Criticità relative alle strutture al Dipartimento di Studi Umanistici. È proprio una docente a segnalare nuovamente l’annoso problema aule: “abbiamo cambiato sede del corso di Filologia numerose volte, passando da Corso Umberto, a Via Marina, per poi arrivare a Mezzocannone 16. Il problema è la capienza: i corsisti registrati sono 155 per aule di 130 posti al massimo”, fa presente Oriana Scarpati, ricercatrice di Filologia Romanza.
Stessa difficoltà si rileva al terzo anno di Scienze e tecniche psicologiche: “questo semestre seguo solo laboratori e tirocini, non c’è tempo per i corsi. Come tirocinio, svolgiamo Analisi di comunità a Porta Capuana, per valutare la vivibilità nel quartiere. Lavoriamo in gruppi, perché nelle aule non c’è posto. La Piovani spesso non è disponibile, per cui ci spostiamo continuamente. Nel corso degli anni abbiamo seguito in via Marina, nell’Aula Invalidi di Piazza Matteotti e a Porta di Massa”, spiega la studentessa Giordana Festa. La disorganizzazione riguarda anche i laboratori: “talvolta ci avvisano dell’inizio solo due giorni prima, quando puoi fare al massimo un’assenza. Per ciò che riguarda i corsi, consiglierei di seguirne due: Psicoanalisi e Psicometria”, continua. Giulia Cocca svela il lato positivo del Corso di Studi: “ci piace ciò che studiamo e i docenti sono preparati. Preferirei però che ci fosse più pratica, non solo su temi come l’analisi di comunità, ampiamente trattata”.
La pratica a vari livelli è un tema molto discusso anche al terzo anno di Lingue, Culture e Letterature moderne europee: “credo che l’Erasmus per noi debba essere obbligatorio, quasi un tirocinio retribuito, perché l’unico modo per imparare una lingua è parlarla sul posto. Io, ad esempio, faccio volantinaggio per Capri Watch al Porto, e mi trovo a dover praticare lingue straniere. Iniziative del genere dovrebbe offrirle l’Università, piuttosto che costringerci a cercarle nel privato”, afferma Giuseppe. “Ho seguito inglese con il lettore madrelingua questo semestre, solo il martedì per due ore, così di sicuro non lo impari. Riesco a comprendere i parlanti, ma non ho fluidità nel discorso”, prosegue. Per ciò che pertiene gli esami: “preferirei che quelli di lingua spagnola non iniziassero alle 15.00, quando l’attenzione e gli zuccheri calano”. Anche Dora vorrebbe un approccio pratico, in particolar modo per l’inglese: “chi vuole diventare assistente di volo, dovrebbe conoscere una terminologia specifica, far fronte a determinate richieste, acquisire un vocabolario che comprende termini quali: cinture di sicurezza e maschere per l’ossigeno. Perché devo pagare un corso post-lauream per apprenderli?”, sottolinea.
Al secondo anno di Filosofia non si ricerca la pratica, ma una maggiore maturità nell’affrontare il percorso universitario: “ci sono solo esami a scelta questo semestre, come Storia della filosofia contemporanea e Filosofie europee, mentre al primo anno gli esami sono tutti obbligatori. È una buona impostazione, così ti fai un’idea delle materie da studiare, per poi scegliere il percorso Magistrale con più consapevolezza. Didatticamente non c’è stata nessuna aspettativa disattesa, i docenti sono bravi e organizzano corsi seminariali con proiezione di film, come ‘La grande abbuffata’ con il professore di Estetica, ma per quel che riguarda i colleghi sì”, lamenta Giovanni Maria Piccinella. “Ti aspetti meno competitività da un Corso di Laurea come il nostro, e magari pensi che il posto a sedere non sia assegnato; invece ci sono persone che a vent’anni ti fanno notare che ti sei seduto sulla loro sedia o postano su facebook stati sulla ‘fenomenologia dello spirito’, quindi pensi di essere tornato al liceo”, aggiunge Alessio Grisard. Proviene da Lingue, mentre Giovanni da Lettere Moderne, entrambi condizionati al primo anno dai commenti di parenti e amici, che hanno contribuito ad una scelta sbagliata. “Quando dici di volerti iscrivere a Filosofia, ti guardano tutti come se avessi una strana malattia e ti chiedono ‘ne sei proprio sicuro?’, quindi è facile rinunciare, se non hai le idee ben chiare. L’importante è che poi riesci ad imboccare la strada giusta”, evidenzia il ragazzo.
Impartiscono lezioni private con il sogno di diventare insegnanti e sono felici del percorso di studi intrapreso per ciò che riguarda docenti e strutture. Visione totalmente positiva, dunque, per le studentesse del primo anno di Magistrale in Filologia Classica: “questo semestre abbiamo seguito i corsi di Latino, Greco, Filologia e Storia greca”, racconta Debora Conforti. “Non facciamo pratica, ma per ciò che studiamo non serve”, sostiene Lucia Massaro. “Io seguo un seminario pomeridiano di Storia greca, dove c’è interazione tra docenti e studenti. Per me iniziative del genere sono utili”, interviene Adele Di Bernardo. “Dopo la laurea non sarebbe male anche un impiego nel campo dell’editoria, ferma restando la passione per l’insegnamento”, conclude Antonella.
Allegra Taglialatela
Stessa difficoltà si rileva al terzo anno di Scienze e tecniche psicologiche: “questo semestre seguo solo laboratori e tirocini, non c’è tempo per i corsi. Come tirocinio, svolgiamo Analisi di comunità a Porta Capuana, per valutare la vivibilità nel quartiere. Lavoriamo in gruppi, perché nelle aule non c’è posto. La Piovani spesso non è disponibile, per cui ci spostiamo continuamente. Nel corso degli anni abbiamo seguito in via Marina, nell’Aula Invalidi di Piazza Matteotti e a Porta di Massa”, spiega la studentessa Giordana Festa. La disorganizzazione riguarda anche i laboratori: “talvolta ci avvisano dell’inizio solo due giorni prima, quando puoi fare al massimo un’assenza. Per ciò che riguarda i corsi, consiglierei di seguirne due: Psicoanalisi e Psicometria”, continua. Giulia Cocca svela il lato positivo del Corso di Studi: “ci piace ciò che studiamo e i docenti sono preparati. Preferirei però che ci fosse più pratica, non solo su temi come l’analisi di comunità, ampiamente trattata”.
La pratica a vari livelli è un tema molto discusso anche al terzo anno di Lingue, Culture e Letterature moderne europee: “credo che l’Erasmus per noi debba essere obbligatorio, quasi un tirocinio retribuito, perché l’unico modo per imparare una lingua è parlarla sul posto. Io, ad esempio, faccio volantinaggio per Capri Watch al Porto, e mi trovo a dover praticare lingue straniere. Iniziative del genere dovrebbe offrirle l’Università, piuttosto che costringerci a cercarle nel privato”, afferma Giuseppe. “Ho seguito inglese con il lettore madrelingua questo semestre, solo il martedì per due ore, così di sicuro non lo impari. Riesco a comprendere i parlanti, ma non ho fluidità nel discorso”, prosegue. Per ciò che pertiene gli esami: “preferirei che quelli di lingua spagnola non iniziassero alle 15.00, quando l’attenzione e gli zuccheri calano”. Anche Dora vorrebbe un approccio pratico, in particolar modo per l’inglese: “chi vuole diventare assistente di volo, dovrebbe conoscere una terminologia specifica, far fronte a determinate richieste, acquisire un vocabolario che comprende termini quali: cinture di sicurezza e maschere per l’ossigeno. Perché devo pagare un corso post-lauream per apprenderli?”, sottolinea.
Al secondo anno di Filosofia non si ricerca la pratica, ma una maggiore maturità nell’affrontare il percorso universitario: “ci sono solo esami a scelta questo semestre, come Storia della filosofia contemporanea e Filosofie europee, mentre al primo anno gli esami sono tutti obbligatori. È una buona impostazione, così ti fai un’idea delle materie da studiare, per poi scegliere il percorso Magistrale con più consapevolezza. Didatticamente non c’è stata nessuna aspettativa disattesa, i docenti sono bravi e organizzano corsi seminariali con proiezione di film, come ‘La grande abbuffata’ con il professore di Estetica, ma per quel che riguarda i colleghi sì”, lamenta Giovanni Maria Piccinella. “Ti aspetti meno competitività da un Corso di Laurea come il nostro, e magari pensi che il posto a sedere non sia assegnato; invece ci sono persone che a vent’anni ti fanno notare che ti sei seduto sulla loro sedia o postano su facebook stati sulla ‘fenomenologia dello spirito’, quindi pensi di essere tornato al liceo”, aggiunge Alessio Grisard. Proviene da Lingue, mentre Giovanni da Lettere Moderne, entrambi condizionati al primo anno dai commenti di parenti e amici, che hanno contribuito ad una scelta sbagliata. “Quando dici di volerti iscrivere a Filosofia, ti guardano tutti come se avessi una strana malattia e ti chiedono ‘ne sei proprio sicuro?’, quindi è facile rinunciare, se non hai le idee ben chiare. L’importante è che poi riesci ad imboccare la strada giusta”, evidenzia il ragazzo.
Impartiscono lezioni private con il sogno di diventare insegnanti e sono felici del percorso di studi intrapreso per ciò che riguarda docenti e strutture. Visione totalmente positiva, dunque, per le studentesse del primo anno di Magistrale in Filologia Classica: “questo semestre abbiamo seguito i corsi di Latino, Greco, Filologia e Storia greca”, racconta Debora Conforti. “Non facciamo pratica, ma per ciò che studiamo non serve”, sostiene Lucia Massaro. “Io seguo un seminario pomeridiano di Storia greca, dove c’è interazione tra docenti e studenti. Per me iniziative del genere sono utili”, interviene Adele Di Bernardo. “Dopo la laurea non sarebbe male anche un impiego nel campo dell’editoria, ferma restando la passione per l’insegnamento”, conclude Antonella.
Allegra Taglialatela







