Un’esperienza che “sprovincializza”

Facoltà scientifiche, tecniche e umanistiche tutte concordi nell’affermare che l’Erasmus è un’esperienza importantissima. Ne parlano tre docenti promotori di scambi con università europee appartenenti a tre differenti aree d’insegnamento: il prof. Massimiliano Campi, docente di Disegno nella Facoltà di Architettura, il prof. Marco Pacciarelli, che insegna Preistoria e Protostoria a Studi Umanistici, e il prof. Antonio Marzocchella, afferente al Dipartimento di Ingegneria Chimica.
Le mete più gettonate
Campi: “in ordine, Spagna, Francia e Germania. La Spagna viene scelta per la similitudine linguistica e culturale, la Francia per il mito parigino, la Germania perché possiede buone Facoltà tecniche”.
Pacciarelli: “gli studenti di Lettere hanno una grande apertura verso le destinazioni più disparate. Io, in particolare, mi occupo di Austria e Francia. In genere la Spagna è la più richiesta, ma anche la Germania attrae, nonostante la lingua sia difficile da imparare”.
Marzocchella: “Inghilterra, Danimarca e Olanda. In prevalenza i paesi dove si parla l’inglese”.
Quali destinazioni dovrebbero scegliere gli studenti?
Campi: “tutte quelle tedesche. La Germania fornisce un buon insegnamento tecnico e interessanti architetture contemporanee da studiare. Io consiglierei come mete Berlino, Francoforte e Monaco di Baviera”.
Pacciarelli: “le destinazioni che consigliamo loro, ovviamente in base al piazzamento in graduatoria, ovvero le mete dove sappiamo che c’è un ottimo docente in quella specifica materia che si vuole approfondire. Così eventualmente si può continuare nel campo della ricerca”. 
Marzocchella: “non è importante la destinazione, ma l’esperienza, che diventa un biglietto da visita. Fa curriculum, perché vuol dire in ogni caso che si padroneggia un’altra lingua e si ha un’apertura mentale superiore alla media”.
Quali esami conviene sostenere?
Campi: “gli esami di Progettazione e rilievo, non quelli tecnici come Scienze delle Costruzioni. In ogni caso devono essere previsti dal piano di studi dell’Ateneo straniero, con facilità di convalida in Italia. In genere gli studenti si attengono a queste regole basilari, poi ci sono quelli che aggiungono esami a crediti liberi, non previsti nell’Università d’origine, e questo è un atteggiamento corretto a mio avviso, perché denota curiosità e interesse verso il nuovo”.
Pacciarelli: “devono sostenere quelli facili da convertire nei nostri crediti, attinenti al piano di studi italiano. Meglio informarsi sul learning agreement prima di chiedere una destinazione”.
Marzocchella: “gli insegnamenti da scegliere sono quelli che la sede offre e possono fornire competenze da spendere anche nel paese d’origine. Per i crediti non c’è nessun tipo di difficoltà”.
È più facile esercitare la professione in Italia o all’estero?
Campi: “decisamente all’estero. Meglio se fuori dall’Europa, ad esempio in Cina e in Brasile, dove il settore è molto sviluppato. Se si preferiscono i paesi europei, allora consiglio la Germania e l’Inghilterra, che offrono numerose possibilità”.
Pacciarelli: “l’estero offre più opportunità di lavoro, ma anche tornare in Italia dopo un’esperienza all’estero dà i suoi frutti. Conoscendo già bene la lingua, gli studenti possono partecipare a progetti europei, che richiedono spesso partner giovani”.
Marzocchella: “è più facile all’estero. Londra e Amsterdam riservano numerose possibilità d’impiego, specialmente nel settore della ricerca”.
Perché uno studente dovrebbe andare in Erasmus?
Campi: “lo chiede ad un ex partecipante al programma nel 1992. Sono stato a Barcellona e posso solo dire che è stata un’esperienza che mi ha arricchito tantissimo. È formativa, perché permette di imparare un’altra lingua e conoscere una cultura diversa”.
Pacciarelli: “perché quest’esperienza sprovincializza. All’estero c’è una maggior quantità di studenti provenienti da tutto il mondo, mentre qui in Italia è limitata”.
Marzocchella: “conoscere un’altra lingua oltre a quella d’origine è fondamentale per svolgere qualsiasi tipo di lavoro, e l’Erasmus serve principalmente a questo”.
Gli studenti tornano soddisfatti? 
Campi: “al 90% sì, ma si incorre anche in difficoltà relative agli aspetti economici. Infatti, le spese sono elevate e per un periodo limitato è difficile trovare un appartamento, quando non viene fornito dall’Ateneo ospitante. Altre difficoltà sorgono quando non si hanno neanche le basi della lingua nella quale si seguiranno i corsi e si daranno gli esami”.
Pacciarelli: “in maggioranza sì, chiedono spesso il prolungamento dell’esperienza e non hanno grossi problemi, se partono conoscendo almeno l’inglese abbastanza bene. Ci sono dei corsi organizzati dal Centro Linguistico di Ateneo (CLA) per prepararli, è bene usufruirne prima di avventurarsi in un paese straniero”.
Marzocchella: “in genere tornano soddisfatti, però non sono molti quelli che chiedono di prolungare l’esperienza, perché gli studenti d’Ingegneria sono legati all’obiettivo, quindi, se hanno terminato il semestre e dato gli esami previsti, tornano a casa. Sono piuttosto i tesisti che chiedono il prolungamento, per svolgere ulteriori ricerche sul posto”.
Qual è la percentuale di studenti e studentesse in partenza?
Campi: “un buon 60% parte. In maggioranza ragazze, che comprendono che questa può essere una buona opportunità dal punto di vista professionale e sono anche più curiose dei loro colleghi riguardo nuove possibilità”.
Pacciarelli: “la percentuale di studenti che presenta domanda è bassa rispetto a quella che dovrebbe. È un’opportunità che va colta. Nel mio Corso di Laurea vedo le studentesse prevalentemente interessate. La loro efficienza nello studio è maggiore rispetto a quella dei colleghi e sono più curiose e intraprendenti”.
Marzocchella: “il numero di studenti in partenza varia in base ai corsi, quindi è difficile fare una media tra studenti e studentesse. Posso dire che il mio ha di base una prevalenza femminile, di conseguenza ci sono più ragazze in partenza”.
Allegra Taglialatela
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