo rosso delle vicende rappresentate, la diffusione dell’ashtag ‘falloprotetto’ per rilanciare il collegamento a pagine d’informazione commerciale e divulgativa, mentre la scatola vera e propria compare solo nella scena finale. Una campagna innovativa
per la quale sono arrivati anche dei premi. Al termine della presentazione, domande, applausi e corse all’autografo e all’autoscatto.
Simona Pasquale