Anche poche noci nel sacco possono far rumore

1 aprile 1987. A due anni dalla nascita di Ateneapoli, in prima pagina, Il Mattino titola “Ateneapoli, per dar voce all’Università”. Giovani menti brillanti danno vita a un esperimento sociologico e giornalistico scovando in un panorama editoriale già allora vastissimo una lacuna di informazione: mancava un racconto dell’Università, soprattutto di quella vissuta dagli studenti. In Italia, più o meno nello stesso periodo, nacquero altre realtà simili. A distanza di oltre trent’anni, solo una di quelle realtà mette ancora nero su bianco cercando sempre di farlo al meglio, raccogliendo consensi e, a volte dissensi. Per fortuna. Perché dissentire, in una società democratica, è un obbligo oltre che un diritto riconosciuto a tutti. Per fortuna, perché per una redazione aperta all’ascolto, il dissenso altrui costituisce uno stimolo a interrogarsi sul proprio lavoro, su cosa è andato bene finora e dove si può crescere. Per questa ragione siamo grati ai consiglieri del Dipartimento di Farmacia, raccolti sotto la sigla AISF, per l’attenzione destinata a un articolo pubblicato sul numero in edicola lo scorso 3 maggio. Convinti che dal confronto possa esserci crescita reciproca, riteniamo fruttuoso riflettere su alcuni punti della lettera di contestazione firmata AISF e pubblicata sulla propria pagina Facebook. Ci perdoneranno i consiglieri se rispondiamo attraverso le pagine del nostro giornale e non al loro post, ma riteniamo che ‘i ruggiti da tastiera’ altrui possano distrarre dall’intento dello scambio di idee, che siamo certi voglia essere costruttivo, e possa negativamente interferire su un confronto che in questi anni è sempre stato schietto e pulito. 
Veniamo al nocciolo della questione. Per i tanti che non lo avessero letto, l’articolo, intitolato “Farmacia, il 5 anno è una corsa contro il tempo”, raccoglie interviste a studenti dell’ultimo anno che, alle prese con tanti impegni (tra i quali tirocini e tesi), si chiedono perché un solo corso sia stato fissato per tre giorni a settimana, sempre dalle 15 alle 17. Un virgolettato di una studentessa può essere utile a capire: “così si spezza la giornata e in questo momento ogni minuto è fondamentale”. Perché parlarne? Perché rifletterci è stato ritenuto un modo per capire se quella condizione è necessaria e incontrovertibile o se, al contrario, possa offrire uno spunto in futuro per la programmazione didattica. Anticipiamo a potenziali lettori curiosi che non serve una lettura troppo attenta per capire che il contenuto non è un j’accuse al corso di Tecnologia e legislazione farmaceutiche (corso previsto al secondo semestre del quinto anno) né tantomeno al prof. Francesco Barbato che siamo convinti svolga egregiamente il proprio lavoro e che si sia guadagnato dalla cattedra l’appellativo, scritto da AISF tutto in maiuscolo, di “Caro Professore”. Non importa che dalla capitalizzazione generosa AISF passi al suffisso alterativo -ino quando si parla del nostro giornale. Insomma, non ci offenderemo per la definizione di “giornalino universitario” e non saremo meno orgogliosi del nostro impegno quotidiano. Preferiamo restare concentrati su un punto che recita così: “la piccola fetta di 4 persone sottoposta all’intervista, rispetto a un corso che conta almeno 140 iscritti, non rappresenta propriamente l’interezza di pensiero”. Dal commento di AISF, dovremmo dedurre che al Dipartimento di Farmacia la realtà sia da intendere esclusivamente come costruzione della maggioranza, con buona pace delle minoranze? Dovremmo credere che l’orecchio della rappresentanza studentesca si apra solo di fronte ai grandi numeri di cui si nutre la politica? Ovviamente la redazione non crede a un’ipotesi del genere. Non lo crede perché conosce e apprezza la qualità umana e professionale di docenti, personale non docente, studenti e rappresentanti con i quali si pregia di avere sempre avuto un rapporto di rispetto reciproco e di fruttuosa collaborazione. Non credendo a questa ipotesi, quindi, Ateneapoli continuerà a scegliere in libertà e autonomia le persone alle quali parlare, per essere sacco nel quale anche poche noci possono far rumore. Siamo convinti che al Dipartimento questo non dispiacerà, perché è sentendo anche i pochi che Ateneapoli ha raccontato ai suoi lettori le storie di studenti che, forti di una preparazione di altissima qualità, si sono affermati nel mondo del lavoro. Sentendo anche i pochi, ha raccontato le esperienze all’estero e l’impegno di brillanti laureati per conseguire il Double degree. Sentendo anche i pochi, ha raccontato i traguardi di un Dipartimento di Eccellenza. A proposito, proprio nell’ultimo numero, in un’intervista al Direttore Angela Zampella, si sottolineano i progressi strutturali raggiunti a via Montesano. Abbiamo intervistato solo lei, sperando questo non dispiaccia. Ateneapoli continuerà a raccontare le tante iniziative dei docenti che mettono al centro gli interessi degli studenti, anche attraverso l’obbligo di frequenza, non messo in discussione nell’articolo, nonostante il promemoria scritto nella lettera AISF (vogliamo ricordare che il Piano di Studi […] prevede frequenza obbligatoria). Evidentemente quella specifica non ha tenuto conto del rigo dell’articolo che recita “l’importanza di seguire non è in discussione”. 
Ateneapoli continuerà a parlare di eventi memorabili e di aspetti migliorabili, ascoltando i tanti, ascoltando i pochi. Lo farà senza polemica, ma con l’intento di offrire spunti di riflessione utili, come ha sempre fatto, fin dal 1985, da quindicinale di informazione universitaria che passa sopra i suffissi, ma non rinuncia alla propria autonomia. 
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