“La conciliazione lavoro famiglia”: un tema delicato ma sempre di grande attualità quello trattato, il 18 novembre, nella giornata studi promossa dai professori Alessandro Lo Presti e Fulvia D’Aloisio della Facoltà di Psicologia. Ospite d’eccezione la sociologa Chiara Saraceno, studiosa di fama internazionale, docente all’Università di Torino. Ai saluti introduttivi della Preside Alida Labella e della Direttrice del Dipartimento Giovanna Nigro (“ho ‘temuto’ di vedere la Saraceno tra i nuovi ministri”, ha detto la docente), è seguito l’intervento della relatrice. Saraceno cita il sociologo politico Colin Crouch: “colui che introduce la suddivisione dei due compiti primari in una famiglia: la produzione di reddito, solitamente affidata all’uomo, e la produzione di cura, ossia la nascita e l’educazione dei figli, affidata alla donna. Fortunatamente questo stereotipo oggi si è indebolito perché le donne hanno iniziato a produrre reddito, ma gli uomini non a produrre cura. Stando così le cose, la conciliazione è oggi considerato un problema prevalentemente femminile e fin quando non sarà considerato anche un problema maschile non si potrà arrivare ad una soluzione”. In tema di conciliazione, in Europa le politiche sono diverse: “in Belgio, ad esempio, i congedi di maternità sono molto brevi ma i servizi per la primissima infanzia sono molto generosi. Nei Paesi Scandinavi, invece, anche i tempi di congedo sono molto lunghi. In Italia le cose vanno diversamente e, soprattutto per un uomo, chiedere un congedo di paternità può rappresentare un fattore di non affidabilità”. Ma quelli legati alla maternità non sono gli unici problemi di conciliazione: “La situazione della famiglia in Italia oggi è molto particolare, perché le famiglie sono diventate ‘lunghe e magre’. Ossia le nascite sono diminuite, e quindi con esse anche il bisogno di cura infantile, ma le speranze di vita sono aumentate e di conseguenza anche il bisogno di cure che proviene dagli anziani. Questi ultimi rappresentano l’unica fascia che in Italia ha delle garanzie economiche, ma il diritto alla loro cura non è riconosciuto”. La prof.ssa Nigro pone un interrogativo che sembra essere quello di tutti gli italiani: “perché non c’è nessuno al governo che si faccia carico di questa situazione?”. “Il nostro è un Paese in cui si è più preoccupati sull’effettiva definizione di famiglia che sulle politiche familiari, è comodo evocare la famiglia e non fare nulla. E’ paradigmatico come, a tal proposito, una legge bipartisan come l’equiparazione dei diritti tra figli naturali e legittimi sia stata del tutto dimenticata dopo l’approvazione al Senato. Eppure era una legge con alcun tipo di costo”. A seguire, l’intervento della dott.ssa Carmen Di Carluccio, Dipartimento di Scienze Giuridiche della SUN, che ha illustrato il tema della conciliazione da un punto di vista prettamente giuridico, parlando di interventi statali che vanno dai congedi maternità pre-parto ai riposi giornalieri, ai congedi per malattia dei figli. Dopo l’intesa del 7 marzo 2011, sono inoltre previste anche norme di carattere organizzativo, come servizi innovativi e di rete e orari flessibili dei trasporti pubblici, per favorire proprio le famiglie. “A chi definisce il problema della conciliazione un lusso fuori luogo in un momento di crisi, rispondo che c’è, invece, una strettissima correlazione con lo sviluppo locale”. La dott.ssa Fulvia D’Aloisio ha posto, invece, l’accento sulle trasformazioni che la famiglia ha subito: “la famiglia si è de-parentalizzata, vale a dire che per un bambino è facile avere ancora tutti i nonni, ma pochi cugini e magari nessun fratello. La famiglia moderna è basata sulla ‘scelta’ non solo dei partner ma anche dei figli, che sono in pratica il risultato della scelta di interrompere un arco di infecondità della vita. Ad ogni modo, nonostante diminuiscano i figli, non diminuiscono le cure ma se ne creano nuovi tipi. Anche la conciliazione assume forme diverse. In definitiva, il modello storico della famiglia standard è troppo rigido rispetto ai nuovi tipi di famiglia e bisogna avviare nuove politiche più conformi alla situazione attuale”. Spazio anche per le riflessioni dei presenti in sala. Lorenza Reguzzini, membro del Forum nazionale delle associazioni familiari, ha evidenziato come in Italia ed in tutti i Paesi Mediterranei la famiglia sia stato l’organo che ha meglio assorbito la crisi. Anche la sinistra storica italiana, ha sottolineato il prof. Andrea Millefiorini, docente di Sociologia, si è dedicata unicamente alla sfera. Ad entrambi ha risposto la Saraceno: “è chiaro che nel secondo Dopoguerra in Italia ci sia stato un patto deviante per cui la Chiesa si sarebbe occupata di ragazzi e famiglie e la sinistra del lavoro. Questo non è stato del tutto negativo perché la Democrazia Cristiana aveva degli interessi ed ha concesso dei congedi di maternità molto lunghi. Quando la sinistra ha cercato di trattare il tema della famiglia, lo ha fatto sempre in maniera troppo ideologica. Io stessa sono stato membro della commissione Onofri e il tema famiglia non è stato trattato perché si faceva fatica ad identificarlo in campo politico”.
Anna Verrillo
Anna Verrillo







