“Dove non arriviamo con il pubblico, c’è il privato”

“Le aree socioeconomico-giuridiche sono molto penalizzate dai finanziamenti pubblici. Nei PRIN (Progetti di Ricerca di Interesse Nazionale) la nostra area non riesce a ricevere fondi importanti e significativi. Questo trasforma l’attività dei Dipartimenti, che devono stare sul ‘mercato’ per incrementare i finanziamenti di base e pubblici”, dice il prof. Marco Esposito, Direttore del Dipartimento di Giurisprudenza. “I fondi pubblici per la Ricerca – continua – sono oggi disseminati fra vari sedi. Non c’è più solo il Ministero, ma anche la Regione partecipa attivamente. Purtroppo, quest’aumento di soggetti erogatori non corrisponde in modo proporzionato all’entità dei finanziamenti. Nel senso che ci sono più soggetti che partecipano per più aree di ricerca, e i soldi non bastano per tutti”. L’erogazione dei fondi, poi, segue regole ben precise: quelle di Ateneo “una distribuzione diffusa”. L’assegnazione “è legata ai risultati, la quota però non riesce mai a soddisfare le esigenze. Il Dipartimento di Giurisprudenza ha ottenuto 100mila euro investiti prevalentemente nella componente storica e socio-politologica che offre risultati di ricerca rilevanti, tanto da ottenere riconoscimenti di qualità importanti”. Si è comunque “cercato di spingere su più fronti per trovare investimenti, ulteriori linee di finanziamento, in ambito europeo (progetti finanziati dalla Commissione Europea). A fine luglio 2018, abbiamo ottenuto un finanziamento di mezzo milione di euro per un progetto sostenuto dal professore di Diritto Penale Alberto De Vita. Un piano di lavoro che concerne le ‘misure per consentire ai Paesi di più recente ingresso in Europa di avere una pubblica amministrazione formata’. Una P. A. uniformata agli standard europei per il suo assetto”. Inoltre, vi è anche “un PON (Programma Operativo Nazionale) ministeriale, i cui referenti sono il prof. Federico Alvino e il prof. Luigi Lepore, che riguarda il modo di semplificare le performance della Pubblica Amministrazione”. Ma c’è qualcosa che il Dipartimento vorrebbe portare avanti ma per mancanza di fondi non può? “Non ci piace chiudere i nostri obiettivi nel cassetto. Dove non arriviamo con il pubblico, c’è il privato. Ad esempio, abbiamo un progetto che riguarda la gestione delle risorse umane nella P. A. (referenti le professoresse Filomena Buonocore e Valentina Grassi) finanziato da un fondo terzo, un esterno”. Nell’ambito del Diritto del Lavoro: “Io e il prof. Edoardo Ales abbiamo costituito un network con varie università italiane ed europee e la fondazione Biagi, per presentare alla Commissione Europea un progetto di Ricerca in materia di mobilità dei lavoratori delle imprese. Posso dire con soddisfazione che tutte le ore che investiamo nel Dipartimento non solo hanno prodotto risultati, ma in cantiere ci sono altri lavori su cui abbiamo aspettative importanti”. Anche se: “in aree non tecniche come la nostra c’è una maggiore difficoltà nell’ottenere finanziamenti esterni. Consapevoli di questo, stiamo insistendo in modo mirato su quel versante”. E sulla diatriba che vuole le Università del nord ‘migliori’ per ricerca e formazione, il prof. Esposito dichiara: “Il divario c’è nella misura in cui al nord si hanno maggiori possibilità di ottenere finanziamenti. La qualità della ricerca del sud è ottima, è vero, però, che le Università del meridione, in ragione del divario economico, hanno più difficoltà a ricevere fondi dai privati”. Una minore ricchezza delle imprese del Sud: “crea un circolo non virtuoso, vi sono meno possibilità, e per questo si ha l’impatto che i risultati siano più esigui. Più risorse al Sud e la ricerca ne avrebbe di sicuro una ricaduta positiva”. 
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