La maschera che libera: ridere per conoscersi, il teatro comico alla Federico II. Corso gratuito per studenti, docenti e personale TA

Iscrizioni gratuite aperte fino al 17 novembre

Ridere di sé per ritrovarsi, guardarsi allo specchio attraverso la maschera, scoprire che il comico è una forma di verità.
È questo lo spirito de “La Maschera che Libera”, il nuovo laboratorio teatrale promosso dall’Università degli Studi di Napoli Federico II in collaborazione con l’Associazione Commedia Futura, nell’ambito delle attività di F2Cultura.
A guidare il percorso due protagonisti della scena napoletana: Veronica Mazza, attrice di raffinata sensibilità e direttrice artistica del TEDER – Teatro del Rimedio, ed Eduardo Tartaglia, autore, regista, attore e fine conoscitore del teatro comico partenopeo. Insieme accompagneranno studenti, docenti e personale dell’Ateneo in un viaggio alla scoperta del potere liberatorio della risata.
Il comico come chiave per capire il mondo
Dietro il sorriso, spesso, si nasconde la verità più profonda. “La comicità è uno sguardo fuori di sé – racconta Veronica Mazza –. Ci permette di osservare le nostre fragilità con la giusta distanza critica, di trasformare l’autocommiserazione in autoironia costruttiva.”
L’idea del laboratorio nasce da un’urgenza sociale: dopo gli anni difficili della pandemia, molti giovani – e non solo – hanno sperimentato isolamento e dipendenza dalla tecnologia. Da qui il sostegno del Ministero dell’Università e della Ricerca, che ha invitato gli Atenei a promuovere laboratori dedicati al benessere psicologico e relazionale della comunità accademica.
Un teatro che cura
La Maschera che Libera non è un corso per aspiranti attori, ma uno spazio di gioco, scoperta e relazione. Si imparerà a usare la voce, a improvvisare, a costruire un personaggio, ma soprattutto a conoscersi meglio e a comunicare in modo autentico. “Il teatro – spiega Mazza – aiuta a lavorare in gruppo, a sviluppare empatia, a trovare soluzioni creative. Sono abilità fondamentali anche nel mondo del lavoro, ma prima di tutto nella vita.”
Il laboratorio diventa così un luogo di crescita personale, dove il teatro comico napoletano – patrimonio identitario della cultura mediterranea – si trasforma in strumento di introspezione e di rinascita.
Calendario e dettagli
Dopo alcuni incontri conoscitivi previsti per dicembre, il corso prenderà il via a gennaio 2026 e proseguirà fino a maggio, con un appuntamento settimanale: ogni lunedì dalle 15 alle 19. Le attività si svolgeranno nel cuore del centro storico di Napoli, in via Mezzocannone, negli spazi dell’Università Federico II.
Il percorso culminerà – per chi vorrà – in uno spettacolo finale, frutto del lavoro collettivo. Ma la vera rappresentazione, come sottolineano i docenti, sarà quella che ogni partecipante porterà dentro di sé.
Il teatro come atto di resistenza
“Il teatro è una forma di salvezza,” afferma Mazza con convinzione.
In un’epoca in cui la tecnologia promette connessioni ma genera solitudini, il teatro restituisce contatto umano, presenza, imperfezione. “Viviamo in una società che ci vuole soli, deboli e consumatori. Il palcoscenico, invece, ci riunisce. Ci insegna a sbagliare, a ridere dei nostri limiti, a sentirci vivi.”
Come partecipare
Il laboratorio è aperto a tutti – studenti, docenti, ricercatori e personale tecnico-amministrativo – e non richiede alcuna esperienza teatrale.
Basta curiosità, voglia di mettersi in gioco e di scoprire, attraverso la maschera, la parte più autentica di sé.
La partecipazione è gratuita e le iscrizioni sono aperte fino al 17 novembre.
Tutti i dettagli sono disponibili nel bando ufficiale pubblicato sul sito dell’Università Federico II: www.unina.it/documents/d/guest/bando-def-pdf

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