“È stata una consultazione che ha dimostrato la vivacità del Dipartimento attraverso un dibattito interno dal quale sono emersi i temi più caldi legati alla Riforma e a questioni logistiche. I colleghi mi hanno accordato una larga fiducia e ne sono contento perché è importante poter lavorare con serenità e unità di intenti”, commenta così la sua elezione alla guida del Dipartimento di Asia Africa e Mediterraneo, avvenuta il 27 ottobre con 43 preferenze, il prof. Michele Bernardini, docente di Lingua e Letteratura persiana.
Valorizzazione delle diverse anime del Dipartimento, conservando la tradizione ma aprendosi anche verso nuovi orizzonti: uno degli obiettivi del suo mandato. “Il nostro Dipartimento rappresenta il nucleo degli studi originari di questo Ateneo, ma questo non significa che nella visione attuale non si sia ragionato sulla necessità di ampliare i nostri orizzonti, in ragione del cambiamento dei tempi e delle modalità di studio – spiega Bernardini – L’orientalistica ottocentesca deve sopravvivere per determinati ambiti di ricerca, penso alla filologia o all’archeologia, ma ci sono anche spinte verso l’attualità che vanno valorizzate. Vanno quindi salvaguardate le metodologie e le ricerche tradizionali, perché sono la nostra ricchezza, ma in un momento come questo non bisogna dimenticare che forniamo un servizio importantissimo per la Nazione, e che, quindi, è essenziale anche assecondare le spinte verso nuove metodologie e nuovi campi di ricerca”.
Fondamentale in questo frangente reperire il maggior numero di risorse possibili, in un momento in cui i fondi ministeriali sono insufficienti, e guardare anche all’Europa o al territorio: “La Regione Campania ha molto aiutato la nostra ricerca, e questo per noi si è dimostrato un grande aiuto. Inoltre, abbiamo all’attivo la partecipazione a tantissime ricerche all’estero, in collaborazione con realtà in Asia o Africa. Questo ci permette di mandare tanti studenti a compiere esperienze di studio in paesi extra europei”. L’Orientale – sottolinea il prof. Bernardini – è una delle “poche università italiane in crescita e continua a registrare un incremento positivo delle immatricolazioni”. L’impegno consisterà “nel metabolizzare completamente i cambiamenti imposti dalla Riforma, facendo i conti con tante cose, a partire appunto dal continuo calo di risorse. L’Orientale è un’istituzione sostanzialmente giovane, unita al suo interno, e che deve lavorare per dare maggiore visibilità all’esterno del grosso lavoro che svolgiamo e delle tante iniziative rivolte alla città”.
Valorizzazione delle diverse anime del Dipartimento, conservando la tradizione ma aprendosi anche verso nuovi orizzonti: uno degli obiettivi del suo mandato. “Il nostro Dipartimento rappresenta il nucleo degli studi originari di questo Ateneo, ma questo non significa che nella visione attuale non si sia ragionato sulla necessità di ampliare i nostri orizzonti, in ragione del cambiamento dei tempi e delle modalità di studio – spiega Bernardini – L’orientalistica ottocentesca deve sopravvivere per determinati ambiti di ricerca, penso alla filologia o all’archeologia, ma ci sono anche spinte verso l’attualità che vanno valorizzate. Vanno quindi salvaguardate le metodologie e le ricerche tradizionali, perché sono la nostra ricchezza, ma in un momento come questo non bisogna dimenticare che forniamo un servizio importantissimo per la Nazione, e che, quindi, è essenziale anche assecondare le spinte verso nuove metodologie e nuovi campi di ricerca”.
Fondamentale in questo frangente reperire il maggior numero di risorse possibili, in un momento in cui i fondi ministeriali sono insufficienti, e guardare anche all’Europa o al territorio: “La Regione Campania ha molto aiutato la nostra ricerca, e questo per noi si è dimostrato un grande aiuto. Inoltre, abbiamo all’attivo la partecipazione a tantissime ricerche all’estero, in collaborazione con realtà in Asia o Africa. Questo ci permette di mandare tanti studenti a compiere esperienze di studio in paesi extra europei”. L’Orientale – sottolinea il prof. Bernardini – è una delle “poche università italiane in crescita e continua a registrare un incremento positivo delle immatricolazioni”. L’impegno consisterà “nel metabolizzare completamente i cambiamenti imposti dalla Riforma, facendo i conti con tante cose, a partire appunto dal continuo calo di risorse. L’Orientale è un’istituzione sostanzialmente giovane, unita al suo interno, e che deve lavorare per dare maggiore visibilità all’esterno del grosso lavoro che svolgiamo e delle tante iniziative rivolte alla città”.







