Un corso in ‘rosa’ quello di Biodiritto, nuovo insegnamento a scelta di Giurisprudenza. “Non so se è un caso ma a lezione ci sono solo studentesse – dice la dott.ssa Francesca Di Lella, titolare della cattedra – Sono in poche, ma tutte molto motivate ed interessate. Il Biodiritto è una materia che o ti appassiona o ti annoia. Ci occupiamo di biologia, di medicina, tematiche trasversali che devono entusiasmare”. La disciplina si inserisce a cavallo fra il Diritto Pubblico ed il Privato. “Costituzionale e Privato, di fatto, sono gli esami propedeutici alla frequenza del corso. Affrontiamo dal punto di vista del diritto positivo tutte le evoluzioni che nascono in campo biomedico. Rispolveriamo nozioni come la capacità giuridica e la capacità di agire che si apprendono al primo anno”. Il tutto è funzionale per affrontare problematiche come “il consenso informato ai trattamenti sanitari, i profili di responsabilità sanitaria e, nello specifico, la questione di inizio e di fine vita. La riflessione giuridica alla base di questo insegnamento è molto pragmatica”.
Quando si parla di argomenti come la maternità surrogata, gli embrioni soprannumerari (per l’inizio vita), ci si riferisce in genere all’aspetto etico, “ma il lavoro del giurista è dare una risposta concreta alle questioni, soprattutto per chi fa l’avvocato o il magistrato. Oggi si parla tanto di testamento biologico, argomento del fine vita, che affonda le radici nei diritti della persona. In questa branca spesse volte la giurisprudenza è più veloce del legislatore”. Per questo motivo è indispensabile per affrontare l’esame: “una rilettura del manuale di Diritto privato. Con i concetti chiave ci avventuriamo nel campo delle scienze biomediche. Le categorie della persona sono rilette in chiave funzionale, le rivisitiamo sotto l’aspetto medico e biologico, alla luce degli argomenti che vengono affrontati a lezione”.
Il Dipartimento, nell’introdurre questa disciplina, “ha seguito una scia già esistente in tutta Italia. Si è colmato, così, un vuoto. Il biodiritto è un tema di grande attualità ed interesse. Ha un riscontro pratico immediato anche perché è in continua evoluzione”. La norma di fatto: “è in ritardo rispetto alla giurisprudenza che tenta di colmare il vuoto normativo. Anche durante la lezione si parte sempre dalla lettura di una sentenza. Si ha così un approccio pratico e si impara a leggere il diritto, com’è strutturato e come la decisione abbia anticipato il lavoro del legislatore”.
Quando si parla di argomenti come la maternità surrogata, gli embrioni soprannumerari (per l’inizio vita), ci si riferisce in genere all’aspetto etico, “ma il lavoro del giurista è dare una risposta concreta alle questioni, soprattutto per chi fa l’avvocato o il magistrato. Oggi si parla tanto di testamento biologico, argomento del fine vita, che affonda le radici nei diritti della persona. In questa branca spesse volte la giurisprudenza è più veloce del legislatore”. Per questo motivo è indispensabile per affrontare l’esame: “una rilettura del manuale di Diritto privato. Con i concetti chiave ci avventuriamo nel campo delle scienze biomediche. Le categorie della persona sono rilette in chiave funzionale, le rivisitiamo sotto l’aspetto medico e biologico, alla luce degli argomenti che vengono affrontati a lezione”.
Il Dipartimento, nell’introdurre questa disciplina, “ha seguito una scia già esistente in tutta Italia. Si è colmato, così, un vuoto. Il biodiritto è un tema di grande attualità ed interesse. Ha un riscontro pratico immediato anche perché è in continua evoluzione”. La norma di fatto: “è in ritardo rispetto alla giurisprudenza che tenta di colmare il vuoto normativo. Anche durante la lezione si parte sempre dalla lettura di una sentenza. Si ha così un approccio pratico e si impara a leggere il diritto, com’è strutturato e come la decisione abbia anticipato il lavoro del legislatore”.







