“L’approccio agli esami è stato positivo, credevo di avere più ansia e invece sono stata tranquilla”. Ha preso presto confidenza con il mondo universitario Federica che, come tutte le altre matricole di Biotecnologie per la salute, ha avuto modo di testare il proprio metodo di studio grazie alle prove scritte di Chimica generale, di Fisica applicata e principi di informatica e di Matematica ed elementi di statistica, le tre materie previste al primo semestre. Il secondo test di Chimica si è tenuto il 13 gennaio: “a mio avviso era abbastanza semplice, ho avuto difficoltà solo con un esercizio sulla geometria molecolare”. Un aiuto è arrivato dalle “esercitazioni in aula. Ovviamente ho lavorato anche a casa con il libro e con le prove intercorso degli altri anni”. Nell’aula 1.6 di via de Amicis le matricole dispari, nella 1.7 le pari. Due ore di tempo e cinque problemi da risolvere. Queste le caratteristiche del compito proposto ai propri studenti dalle professoresse Alessandra Romanelli e Stefania Galdiero. Entra nello specifico Simone D’Alterio: “ogni esercizio corrispondeva a un argomento in particolare, come equilibri gassosi, KPS, soluzione tampone e altro. Credo sia andata bene. C’era un esercizio molto particolare, che per fortuna sono riuscito a svolgere”. Anche l’orologio è stato un buon alleato: “il tempo a disposizione era sufficiente. Da questo punto di vista nettamente superiore rispetto ad altri esami dove abbiamo un’ora e mezza per esercizi molto lunghi”. Da rivedere, a suo avviso, “la formulazione delle domande, a volte sono strane da comprendere”. Il suo programma di studi è ambizioso, ma Simone resta con i piedi per terra: “vorrei completare tutto tra gennaio e febbraio, ma Fisica è durissima. Sono già andato male alla prima prova intercorso, che presentava dieci domande a risposta multipla, ovviamente ingannevoli, e tre problemi impossibili. È una disciplina difficile da assimilare”. Discorso simile per Roberto Acanfora, reduce da un 23 alla prima prova di Chimica: “ho studiato molto e ci siamo esercitati parecchio in aula con la prof.ssa Romanelli. Adesso mi tocca l’orale, anche se non so se riuscirò a darlo subito o se dovrò rinviarlo a febbraio”. Primi bilanci anche per lui: “Chimica l’ho studiata con piacere, Fisica un po’ meno, ma non mi lamento”. Si è presentata all’appello anche Laura, che afferma di aver voluto sfruttare un’opportunità: “non ho superato la prima prova, però ho potuto sostenere lo stesso la seconda. Tuttavia, per superare l’esame, dovrei prendere un voto alto e non credo sia possibile, visto che ho completato soltanto tre esercizi sui cinque previsti”. Quello che conta “per noi matricole è orientarci e capire che metodo serve”. Da questo punto di vista “le lezioni di Fisica sono state molto utili, soprattutto per le esercitazioni. Non che siano mancate al corso di Chimica, però in questo caso la docente chiamava noi ragazzi alla lavagna e io, presa dall’ansia, spesso non ho seguito”. Ha continuato a frequentare le lezioni, invece, Manuela: “ho trovato che gli esercizi fossero più difficili e leggermente diversi rispetto a quelli svolti in aula”. Su quest’aspetto insiste Nadia: “in aula ci siamo esercitati poco. A casa non potevamo fare molto, avendo accesso soltanto agli esercizi messi a disposizione dalla docente. Inoltre, ho trovato delle differenze tra le slide e i contenuti del libro, andando, così, in confusione”. Più generico il commento di Nicola: “a mio avviso bisognerebbe rivedere le esercitazioni in tutte le materie”. Sul test appena sostenuto: “non abbiamo mai fatto esercitazione sulla solubilità, ma è uscita nel test. È vero che è un argomento che ci è stato assegnato per casa, ma non abbiamo trovato neanche la teoria sul libro, quindi ci siamo arrangiati con Internet. Il resto del compito era fattibile poiché presentava argomenti spiegati molto bene”. Non si è fatto mancare nulla Alberto: “ho sostenuto le prove intercorso di tutte e tre le materie. Forse a quella di Matematica il tempo è stato poco, visto che prevedeva due esercizi di Statistica molto lunghi. Un’ora e mezza non bastava. La difficoltà non era elevata, ma era necessario essere rapidi”. Vede la clessidra da un’altra prospettiva, invece, Simona: “tornando indietro, comincerei a studiare un poco prima. Avrei avuto bisogno di più tempo per sciogliere dubbi che mi sono rimasti”. Ci sarà tempo per migliorarsi. Si rincuora così Miriam, che nel frattempo fa mea culpa: “ho capito che devo dedicarmi più alla pratica che alla teoria. Credo che lo studio mnemonico sia stata una pecca, mi rifarò al prossimo semestre”.







