Dall’Australia al Sud America: geologi di successo all’estero con in tasca una laurea partenopea

Geologi con la valigia. Non pochi tra i laureati vecchi e nuovi della Federico II intraprendono la strada dell’emigrazione. Con successo, perché trovano all’estero opportunità che l’Italia, nonostante sia un paese ad elevatissimo rischio idrogeologico ed abbia bisogno di risorse ed interventi per la manutenzione del territorio, la prevenzione e la mitigazione dei rischi, non offre loro. Cervelli in uscita, li si potrebbe definire. Giovani e meno giovani i quali, non di rado, hanno trovato lavoro semplicemente inviando un curriculum ed iniziano la propria attività con stipendi tutt’altro che inadeguati, anche 60 mila euro l’anno. Alcuni di essi hanno raccontato la propria esperienza durante un incontro con gli studenti organizzato qualche tempo fa dal professore Mariano Parente, coordinatore della Commissione didattica a Geologia e responsabile dell’orientamento in uscita. “Da tutti gli interventi – riferisce quest’ultimo – è emerso un filo conduttore. Il segreto per lavorare all’estero con soddisfazione è la disponibilità a cambiare. I giovani laureati, invece, sono convinti di poter fare solo quello che hanno già imparato durante l’università. Invece, lo dico spesso, ci si può abituare anche a svolgere attività diverse, purché si abbia una buona formazione di base e capacità di imparare”. Ecco le storie. 
FERDINANDO PERNA. “Ho 37 anni, mi sono laureato nel 2003 con una tesi sperimentale in Geochimica e giacimenti minerari. Dal 2010 vivo ad Aberdeen e lavoro come geologo per la Schlumberger, un’impresa che offre servizi di acquisizione ed elaborazione di dati geologici finalizzata alla ricerca di idrocarburi. Essenzialmente la mia attività consiste nel ricostruire le strutture geologiche profonde che possano contenere idrocarburi in quantità economicamente conveniente”. Prima della Scozia, tra il 2006 ed il 2010, ha lavorato presso installazioni offshore o su terraferma, in Africa Occidentale ed Europa. Due i fattori determinanti per l’assunzione: “La conoscenza della geologia acquisita durante i miei anni alla Federico II e la conoscenza degli strumenti LWD (logging-while-drilling) usati per l’acquisizione in tempo reale di dati geologici finalizzata alla ricerca di idrocarburi”. Subito dopo la laurea, prosegue, e per circa sei mesi, “ho vissuto in Svezia lavorando come cuoco in alcuni ristoranti italiani. La flessibilità si è dimostrata una qualità utile, mentre cercavo di farmi notare da aziende presso le quali avrei potuto far uso delle mie conoscenze di geologia”. Ecco quali sono le qualità che non possono mancare oggi ad un laureato in Geologia, secondo Perna: “Innanzitutto la conoscenza di una lingua straniera, non necessariamente limitata all’inglese. Solo una piccola parte delle pubblicazioni esistenti in qualsiasi campo della ricerca e del progresso scientifico sono in lingua italiana. Esistono realtà economiche in forte sviluppo in aree quali il Sud America ed il Medio Oriente e sono pronte a recepire laureati in Geologia ed Ingegneria provenienti da diverse aree culturali. La disposizione al cambiamento e una generale flessibilità sono caratteristiche assolutamente necessarie quando ci si confronta con culture diverse. Non meno importante credo sia la pratica nell’uso dei computer e di software di uso professionale”. A chi oggi frequenta Geologia suggerisce: “Perseverare, perseverare e ancora perseverare. Essere flessibili e disposti al cambiamento. Cercare di non perdere la passione per la propria materia di studio. Mantenere questa passione viva nel post-lauream, nonostante gli alti e i bassi propri della ricerca di un lavoro, è cosa difficile, ma può determinare la differenza”.
DAVIDE DE LERMA. “Ho compiuto 29 anni ad aprile. Ho conseguito la Laurea Specialistica in Geofisica e Geofisica applicata nel dicembre 2009, subito dopo ho cominciato il dottorato in Analisi dei Sistemi Ambientali. Attualmente lavoro nel gruppo di ricerca e sviluppo di una società di consulenza nel settore energetico con base a Leeds, in Gran Bretagna, che si chiama GETECH PLC. In particolare mi occupo dello sviluppo dei prodotti che verranno utilizzati o commercializzati dalla società nei prossimi anni. Fortunatamente il gruppo di ricerca di cui facevo parte, guidato dal prof. Maurizio Fedi, è un gruppo riconosciuto a livello internazionale, quindi non è stato difficile per me, dopo quest’esperienza, essere assunto in una compagnia del settore”. Le qualità che non possono mancare ad uno studente oggi: “sono l’intraprendenza, la voglia di scoprire nuove culture e nuovi posti, la competitività e soprattutto la voglia di imparare”. Il consiglio: “impegnarsi sempre in quello che si fa, essere motivati e soprattutto non tirarsi mai indietro, anche di fronte a cose che vanno al di là delle proprie competenze. La nostra università è in grado di fornirci una preparazione di base che ci consente di occuparci di diversi aspetti e di saltare da un ambito all’altro con un minimo sforzo”.
ANGELA PASCARELLA. “Ho 35 anni. Mi sono laureata nel dicembre 2002 ed ho completato il mio dottorato di ricerca nel 2007”. Prosegue: “Attualmente sono in Schlumberger, la più grande compagnia al mondo di servizi alle società petrolifere, leader nella fornitura di servizi tecnologici e soluzioni all’industria petrolifera mondiale. Ho lavorato in Qatar, Malaysia, Siria e Brunei, principalmente in impianti off shore”. Racconta: “Ho ottenuto questo lavoro nella maniera più semplice possibile: ho presentato la domanda on-line e sono stata convocata per un colloquio”. Con Schlumberger è arrivata la svolta, dopo un post dottorato caratterizzato da varie esperienze: “Ho collaborato saltuariamente con l’università ed ho svolto un tirocinio presso l’autorità di bacino del fiume Sarno (dove ho familiarizzato con il software GIS)”. Flessibilità, perseveranza e disponibilità ad iniziare con un lavoro di cantiere, dice Pascarella, sono le caratteristiche indispensabili per un laureato in Geologia. Agli studenti, conclude, “suggerisco di guardare in prospettiva e considerare che anche compiti che non corrispondono pienamente alle proprie ambizioni – posizioni d’ingresso – sono un punto di partenza che apre le porte ad innumerevoli possibilità”.
AZZURRA D’ATRI. “Ho 30 anni. Ho conseguito la Laurea Magistrale nel 2006, con una sessione anticipata rispetto ai tempi normali. Subito dopo la laurea ho partecipato, vincendo con borsa, al dottorato di ricerca. Io l’ho svolto all’Università di Bologna, con un progetto di ricerca sulla petrografia. Durante quel triennio ho acquisito ottime competenze specialistiche. Nel frattempo avevo già avuto colloqui con l’Eni. Grazie alle relazioni universitarie instaurate, avevo saputo che stavano ricercando una figura professionale specialistica come petrografa del silicoclastico e mi ero candidata. Sono trascorsi due anni dal primo colloquio in Eni fino all’assunzione (per problemi di numeri di assunzione dell’azienda). In quel periodo ho continuato sulla scia del progetto di ricerca del dottorato, con un paio di pubblicazioni, ed ho insegnato alle scuole medie e superiori per circa un anno e mezzo. Poi, finalmente, l’assunzione in Eni. Per quest’azienda ora lavoro come petrografa. Faccio parte degli studi specialistici per l’esplorazione da circa 2 anni e mezzo”. Raccomanda ai futuri geologi: “Un’ottima conoscenza e padronanza della geologia di base è fondamentale per qualunque specializzazione: nell’ambito petrolifero, di consulenza o di libera professione. Non devono mancare la conoscenza della lingua inglese e la disponibilità ad andare all’estero”. Sottolinea: “Fondamentale è inoltre la capacità di non demoralizzarsi al cospetto della prima porta chiusa in faccia, di valutare tutte le proposte, anche quelle che all’inizio sembrano non corrispondere al proprio profilo professionale. La geologia è molto vasta e può offrire diversi sbocchi lavorativi, anche diversi tra di loro”.
ANGELO NOVIELLO. “Ho 29 anni. Dopo la laurea, ho conseguito il Master in Georisorse nel giugno del 2011 con una tesi sullo studio della tessitura micro-strutturale dei marmi a ‘letto’ delle Peridotiti di Ronda”. Una tesi internazionale perché, racconta Noviello, “la raccolta dei campioni avvenne in Spagna e le analisi furono svolte nei laboratori della Curtin University di Perth, in Australia”. Un legame, quello con la terra dei canguri, che non si è mai più interrotto. “Al momento – dice – sono Mine Geologist presso la Sherwin Iron pty, società pubblica che estrae ferro nei Northern Territory (Australia). Le mie mansioni sono: supervisione delle operazioni di perforazione (che servono per valutare le proprietà fisico/chimiche del corpo minerario d’interesse); analisi dei dati di perforazione; modellizzazione bi e tridimensionale; supervisione delle attività di estrazione”. Il dopo laurea non è stato facile, sottolinea. “Ho provato a cercare lavoro in Italia come geologo, ma purtroppo senza successo. In circa un anno di ricerca intensa non sono riuscito a trovare neanche l’ombra di un’occupazione. Passavano i giorni e le mie speranze cedevano sotto i colpi di una frustrazione sempre più forte. Fu questa frustrazione che mi spinse a partire. Mi sono quindi imbarcato sul primo volo per Perth”. Commenta: “Non è stato facile ‘abbandonare’ tutti i miei affetti, la mia città, le mie abitudini, ma ho lottato tanto per questo traguardo e non ho mollato. Oggi posso dire che ne è valsa la pena. Giunto in Australia, ho cominciato ad inviare curricula a raffica. In tre settimane, tre offerte di lavoro”. Scelse Sherwin: “Ho cominciato come geologo di esplorazione”. Sottolinea Noviello: “Quello che impari dai libri è importante ma sicuramente lo è molto di più l’esperienza sul campo (escursioni universitarie ad esempio). La geologia è una disciplina estremamente pragmatica. Devi sentirla, viverla sul campo. Se ti limiti alla lettura rischi che più della metà dei concetti restino parole. Come in ogni scienza ci vuole l’applicazione per comprendere un processo o un concetto nella sua totalità. Inoltre, lo spirito di adattamento è sicuramente una delle qualità più importanti. Il geologo è costretto a spostarsi spesso, incontrando così le situazioni più disparate! In sostanza, se sogni una vita regolare con una routine quotidiana ben definita, beh hai scelto la Facoltà sbagliata. Infine, la capacità di collegamento tra le discipline. La geologia è una disciplina dinamica che abbraccia molti campi scientifici”. Tre consigli agli studenti. Primo: “Non mollare mai. La determinazione e la perseveranza sono gli ingredienti del successo”. Secondo: “Imparare bene l’inglese, che è fondamentale per aprire le porte del mercato internazionale”. Terzo: “Avere le idee ben chiare. Cercare di capire davvero quanto la geologia significhi per voi. Il geologo viaggia molto e vive una vita che definire movimentata è poco. Questo lavoro può rendere un ricordo lontano il vostro concetto di routine giornaliera. In compenso, vi porterà a vivere esperienze incredibili e uniche nel proprio genere”.
ANDREA RUSSO. “Ho 49 anni, mi sono laureato a giugno del 1990. Già a novembre seppi di avere vinto una borsa di studio della Comunità Europea per un dottorato in Germania, presso l’università di Heidelberg. Iniziai, peraltro, solo al principio del 1992, perché che nel frattempo era scoppiata la guerra del Golfo e tutti i fondi europei erano stati congelati. Svolsi una tesi di dottorato in Sedimentologia, nel nord della Spagna. Quando terminai il mio dottorato nel 1997, seppi che in Sud America c’era molta richiesta di geologi e la professoressa Maria Boni, la mia relatrice, mi aiutò a conseguire indirizzi di compagnie minerarie, molte in Perù ed alcune in Cile, così inviai il mio curriculum a tutti gli indirizzi che avevo chiedendo un colloquio di lavoro e assicurando che avrei viaggiato per conto mio. Mi risposero due aziende in Perù e due in Cile. Partii prima per il Cile, dove appena arrivato sostenni un colloquio di lavoro presso la miniera El Teniente di Codelco, una miniera di rame sotterranea. Fui assunto e rimasi a lavorare lì otto anni. Poiché desideravo nuove esperienze, mi spostati a Chuquicamata, un’altra miniera di Codelco. Rimasi lì due anni. Durante questo periodo conobbi vari consulenti internazionali tra cui Jarek Jakubec, un consulente di SRK Consulting Canada, il quale mi offrì lavoro. Accettai e per due anni fui consulente geotecnico senior presso SRK Consulting Canada, dove ebbi la possibilità di lavorare per diversi progetti sia di miniere sotterranee che a cielo aperto, in Cile, Brasile, Canada, Senegal e Sud Africa”. Il ritorno in Cile fu dettato da convenienza economica, perché “il costo della vita in Canada era molto alto. Mi offrirono lavoro nella vicepresidenza di Progetti di Codelco per lavorare nell’area geomeccanica per realizzare la ingegneria basica del progetto Chuquicamata. Dopo un anno di permanenza nel progetto, mi diedero l’incarico di responsabile dell’area geomeccanica. Sono rimasto in questo incarico fino al 31 marzo di quest’anno, e a partire dal 1° aprile sono ritornato a SRK Consulting, ma nell’ufficio di Santiago”. L’esperienza sul campo, oggi come 20 anni fa, è fondamentale per formare un buon geologo, secondo Russo. “È un lavoro che si svolge sul terreno, quindi è molto importante che uno studente, già durante il Corso di Laurea, abbia la maggiore esperienza possibile in campagna, che sappia rilevare, riconoscere e interpretare situazioni geologiche”. Prosegue: “Un altro fattore importante è che abbia conoscenze di software specializzati”. Conclude: “Un altro consiglio che voglio dare ai ragazzi è che imparino al meglio l’inglese e lo spagnolo e che siano aperti alla possibilità di trasferirsi all’estero. Oltre i confini italiani ho avuto l’opportunità di cambiare diverse volte lavoro. Nel nostro Paese credo sia impossibile. Quindi, ragazzi, siate pronti a trasferirvi all’estero. Vi assicuro che fuori dall’Italia esiste un mondo molto migliore”.
Fabrizio Geremicca
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