Alessandro Sorrentino, ex studente, oggi Immunology Medical Head a Stoccolma in AstraZeneca, racconta la sua carriera

L’industria farmaceutica è dinamica, internazionale, ben connessa ad una pluralità di settori complementari e, soprattutto, dà spazio alle più varie professionalità. Ed è un mondo estremamente interessante per un giovane laureato nelle Biotecnologie, per quanto, forse, non conosciuto a dovere. Ad aprire gli orizzonti agli studenti federiciani di Biotecnologie per la Salute e di Biotecnologie Mediche ci ha pensato, giovedì 21 ottobre, in collegamento da Stoccolma, il dott. Alessandro Sorrentino, Immunology Medical Head in AstraZeneca, in un seminario dal titolo “Esperienza di carriera nell’industria farmaceutica in ambito internazionale”.
Ad aprire l’incontro, sono i saluti istituzionali dei professori Nicola Zambrano e Lucio Pastore, i Coordinatori dei due Corsi, il cui ricordo va ai primi passi della carriera accademica mossi proprio in contemporanea con la conclusione degli studi del loro ospite. Alessandro Sorrentino oltretutto, nel 2001, è stato tra i primi laureati napoletani del neo-nato Corso, allora quinquennale, di Biotecnologie Mediche. “Mezzo secolo fa!”, scherza. Subito dopo la laurea, “ho vinto un Dottorato all’Università di Salerno, mi sono trasferito in Svezia per una posizione di post doc e poi sono entrato in azienda”, questo il breve riassunto della sua carriera accademica. In azienda, ormai, ci lavora da 11 anni, e si è mosso tra i più importanti nomi del farmaceutico, Janssen, Sanofi Genzyme “e, da poco più di un anno, AstraZeneca. Mi sono sempre occupato di malattie immunologiche croniche, spostandomi anche su più geografie – precisa – Sono stato, ad esempio, in Medio Oriente, ho vissuto al Cairo per due anni, e a gennaio 2020 ero in Cina, a Pechino, poco prima che chiudessero le frontiere”. Immediatamente, a sottolineare la dinamica relazionale e dialogica su cui intende fondare il seminario, chiede agli studenti di intervenire e pone una domanda: perché esistono le aziende farmaceutiche? Da una delle classi collegate via Teams, uno studente ipotizza che servano a migliorare la vita delle persone. “Corretto – risponde il dott. Sorrentino – Ogni attività umana soggiace ad uno scopo. In particolare, l’uomo desidera prolungare e migliorare la qualità della vita il che si connette alla necessità di scoprire nuovi farmaci e terapie. Perché questo avvenga, però, c’è bisogno di una corposa mole di figure e intelligenze che lavorino insieme”. Domanda successiva: quali sono i principali Dipartimenti in cui è divisa un’azienda farmaceutica? Tra la platea in ascolto c’è un iniziale silenzio, poi qualcuno tenta delle ipotesi. È nota la Ricerca e Sviluppo, ma alcuni studenti ne estrapolano qualche funzione e la elevano ad area a sé stante; qualcun altro tenta con le vendite. Proprio questo, evidentemente, si aspettava il loro interlocutore che sorride. In un’azienda farmaceutica ci sono molte più sezioni e ruoli di quanti i ragazzi ne immaginino: “Tra le varie aree abbiamo, ad esempio, ricerca e sviluppo, una che lavora sulla produzione del farmaco, un’altra che ne cura la commercializzazione”. Prosegue: “Consideriamo la sola fase di ricerca di base e di studio clinico: dietro possono esserci anche centinaia di figure. Poi c’è bisogno dell’esperto che legge e analizza i dati e di quello che si relaziona con le Agenzie Regolatorie”. Accenna alla farmacovigilanza, che si attiva già prima della commercializzazione, e alle procedure relative al rimborso del farmaco che partono quando questo viene approvato e reso idoneo alla messa in commercio. In un’azienda farmaceutica si lavora quasi sempre a livello internazionale, precisa: “Gli studi clinici non si eseguono in una sola nazione, ma si cerca di estenderli a quante più aree geografiche e sistemi sanitari possibili che, naturalmente, danno risposte diverse”. Una panoramica, la sua, esaustiva e ben comprensiva delle molteplici possibilità, specialistiche e niente affatto interscambiabili, offerte dal farmaceutico. Si apre il dibattito. Gli studenti, per la maggior parte collegati dalle aule in cui stanno seguendo le lezioni, e circa un centinaio da casa, vogliono saperne di più. Chiedono di possibili sviluppi di carriera, di vantaggi e svantaggi di un lavoro all’estero e il dott. Sorrentino è ben lieto di stimolare le loro curiosità.
Le domande degli studenti
Un laureato può inserirsi in azienda subito dopo il conseguimento del titolo o deve continuare a studiare? “Dipende dalla posizione a cui aspira. Sicuramente un Master, una Specializzazione o un Dottorato possono aiutare. Il mio consiglio è di studiare quanto più possibile e magari di avvicinarsi ad un’azienda facendo un internship. Il networking poi è fondamentale”.
È vero che le aziende preferiscono assumere dipendenti che abbiano conseguito da poco il titolo, che sia di Laurea, Master o altro? “Anche in questo caso dipende dalle posizioni. Io stesso ho assunto molti giovani senza precedenti esperienze, ma per posizioni di base. Ciascuna azienda ha la sua cultura. E considerate che le soft skills sono importanti almeno quanto le conoscenze tecniche”.
C’è differenza tra le opportunità professionali all’estero e in Italia? “In Italia non ho lavorato, ma ho collaborato con diversi professionisti italiani e penso che siano tra i migliori. Nel nostro Paese si investe tanto in salute e c’è un certo dinamismo nelle aziende farmaceutiche che sono forti soprattutto per quel che riguarda commercializzazione e produzione. Penso che dobbiate cominciare a lanciarvi e a cogliere le prime opportunità che vi capitano. La mia prima posizione in azienda fu in sostituzione di una collega in maternità. Avrebbe dovuto essere temporanea, poi mi fu chiesto di rimanere”.
Un biotecnologo ha la possibilità di essere assunto in una posizione che gli permetta di mettere in mostra il suo lato creativo? “Intorno alle aziende farmaceutiche ruotano una gran quantità di agenzie che si occupano di altri aspetti come quello comunicativo. In genere sono anche abbastanza aperte a persone senza precedenti esperienze, ma che abbiano un’anima combattiva e creativa”.
Come si fa carriera in un’azienda farmaceutica? “Lavorando bene il che, chiaramente, non vale solo per il nostro settore. Ho sempre visto andare avanti chi sa fare il suo lavoro e ha quel quid in più. Bisogna essere competenti, ma anche saper sviluppare le relazioni interpersonali. Non dovreste mai preoccuparvi solo del vostro lavoro; guardate anche agli altri ingranaggi e chiedetevi se potete fare qualcosa affinché funzionino meglio. Questo aspetto è tenuto in grande considerazione”.
A parità di competenze tecniche, cosa fa la differenza ad un colloquio? “Ad un’intervista di lavoro paga, tra le varie cose, portare esempi pratici delle proprie competenze. Non basta dire di essere bravi o di saper lavorare in gruppo. Sono preferibili degli esempi in cui emergano effettivamente le qualità che si sta dicendo di possedere. Ma mi raccomando la sincerità”.
Come trova lavoro un biotecnologo? “In tutti i modi possibili. Non fossilizzatevi solo sulle grandi aziende, ma guardate anche a posizioni di tirocinio o a breve termine. E il networking, lo ripeto, è fondamentale”.
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