Si terrà l’11 giugno la terza edizione del Boeing Open Day, evento organizzato dal giornale di informazione universitaria “Ateneapoli” in collaborazione l’Università Federico II e l’Università della Campania “Luigi Vanvitelli” in cui l’azienda – eccellenza mondiale nel settore aerospaziale – insieme ai suoi partner sul territorio illustreranno le più recenti novità emerse in Campania discutendone (con inizio alle ore 10.00) presso l’Aula Magna Massimilla della Scuola Politecnica e delle Scienze di base federiciana a Piazzale Tecchio. Il valore dell’iniziativa sta nel semplificare l’incontro tra domanda e offerta, “avvicinare studenti e laureati meritevoli ai manager delle aziende partecipanti e fare in modo di consentire ai primi di presentare idee, proposte e progetti”, quest’ultima è la prima novità di quest’anno anticipata dall’ingegnere napoletano Rosario Esposito, Vice-president Supplier Management Boeing, che parteciperà a una tavola rotonda insieme ai rappresentanti del mondo universitario e dell’impresa, nonché il Console Generale USA Mary Ellen Countryman e le istituzioni della Regione. Si prevede, intanto, la presenza dei dirigenti aziendali di Leonardo, Tecnologie Avanzate, Db Schenker, OMI, ALA Corporation, Dema, OMPM e ancora numerosi. “Moltissime le aziende invitate – vedremo chi accetterà di partecipare – e motivate dall’interesse di ricercare già nell’ambito universitario alcune figure con cui interagire e, perché no, da accogliere nelle proprie unità”. Al pomeriggio sarà infatti dedicata la possibilità di svolgere colloqui conoscitivi: “abbiamo lasciato alle specifiche realtà aziendali la facoltà di convocare o meno gli studenti, per recruiting o anche per attività di stage, o semplicemente spiegare nel dettaglio il lavoro portato avanti da una particolare impresa e quali sono le caratteristiche più ricercate in un team”. Scambio di idee e consigli, prospettive professionali, incontri diretti grazie ai quali gli studenti avranno l’occasione di “prendere i primi contatti con i leader del campo e mostrare progetti che affronteranno varie questioni legate alle ricerche sui nuovi materiali e sui nuovi metodi di produzione di componenti aerospaziali. Le aziende valuteranno seduta stante la qualità, la performatività e l’efficacia delle proposte favorendo rispetto a ogni topic la discussione con la platea per stimolare il dialogo tra le parti”. Sicuramente, un tema all’ordine del giorno sarà l’ottimizzazione delle risorse in relazione, per esempio, all’utilizzo di materie prime che “offrono a una fabbrica vantaggi migliorativi nella prestazione di un prodotto. Gli argomenti relativi al campo cosiddetto ‘Manufacturing’ sono assolutamente appetibili per un’azienda perché le consentono di escogitare nuove soluzioni rispettando esigenze progettuali e nel contempo garantendo uno standard di eccellenza operativa”. Basteranno agli studenti le ‘sole’ competenze tecnico-scientifiche per farsi notare? “È bene presentarsi con curriculum alla mano, tuttavia rispetto a qualche anno fa si valuta l’intera fisionomia di un laureato e le sue ‘soft skills’: passione e forte motivazione, predisposizione al lavoro di squadra, intelligenza relazionale, flessibilità e conoscenza di almeno due lingue straniere, quando l’inglese si dà ormai per scontato in una società del tutto globalizzata e virtualizzata”. La formazione è lo step di partenza per vincere nuove sfide professionali gettando costantemente l’occhio a ciò che succede altrove. “Il progetto che si presenta è vincente nel momento in cui le cose che si progettano o si disegnano trovano riscontro in un effettivo beneficio o apporto ai processi di innovazione. È ciò che bisogna fare in Italia, altrimenti non si è competitivi con l’estero”. L’apertura mentale rappresenta, dunque, la prima specifica richiesta proveniente dal circuito professionale: “gli ingegneri italiani non vivono mai in una realtà isolata, ma si troveranno a confrontarsi sul lavoro e negli approcci alla materia con ingegneri europei, statunitensi, asiatici, e così via”. Il team-working costituisce una delle prerogative assolute in qualsiasi industria dell’ambito aerospaziale, poiché “gli scienziati che lavorano da soli non saranno mai efficaci quanto quelli che collaborano in un team”. E poi ci vuole tenacia, o meglio “resilienza, la capacità di resistere e non mollare dinanzi a una difficoltà persistendo nel perseguimento dei propri obiettivi”. Un candidato si valuta prima come persona e poi come studente, ma nel dibattito tra ‘è meglio specializzarsi o essere interdisciplinari’, chi la spunterà? “Chi è in grado di rispondere alle challenge che si presentano nel corso del proprio tragitto professionale risolvendo problemi, tecnici o organizzativi, mostrando una lungimiranza rispetto agli sviluppi futuri dell’innovazione e un curriculum ricco di esperienze”. Un ultimo suggerimento valido per i giovani ingegneri che aspirano a ricoprire una posizione in azienda: “fare bene e in breve tempo. L’Università è un trampolino per la preparazione al lavoro vero e proprio. Ma molto si impara sul campo: dalla mentorship e l’esperienza dei colleghi più anziani ai corsi interni di formazione. Quindi, non fossilizzarsi troppo sul percorso accademico. Io dell’ingegnere ho conservato la forma mentis, ma sono poche le nozioni scientifiche – tra quelle che ho appreso durante gli studi – con cui tutt’oggi mi relaziono nel quotidiano. Perché si impara sempre, anzi è quando si smette di imparare che bisogna cambiare lavoro”.
Sabrina Sabatino
Sabrina Sabatino







