Anatomia tra pianti e sorrisi

Pianti, sorrisi, esultanze frenetiche, rabbia da brutte sorprese. Che sia Umana al secondo anno o Patologica al quarto, lo scenario non cambia. Sono simili le sensazioni degli studenti che, il 12 febbraio, sono usciti dalle aule dell’edificio 20 che hanno ospitato le prove di Anatomia. Lacrime e rammarico per un 19 allo scritto non sfruttato al meglio per uno studente del secondo anno che all’esame di Anatomia umana II (coordinato dalla professoressa Stefania Montagnani) si è arreso “al mediastino. Non l’ho studiato bene ed è bastato per farmi bocciare. Peccato perché avevo superato lo scritto”. Umore completamente diverso per un collega che esce dall’aula esercitazioni ed esulta come Marco Tardelli ai Mondiali dell’82. Sarà pure una reazione eccessiva, ma quel 20 sa di vittoria di una finale. Perde un 22 conquistato allo scritto, invece, un altro ragazzo: “è andata malissimo. La docente è stata molto dettagliata nelle domande. Sono caduto su un argomento di Anatomia I. Non è un esame, ma una selezione naturale. Esco sconfitto e col rammarico di aver perso uno scritto superato discretamente”. Tre le prove da affrontare all’orale: microscopia, splancnologia e neuroanatomia. Una studentessa: “le prime due sono andate abbastanza bene. L’ansia ci ha messo del suo. È un esame bello quanto difficile. Sto studiando da ottobre e ho superato lo scritto con 22, un voto non altissimo, ma va bene così”. Ha confermato il 24 ottenuto allo scritto, invece, Francesca: “ho studiato fin dall’inizio del corso. La principale difficoltà è psicologica. L’orale è lungo e si divide in tre prove, con attese tra l’una e l’altra”. Altro problema: “l’approccio alla materia dei vari professori. Non è lo stesso, quindi prepararsi è complicato”. Partiva da 24 e ha aumentato di un voto il risultato finale Chiara: “il carico di studio è notevole e la prova orale è stressante per l’attesa. Ho superato uno scoglio, consapevole che davanti ce ne saranno ancora tanti altri”. Chi ha perso qualcosa lungo il cammino è Claudio che, tuttavia, non ha di che lamentarsi. Per lui il 28 dello scritto è diventato 26: “all’ultimo orale mi sono fatto prendere dal panico. La successione di tre prove è ardua, alla fine si crolla”. Motiva il calo di rendimento: “mi sono preparato molto per lo scritto, all’orale ho avuto difficoltà perché non ho curato la parte discorsiva”. Ha iniziato a studiare da settembre: “inizialmente non credevo di poter raggiungere questo risultato visto che non ho neanche superato le prove intercorso. Forse proprio lì è scattata la molla. Ho iniziato a studiare con maggiore concentrazione. Sono felicissimo. Adesso mi godo una pausa prima di rimettermi a studiare per Biochimica”. Nel frattempo, in qualche aula più avanti, a confrontarsi tra loro sono gli studenti del quarto anno, appena usciti dalla prova scritta di Anatomia ed Istologia Patologica I con la professoressa Stefania Staibano. A spiegare le difficoltà principali è Giuseppe: “la tipologia di scritto era complessa. Ci sono state proposte più immagini di quante ci aspettassimo. I vetrini visti durante il corso non sono stati d’aiuto”. Per le domande senza immagini, invece, “sono stati toccati argomenti che credo non ci fossero nemmeno sulla Guida dello studente. Erano molto difficili. Su trenta domande a risposta multipla credo di averne azzeccate una ventina. Ho seguito e partecipato a tutte le esercitazioni, ma non è servito a nulla. Pensavo che il compito fosse molto più facile”. Francesco: “c’erano un sacco di immagini. Di solito non è così. Chi stava davanti vedeva maluccio, chi stava dietro non vedeva nulla. Un disastro”. Un suo collega: “ho risposto a tutti i quesiti, ma mi ha sorpreso l’eccessivo numero di immagini-domande. Andrebbe dato molto più spazio alle metodiche e alle tecniche”. Alla preparazione ha dedicato “un mese. Per un orale sarei stato pronto, per uno scritto del genere, invece, ho avuto difficoltà”. Un altro studente ribadisce il concetto: “c’erano domande su argomenti non focalizzati benissimo a lezione e poi non ci aspettavamo il tipo di compito con diciannove immagini. A gennaio erano solo quattro”. Una ragazza: “ho cercato di mettere insieme i pezzi e, con un po’ di logica, ho provato a rispondere a tutto, ma non so con quale risultato. Forse al corso avrebbero dovuto concentrarsi di più sugli argomenti proposti in sede di prova, magari rinunciando a qualcuna delle lezioni iniziali dedicate alla storia dell’Anatomia patologica sulle quali non ci è stato chiesto nulla”. Non ha giovato l’effetto sorpresa, insomma, sebbene non manchi un mea culpa: “nei compiti scorsi c’erano pochissime immagini. Sono difficili. Non siamo giustificati, dovremmo saper rispondere, ma forse le domande di quel tipo erano troppe rispetto a quanto spiegato in aula”.
Ciro Baldini
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