“Mi auguro che il futuro Rettore, Gaetano Manfredi, nomini un docente di Medicina come delegato agli specifici problemi di questa componente dell’Ateneo Federico II. Magari un Prorettore”. Alla vigilia delle elezioni per il nuovo Rettore, il professore Luigi Califano, Presidente della Scuola di Medicina, ordinario di Chirurgia maxillofacciale, lancia un appello al docente di Ingegneria che, in qualità di unico candidato, si appresta a subentrare al professore Massimo Marrelli alla guida dell’Ateneo.
Ha già in mente il nome del possibile delegato del Rettore alle problematiche di Medicina? “Non sto pensando a nessuno in particolare. Essenziale è che nella squadra del professore Manfredi ci sia una persona che abbia competenze e sensibilità per affrontare in maniera specifica i temi che riguardano l’area medica”.
Perché Medicina non esprime un Rettore alla Federico II da così tanti anni? L’ultimo fu Giuseppe Tesauro, che ha governato l’Ateneo dal 1959 al 1975. “Non so rispondere alla sua domanda. Forse perché il nostro è un Ateneo molto articolato e complesso. Servono persone che si dedichino a tempo pieno”.
Eppure, un paio di mesi fa, l’ipotesi che voi esprimeste una candidatura alternativa a quella del professore Manfredi era circolata. Perché non ha preso corpo? “Le garantisco che non si è mai discusso, tra noi dell’area medica, dell’eventualità di una candidatura in contrapposizione a quella del Prorettore Manfredi. Non credo sia importante che il Rettore provenga da uno o dall’altro gruppo disciplinare. È essenziale, piuttosto, che sia fattivo e che lavori nell’interesse dell’Ateneo. Deve essere una persona che sappia affrontare i problemi in maniera efficace e che si dedichi completamente al compito”.
Ha già incontrato il professore Manfredi? “Certamente. Abbiamo parlato. Del resto io lo conosco benissimo e nutro nei suoi confronti grande stima. Ho apprezzato la sua attenzione alle attività di Ateneo come Prorettore. Ha grande disponibilità ed ha sempre mostrato amicizia verso la Scuola di Medicina. In questa ottica mi auguro voglia avere un filo diretto con Medicina”.
Cosa ha chiesto al candidato Rettore? “Serve innanzitutto un piano straordinario di reclutamento del personale non docente con compiti non assistenziali”.
Chi sono? “Gli amministrativi ed i custodi delle aule. Negli ultimi anni, abbiamo perso un numero di persone davvero impressionante. Il risultato è che oggi ci ritroviamo con un organico assolutamente inadeguato a garantire il funzionamento minimo delle attività”.
Quanti sono i custodi delle aule? “Tre. Tre persone su venti complessi di aule. Capirà bene i problemi. Così come sono pochissimi gli amministrativi”.
A proposito di aule. È lamentela diffusa degli studenti e di non pochi docenti che quelle di Cappella Cangiani versino in pessime condizioni. Ne ha parlato con il candidato al rettorato? “È uno dei temi, ovviamente. Sono stati già ristrutturati il complesso delle aule dell’edificio uno e due ed è in atto la gara per l’affidamento degli interventi di ristrutturazione in altri complessi. Se rendiamo le aule adeguate e le dotiamo di laboratori didattici, di un parco di audiovisivi all’avanguardia, andiamo a migliorare l’offerta formativa. Obiettivo irrinunciabile. Qualcosa è in corso, ma bisogna fare di più. Medicina necessita di spazi studio, di opportunità di ospitalità per ricercatori provenienti da fuori. Di interventi complessivi”.
Altre questioni specifiche dell’area medica? “Paghiamo lo scotto di imperfetti accordi tra Università e Policlinico. Noi non siamo personale ospedaliero, ma universitario. Siamo docenti, ma abbiamo una attività assistenziale strettamente collegata a didattica e ricerca e la svolgiamo presso l’Azienda policlinico. È fondamentale che ci sia un feeling tra l’Ateneo e la direzione dell’azienda”.
È mancato, finora? “Non mi metta in difficoltà. Preferisco parlare del futuro e sono convinto che il professore Marrelli si farà carico anche di questa problematica, per noi di Medicina assolutamente centrale”.
Al di là di Medicina, secondo lei c’è una priorità che dovrà perseguire il nuovo Rettore e che riguarda l’Ateneo nella sia interezza? “Ce ne sono varie. Se mi chiede di sceglierne una, le rispondo che bisogna investire sui giovani. Sono il nostro futuro. È stata saltata una intera generazione di ricercatori. La Federico II deve investire per garantire qualità nella ricerca e qualificazione del personale che fa parte dell’Ateneo”.
Fabrizio Geremicca
Ha già in mente il nome del possibile delegato del Rettore alle problematiche di Medicina? “Non sto pensando a nessuno in particolare. Essenziale è che nella squadra del professore Manfredi ci sia una persona che abbia competenze e sensibilità per affrontare in maniera specifica i temi che riguardano l’area medica”.
Perché Medicina non esprime un Rettore alla Federico II da così tanti anni? L’ultimo fu Giuseppe Tesauro, che ha governato l’Ateneo dal 1959 al 1975. “Non so rispondere alla sua domanda. Forse perché il nostro è un Ateneo molto articolato e complesso. Servono persone che si dedichino a tempo pieno”.
Eppure, un paio di mesi fa, l’ipotesi che voi esprimeste una candidatura alternativa a quella del professore Manfredi era circolata. Perché non ha preso corpo? “Le garantisco che non si è mai discusso, tra noi dell’area medica, dell’eventualità di una candidatura in contrapposizione a quella del Prorettore Manfredi. Non credo sia importante che il Rettore provenga da uno o dall’altro gruppo disciplinare. È essenziale, piuttosto, che sia fattivo e che lavori nell’interesse dell’Ateneo. Deve essere una persona che sappia affrontare i problemi in maniera efficace e che si dedichi completamente al compito”.
Ha già incontrato il professore Manfredi? “Certamente. Abbiamo parlato. Del resto io lo conosco benissimo e nutro nei suoi confronti grande stima. Ho apprezzato la sua attenzione alle attività di Ateneo come Prorettore. Ha grande disponibilità ed ha sempre mostrato amicizia verso la Scuola di Medicina. In questa ottica mi auguro voglia avere un filo diretto con Medicina”.
Cosa ha chiesto al candidato Rettore? “Serve innanzitutto un piano straordinario di reclutamento del personale non docente con compiti non assistenziali”.
Chi sono? “Gli amministrativi ed i custodi delle aule. Negli ultimi anni, abbiamo perso un numero di persone davvero impressionante. Il risultato è che oggi ci ritroviamo con un organico assolutamente inadeguato a garantire il funzionamento minimo delle attività”.
Quanti sono i custodi delle aule? “Tre. Tre persone su venti complessi di aule. Capirà bene i problemi. Così come sono pochissimi gli amministrativi”.
A proposito di aule. È lamentela diffusa degli studenti e di non pochi docenti che quelle di Cappella Cangiani versino in pessime condizioni. Ne ha parlato con il candidato al rettorato? “È uno dei temi, ovviamente. Sono stati già ristrutturati il complesso delle aule dell’edificio uno e due ed è in atto la gara per l’affidamento degli interventi di ristrutturazione in altri complessi. Se rendiamo le aule adeguate e le dotiamo di laboratori didattici, di un parco di audiovisivi all’avanguardia, andiamo a migliorare l’offerta formativa. Obiettivo irrinunciabile. Qualcosa è in corso, ma bisogna fare di più. Medicina necessita di spazi studio, di opportunità di ospitalità per ricercatori provenienti da fuori. Di interventi complessivi”.
Altre questioni specifiche dell’area medica? “Paghiamo lo scotto di imperfetti accordi tra Università e Policlinico. Noi non siamo personale ospedaliero, ma universitario. Siamo docenti, ma abbiamo una attività assistenziale strettamente collegata a didattica e ricerca e la svolgiamo presso l’Azienda policlinico. È fondamentale che ci sia un feeling tra l’Ateneo e la direzione dell’azienda”.
È mancato, finora? “Non mi metta in difficoltà. Preferisco parlare del futuro e sono convinto che il professore Marrelli si farà carico anche di questa problematica, per noi di Medicina assolutamente centrale”.
Al di là di Medicina, secondo lei c’è una priorità che dovrà perseguire il nuovo Rettore e che riguarda l’Ateneo nella sia interezza? “Ce ne sono varie. Se mi chiede di sceglierne una, le rispondo che bisogna investire sui giovani. Sono il nostro futuro. È stata saltata una intera generazione di ricercatori. La Federico II deve investire per garantire qualità nella ricerca e qualificazione del personale che fa parte dell’Ateneo”.
Fabrizio Geremicca







