Una Scuola, tre aree didattiche e 11 Dipartimenti

Dall’approvazione nel 2010 del Decreto Ministeriale 240, più noto come Riforma Gelmini, i cambiamenti che hanno interessato l’Università sono stati tanti. L’ultimo, in ordine cronologico, riguarda la riorganizzazione della struttura universitaria, attuata da qualche mese anche dalla Federico II. L’Ateneo partenopeo, infatti, ha costituito ben quattro Scuole, in cui sono confluiti i diversi Dipartimenti, divise per area didattica. Tra queste rientra la Scuola Politecnica e delle Scienze di Base, che vede l’unione dei Corsi di Studi di Architettura, Ingegneria e Scienze Matematiche e Fisiche.
Quali conseguenze, positive o negative, porterà questa aggregazione di corsi? A cercare di dare una risposta a questo quesito ci ha pensato l’Associazione Studenti Ingegneria (ASSI) che ha organizzato il convegno “Da Facoltà a Politecnico – Torniamo a Scuola” per spiegare a studenti, ma anche a docenti, cosa comportano i cambiamenti che hanno colpito la ormai ex Facoltà di Ingegneria e come affrontarli al meglio.
L’evento ha avuto luogo martedì 14 novembre presso l’aula Scipione Bobbio di Ingegneria a Piazzale Tecchio. 
Dopo i saluti di Vincenzo Zarra, rappresentante ASSI, la parola passa subito al prof. Piero Salatino, eletto lo scorso 23 ottobre Presidente della neo costituita Scuola Politecnica. Salatino precisa subito come incontri di questo genere avvengano con cadenza quasi annuale, poi esprime grande fiducia in questo cambiamento: “La mia speranza è che questo nuovo assetto ad un certo punto produca un miglioramento evidente nella vita universitaria. Il 23 ottobre si è chiusa la formazione preliminare della nostra nuova Scuola, ma ora bisogna riempire di contenuti le formulazioni generali”. Con l’ausilio di alcune diapositive il Presidente mette in evidenza i punti salienti della riforma Gelmini, dove le parole chiave sono riorganizzazione e semplificazione: “La legge 240 ci dice che le strutture universitarie sono complesse e bisogna semplificarle. Con questo passaggio, abbiamo assistito, difatti, ad una semplificazione dell’articolazione interna e ad una riorganizzazione dei Dipartimenti. Prima l’intera Università Federico II contava 54 Dipartimenti, ora sono 26. Le Facoltà sono state abolite e raggruppate sulla base di affinità disciplinare, culturale, didattica e scientifica”. Dopo un quadro generale della situazione, si focalizza l’attenzione su alcuni dati riguardanti la Scuola Politecnica: “Prima della Legge 240 avevamo un Polo delle Tecnologie, tre Facoltà e 26 Dipartimenti. Ora il tutto si riduce ad un’unica Scuola articolata in tre aree didattiche (Architettura, Ingegneria, Scienze Matematiche e Fisiche) e 11 Dipartimenti”. La chiave del successo, per Salatino, risiede nella contaminazione: “Bisogna dialogare con il resto del mondo. Io stesso nella mia vita mi sono trovato a collaborare e interagire con ambiti diversi dal mio. Non si può avere nessun inserimento effettivo a livello lavorativo e non solo, se si è figli della monocultura. L’aspetto positivo della Scuola è proprio l’interdisciplinarietà. Ora le aule non appartengono più a un Dipartimento ma sono luoghi condivisi”. I problemi, però, non vanno nascosti. Tant’è che il neo Presidente, tra il serio e lo scherzo, afferma: “Io dico sempre che il 19 settembre avvengono due miracoli, quello di San Gennaro e quello della programmazione degli orari. Quest’ultimo aspetto è sempre stato complicato da gestire, ma ora lo diventa ancora di più. Si tratta di organizzare e garantire coperture didattiche incrociate. Io la definirei “arte dei pazzi”. A conclusione del suo intervento, Salatino paragona la Scuola ad una bellissima immagine: “Gli 11 Dipartimenti sono i progettisti dell’offerta didattica. Essi costituiscono un’orchestra dove ogni strumento è fondamentale per ottenere la melodia giusta”.
Presente al convegno anche il prof. Vittorio Coti Zelati, coordinatore del Nucleo di Valutazione, organo che “si occupa di tutti gli aspetti della vita universitaria. È costituito da sette persone in totale, di cui cinque sono esterne all’Ateneo. La differenza con l’ANVUR (Agenzia Nazionale di Valutazione del Sistema Universitario e della Ricerca) sta nel fatto che, mentre quest’ultima giudica dall’esterno, noi supportiamo il ruolo dell’Ateneo. Il Nucleo ha una composizione variegata e non ha competenze specifiche”. Coti Zelati, poi, si collega al motivo che li ha condotti all’incontro: “Essendo la Scuola neo-nata, da parte nostra non è stata ancora attuata nessuna valutazione, in pratica non si hanno dati. Le prime valutazioni arriveranno ad aprile. La cosa certa, però, è che il compito principale è rivestito dalla didattica e il miglioramento deve riguardare in primis gli studenti. Si deve puntare ad una didattica di qualità”. Gli studenti hanno anch’essi un ruolo attivo: “contribuiscono al processo di valutazione attraverso la compilazione di questionari. Da quelli precedenti emerge un giudizio positivo sulla didattica, ma uno piuttosto negativo sulle strutture. In ogni modo, stiamo lavorando affinché questi questionari, distribuiti durante le ore di lezione, possano raggiungere anche gli studenti non frequentanti, magari attraverso schede di valutazione on-line prima dell’accesso al servizio di prenotazione esami”, conclude il professore.
La Riforma Gelmini ha toccato anche la rappresentanza studentesca. Mimmo Petrazzuoli, rappresentante in carica degli Studenti in Consiglio di Amministrazione, spiega: “Anche se inizialmente la Riforma Gelmini è stata accolta da parte nostra in modo negativo, devo dire che con il tempo abbiamo realizzato che la svolta in realtà è stata positiva in quanto ci sono stati conferiti maggiori strumenti per adempiere al nostro compito. Con il nuovo sistema, infatti, all’interno di ciascun organo la rappresentanza studentesca deve costituire il 15% sul totale di professori e ricercatori nel Consiglio. È la prima volta che abbiamo un rappresentante anche nel Nucleo di Valutazione. In questo modo acquisiamo quel peso che ci è sempre spettato”.
Fabiana Carcatella
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