Libertà di sostenere esami ogni mese. È il sogno di ogni studente: il Collegio di Ingegneria ha cercato di esaudirlo, nei limiti del possibile, introducendo delle sessioni straordinarie che coprono quasi l’intero anno accademico, per gli iscritti dell’ultimo anno della Laurea Triennale e per i fuori corso. Un bene? Un male? Che tipo di vantaggio trovano gli studenti e come si gestiscono? Dalle interviste emerge che questo bonus rappresenta un grande sostegno, ma
non elimina la fatica e l’impegno, e, sebbene acceleri notevolmente il cammino, non taglia drasticamente il tempo in più accumulato perché, come afferma più di un intervistato, “gli argomenti sono difficili, non si può dare più di un esame al mese”. Le discipline arretrate non si limitano esclusivamente all’ultimo anno e tanti altri fattori organizzativi gravano sulla vita studentesca. In breve, siamo partiti chiedendo informazioni sulle prove di maggio e siamo stati
dirottati sulla disamina del percorso di studi da ragazzi iscritti alla Laurea Triennale in media da sei anni. “Più appelli ci sono, meglio è. Anzi una finestra maggio-luglio sarebbe l’ideale anche per chi è ancora in regola”, dice Raffaele Crispino, terzo anno di Ingegneria Biomedica. “Il terzo anno per molti Corsi di Laurea è anche quello in cui sono previsti tanti corsi a scelta, che talvolta si sovrappongono. Avere il tempo di recuperare è importante”. Storicamente, le opinioni sulla frequenza delle verifiche sono contrapposte; anche fra i docenti c’è chi sostiene la richiesta dei ragazzi di aumentare le finestre e chi, al contrario, teme questa opportunità, preoccupato dalla tendenza diffusa ad abbandonare le lezioni in vista di una prova. “Per evitare questo inconveniente, alcuni professori hanno cominciato a registrare le presenze, mentre altri hanno iniziato a promuovere delle prove intermedie, una cosa, secondo me,
positiva”, afferma Fabio Amitrano, iscritto fuori corso ad Ingegneria Informatica. “Le sessioni aperte consentono di ottimizzare il lavoro. Se volevano mantenere delle chiusure, facevano meglio a non introdurre il 3+2 e lasciare la vecchia laurea quinquennale”, commenta senza mezzi termini Lorenzo Mazzei, secondo anno fuori corso a Ingegneria Civile. Poi discute a lungo e in maniera articolata di questioni didattiche: “Sono contento, la nostra formazione è una delle migliori d’Italia, ma facciamo molta teoria e poca pratica. Non capisco le ragioni di questo carico quando si è deciso di dividere il percorso in due cicli durante i quali, in termini metodologici e di tipologia di argomenti, si affrontano le stesse cose. Il numero degli esami non è
proporzionale agli anni previsti. Serve più tempo di quanto ce ne volesse in passato e i disagi non riguardano solo noi studenti. Anche i docenti sono obbligati a svolgere in tre mesi corsi da dodici crediti, costituiti talvolta da discipline riunite insieme che in passato erano separate. Il tempo non basta mai e si tralasciano argomenti preziosi”. Quali sono le materie che ne risentono maggiormente? “Scienza delle Costruzioni è impossibile da fare in tre mesi – risponde senza esitare Lorenzo – Dovrebbe essere annuale, o spezzato in due parti, come fanno ad Ingegneria per l’Ambiente e il Territorio. Ma anche Meccanica Razionale, che una volta durava un anno”. “Puoi sostenere esami tutti i mesi, ma solo se i docenti fissano le date – sottolinea Nicola Silvestro, fuori corso a Ingegneria Gestionale per la Logistica e la Produzione – È una buona possibilità per recuperare, ma alcuni insegnanti continuano ad ammetterci comunque solo a due appelli su tre”. “Sto approfittando delle sessioni bonus, ma si tratta di studi difficili e richiedono tempo”, sottolinea il collega Gabriele Lamberti. “Si tratta di un’utile disposizione, ma sarebbe anche bello conoscere il calendario con un anno d’anticipo e non ridursi ad avere, come accade spesso, una settimana o dieci giorni di preavviso – dicono Raffaele Di Maro e Diana D’Aniello, studenti di Ingegneria Biomedica. Un anno fuori corso lui, al termine del terzo anno lei, imputano grosse responsabilità all’impostazione didattica del Triennio per i ritardi negli studi: “Alcuni
semestri sono leggeri, mentre altri sono resi davvero impossibili dalla decisione di accorpare argomenti molto pesanti tutti insieme”. Gli esempi fioccano da tutte le parti; il primo è rappresentato da Teoria dei Segnali e Campi Elettromagnetici al primo semestre del terzo anno: “spostare uno dei due
al semestre successivo, che è davvero facile, sarebbe ragionevole”, commentano i due ragazzi. L’altro esempio è rappresentato da Teoria dei Segnali, Termodinamica e Fenomeni di Trasporto e Metodi Matematici al primo semestre del secondo anno: “ci siamo giovati spesso degli appelli straordinari, ma rendere gli anni omogenei e organizzare meglio l’anno accademico ridurrebbe l’accumulo di arretrati”, concludono. “Negli ultimi mesi da noi hanno avviato una sorta di riorganizzazione, nominando una commissione per i servizi agli studenti, e ora tutti i professori hanno adottato un’unica modalità di prenotazione informatica, senza dover più sbattere la testa perché c’è chi vuole una conferma cartacea e chi invece utilizza altri sistemi – spiega Carmine D’Onofrio, fuori corso ad Ingegneria Meccanica – Poter sostenere esami tutti i mesi è una buona cosa, ma spesso la difficoltà maggiore non è rappresentata dall’organizzazione, ma dalla corrispondenza fra crediti, contenuti effettivi e tempo a disposizione”. Anche stavolta gli esempi non mancano: Scienza delle Costruzioni non rispetta il rapporto e lo stesso vale per Meccanica Applicata alle Macchine e Elettrotecnica, mentre, di recente, dopo l’introduzione delle prove intercorso, è cambiato un po’ l’approccio a Costruzione di Macchine: “alcuni sono anche propedeutici fra loro”, sottolinea Carmine in chiusura.
Simona Pasquale
non elimina la fatica e l’impegno, e, sebbene acceleri notevolmente il cammino, non taglia drasticamente il tempo in più accumulato perché, come afferma più di un intervistato, “gli argomenti sono difficili, non si può dare più di un esame al mese”. Le discipline arretrate non si limitano esclusivamente all’ultimo anno e tanti altri fattori organizzativi gravano sulla vita studentesca. In breve, siamo partiti chiedendo informazioni sulle prove di maggio e siamo stati
dirottati sulla disamina del percorso di studi da ragazzi iscritti alla Laurea Triennale in media da sei anni. “Più appelli ci sono, meglio è. Anzi una finestra maggio-luglio sarebbe l’ideale anche per chi è ancora in regola”, dice Raffaele Crispino, terzo anno di Ingegneria Biomedica. “Il terzo anno per molti Corsi di Laurea è anche quello in cui sono previsti tanti corsi a scelta, che talvolta si sovrappongono. Avere il tempo di recuperare è importante”. Storicamente, le opinioni sulla frequenza delle verifiche sono contrapposte; anche fra i docenti c’è chi sostiene la richiesta dei ragazzi di aumentare le finestre e chi, al contrario, teme questa opportunità, preoccupato dalla tendenza diffusa ad abbandonare le lezioni in vista di una prova. “Per evitare questo inconveniente, alcuni professori hanno cominciato a registrare le presenze, mentre altri hanno iniziato a promuovere delle prove intermedie, una cosa, secondo me,
positiva”, afferma Fabio Amitrano, iscritto fuori corso ad Ingegneria Informatica. “Le sessioni aperte consentono di ottimizzare il lavoro. Se volevano mantenere delle chiusure, facevano meglio a non introdurre il 3+2 e lasciare la vecchia laurea quinquennale”, commenta senza mezzi termini Lorenzo Mazzei, secondo anno fuori corso a Ingegneria Civile. Poi discute a lungo e in maniera articolata di questioni didattiche: “Sono contento, la nostra formazione è una delle migliori d’Italia, ma facciamo molta teoria e poca pratica. Non capisco le ragioni di questo carico quando si è deciso di dividere il percorso in due cicli durante i quali, in termini metodologici e di tipologia di argomenti, si affrontano le stesse cose. Il numero degli esami non è
proporzionale agli anni previsti. Serve più tempo di quanto ce ne volesse in passato e i disagi non riguardano solo noi studenti. Anche i docenti sono obbligati a svolgere in tre mesi corsi da dodici crediti, costituiti talvolta da discipline riunite insieme che in passato erano separate. Il tempo non basta mai e si tralasciano argomenti preziosi”. Quali sono le materie che ne risentono maggiormente? “Scienza delle Costruzioni è impossibile da fare in tre mesi – risponde senza esitare Lorenzo – Dovrebbe essere annuale, o spezzato in due parti, come fanno ad Ingegneria per l’Ambiente e il Territorio. Ma anche Meccanica Razionale, che una volta durava un anno”. “Puoi sostenere esami tutti i mesi, ma solo se i docenti fissano le date – sottolinea Nicola Silvestro, fuori corso a Ingegneria Gestionale per la Logistica e la Produzione – È una buona possibilità per recuperare, ma alcuni insegnanti continuano ad ammetterci comunque solo a due appelli su tre”. “Sto approfittando delle sessioni bonus, ma si tratta di studi difficili e richiedono tempo”, sottolinea il collega Gabriele Lamberti. “Si tratta di un’utile disposizione, ma sarebbe anche bello conoscere il calendario con un anno d’anticipo e non ridursi ad avere, come accade spesso, una settimana o dieci giorni di preavviso – dicono Raffaele Di Maro e Diana D’Aniello, studenti di Ingegneria Biomedica. Un anno fuori corso lui, al termine del terzo anno lei, imputano grosse responsabilità all’impostazione didattica del Triennio per i ritardi negli studi: “Alcuni
semestri sono leggeri, mentre altri sono resi davvero impossibili dalla decisione di accorpare argomenti molto pesanti tutti insieme”. Gli esempi fioccano da tutte le parti; il primo è rappresentato da Teoria dei Segnali e Campi Elettromagnetici al primo semestre del terzo anno: “spostare uno dei due
al semestre successivo, che è davvero facile, sarebbe ragionevole”, commentano i due ragazzi. L’altro esempio è rappresentato da Teoria dei Segnali, Termodinamica e Fenomeni di Trasporto e Metodi Matematici al primo semestre del secondo anno: “ci siamo giovati spesso degli appelli straordinari, ma rendere gli anni omogenei e organizzare meglio l’anno accademico ridurrebbe l’accumulo di arretrati”, concludono. “Negli ultimi mesi da noi hanno avviato una sorta di riorganizzazione, nominando una commissione per i servizi agli studenti, e ora tutti i professori hanno adottato un’unica modalità di prenotazione informatica, senza dover più sbattere la testa perché c’è chi vuole una conferma cartacea e chi invece utilizza altri sistemi – spiega Carmine D’Onofrio, fuori corso ad Ingegneria Meccanica – Poter sostenere esami tutti i mesi è una buona cosa, ma spesso la difficoltà maggiore non è rappresentata dall’organizzazione, ma dalla corrispondenza fra crediti, contenuti effettivi e tempo a disposizione”. Anche stavolta gli esempi non mancano: Scienza delle Costruzioni non rispetta il rapporto e lo stesso vale per Meccanica Applicata alle Macchine e Elettrotecnica, mentre, di recente, dopo l’introduzione delle prove intercorso, è cambiato un po’ l’approccio a Costruzione di Macchine: “alcuni sono anche propedeutici fra loro”, sottolinea Carmine in chiusura.
Simona Pasquale