Come sempre, giunti nell’imminenza dell’inizio della sessione estiva, tanti studenti del primo anno (con relative apprensive famiglie) entrano nel panico poiché si avvicina la data del loro fatidico primo esame all’università. E’ una consuetudine più o meno inveterata a cui non si sottraggono, certo, le matricole di Giurisprudenza, facoltà tradizionalmente dura ma che, pure, offre ai ragazzi tanti servizi didattici di supporto, nel corso dell’anno. Servizi utili proprio ad avvicinarsi al primo esame senza paure ingiustificate e con gli strumenti giusti per sostenere una prova più che dignitosa. In poche parole, chi non supera il primo esame, dopo tanti mesi avuti a disposizione per studiarlo, deve necessariamente avere la coscienza sporca: o ha sbagliato metodo di studio, o ha studiato poco, o non ha seguito più di tanto corsi e seminari della sua cattedra durante l’anno. È questo quello che è emerso dalla chiacchierata con alcuni professori del primo anno i quali, a breve, affronteranno la prima tranche di esami con le matricole. Secondo tutti il fattore emozione è da temere meno del dovuto, perché se uno studente mostra di essere preparato viene comunque agevolato dalla commissione. Allora lasciamo la parola ai docenti.
“Venite
sereni”
sereni”
“Le nostre lezioni sono piuttosto frequentate – esordisce il professor Sandro Staiano, titolare della V cattedra di Diritto Costituzionale, nonché Direttore del relativo dipartimento -, nel corso dell’anno tutti i docenti delle cattedre di Costituzionale ed i collaboratori hanno svolto un grande lavoro per andare incontro alle esigenze degli studenti. A fine corso si è tenuto anche un importante seminario sul tema dei referendum, necessario aggiornamento in questo periodo di grossi cambiamenti politici. Per cui credo davvero che l’impatto dei ragazzi del primo anno con la materia sia già stato reso più soft. Poi, è logico, entrano in gioco meccanismi selettivi dettati anche dalla qualità degli studi medi e dalla vocazione iniziale per la giurisprudenza. Comunque io esorto tutti a venire sereni agli esami, soprattutto di fare una valutazione attenta sulla scelta del momento nel quale presentarsi al primo impegno. Spesso qualche giorno in più a disposizione permette di affinare meglio la preparazione. Questo, logicamente, a condizione che si ‘viva’ l’Università, cercando di trarne il massimo giovamento. Sfruttando, soprattutto, il rapporto amichevole che si viene a creare con i collaboratori di dipartimento. L’esame di Diritto Costituzionale deve dare una conoscenza generale della materia, per cui non si possono individuare comparti sui quali la preparazione deve essere migliore che altrove. Però va detto che argomenti quali, ad esempio, i mutamenti delle forme di governo, le fonti, le fonti comunitarie, i sistemi elettorali sono elementi di fondo la cui conoscenza è propedeutica ad una comprensione generale della materia”.
Dal Diritto Costituzionale alla Filosofia del diritto il salto non è breve; spesso l’elemento accomunante tra i due esami è la difficoltà che gli studenti trovano nel superare anche un impegno (la filosofia, appunto) all’apparenza abbordabile.
Dal Diritto Costituzionale alla Filosofia del diritto il salto non è breve; spesso l’elemento accomunante tra i due esami è la difficoltà che gli studenti trovano nel superare anche un impegno (la filosofia, appunto) all’apparenza abbordabile.
Ripetete
con un
amico
con un
amico
“Per stemperare la tensione del primo impatto con l’esame è utile fare delle verifiche intermedie – a parlare è il professor Giovanni Marino, docente della IV cattedra di Filosofia del diritto -, anche nell’ottica di una futura semestralizzazione degli esami. A questo scopo a fine aprile ho tenuto dei precolloqui che mi hanno lasciato molto soddisfatto; un centinaio di ragazzi vi hanno preso parte, credo che li ritroverò tutti a maggio. Meglio sarebbe stato se fossero stati 50-60, condizione, forse, che si raggiungerà solo quando si verranno a costituire le ‘classi’ previste dalla riforma del ‘3+2’. Comunque, in attesa che cambino i sistemi didattici, un esame come Filosofia va affrontato con una necessaria base di curiosità. Lo studente sostiene una buona prova solo dietro adeguate sollecitazioni. Poi, in sede d’esame, possono venire fuori altri problemi, ma c’è una soluzione per tutto. Frequenti nello studente sono soprattutto i difetti di comunicazione e di passaggio verso l’oggettivazione dell’esposizione, con una tendenza a conservare il modo di esprimersi proprio della quotidianità: a questo si può ovviare allenandosi a ripetere con un amico. Per quanto riguarda gli argomenti su cui concentrare la preparazione, non ha senso individuarne alcuni, perché in Filosofia tutti i ragionamenti sono collegabili tra loro. Io consiglio ai ragazzi di imparare a studiare gli indici dei libri, così da affrontare, anche in sede di ripetizione, tutti gli argomenti con grande sistematicità”.
Andamento
ad imbuto
ad imbuto
Ed eccoci giunti al Diritto Privato, uno degli ‘spauracchi’ del primo anno, temutissimo da tanti ma anche superato di slancio dai più volenterosi. Un esame, in ogni caso, che segna la carriera universitaria, nel bene e nel male.
“Per superare un esame come Privato – spiega il professor Fernando Bocchini, docente della IV cattedra – è importante acquisire i principi fondamentali. Quando si hanno chiari questi, diventa tutto più facile. Le prime domande vertono generalmente proprio sui principi, chi ha seguito il corso lo sa. In sede d’esame, comunque, si avverte la differenza tra chi ha seguito corsi e seminari ‘digerendo’ l’esame per un anno intero e chi, invece, ha preferito fare l’autodidatta. Io consiglio sempre di affrontare questo impegno con l’esame proprio alla fine del corso, è un esame sicuramente formativo ma sostenibile. Credo che il metodo più giusto per studiare la materia privatistica sia quello di cogliere in ogni capitolo ed in ogni paragrafo i principi dell’istituto giuridico di cui si parla; questi princìpi, una volta maturati, non si dimenticano. L’emozione? Certo, gioca il suo ruolo importante agli esami, ma con un po’ di esperienza sappiamo mettere a loro agio gli studenti più inquieti distinguendo, al contempo, quelli preparati ma emotivi da quelli non ben preparati e basta. Non ritengo utile indicare argomenti maggiormente gettonati nella mia cattedra, perché non credo ce ne siano. Ai ragazzi dico solo che un buon esame segue sempre un andamento ‘ad imbuto’: dalle domande generali si passa, via via, a quelle più specifiche”.
Passiamo a Istituzioni di diritto romano.
“Per superare un esame come Privato – spiega il professor Fernando Bocchini, docente della IV cattedra – è importante acquisire i principi fondamentali. Quando si hanno chiari questi, diventa tutto più facile. Le prime domande vertono generalmente proprio sui principi, chi ha seguito il corso lo sa. In sede d’esame, comunque, si avverte la differenza tra chi ha seguito corsi e seminari ‘digerendo’ l’esame per un anno intero e chi, invece, ha preferito fare l’autodidatta. Io consiglio sempre di affrontare questo impegno con l’esame proprio alla fine del corso, è un esame sicuramente formativo ma sostenibile. Credo che il metodo più giusto per studiare la materia privatistica sia quello di cogliere in ogni capitolo ed in ogni paragrafo i principi dell’istituto giuridico di cui si parla; questi princìpi, una volta maturati, non si dimenticano. L’emozione? Certo, gioca il suo ruolo importante agli esami, ma con un po’ di esperienza sappiamo mettere a loro agio gli studenti più inquieti distinguendo, al contempo, quelli preparati ma emotivi da quelli non ben preparati e basta. Non ritengo utile indicare argomenti maggiormente gettonati nella mia cattedra, perché non credo ce ne siano. Ai ragazzi dico solo che un buon esame segue sempre un andamento ‘ad imbuto’: dalle domande generali si passa, via via, a quelle più specifiche”.
Passiamo a Istituzioni di diritto romano.
No
all’apprendimento
mnemonico
all’apprendimento
mnemonico
“L’errore che le matricole non devono fare – commenta il professor Generoso Melillo, titolare della I cattedra – è quello di assimilare pareri e seguire consigli di studenti che si sono trovati a disagio prima di loro, è più produttivo raccogliere consigli eventualmente dai colleghi che abbiano affrontato gli esami con disponibilità al dialogo e ne abbiano ottenuto risultati normali o almeno medi. L’altro errore da evitare è quello di prendere pretesto da una presunta difficoltà degli esami presso una determinata cattedra per rinviare la frequenza o gli esami, o tutte e due le cose, all’anno successivo.
Il consiglio generale è quello di essere convinti di dover costruire una professionalità per se stessi e non per il docente al quale si risponde. In linea di massima bisogna fare in modo che i programmi contengano nozioni coordinate con una visione critica delle singole discipline; se questo accade non sarà difficile per lo studente isolare, criticare e assimilare i fondamenti logici, storici e normativi di una determinata disciplina. Perciò l’apprendimento mnemonico che costituisce la risposta al ‘nozionismo’ non è la risposta che ci si attende negli studi universitari. Le nozioni devono essere apprese e ricordate solo quale giusto corollario della comprensione”.
Il consiglio generale è quello di essere convinti di dover costruire una professionalità per se stessi e non per il docente al quale si risponde. In linea di massima bisogna fare in modo che i programmi contengano nozioni coordinate con una visione critica delle singole discipline; se questo accade non sarà difficile per lo studente isolare, criticare e assimilare i fondamenti logici, storici e normativi di una determinata disciplina. Perciò l’apprendimento mnemonico che costituisce la risposta al ‘nozionismo’ non è la risposta che ci si attende negli studi universitari. Le nozioni devono essere apprese e ricordate solo quale giusto corollario della comprensione”.
Se il voto
non vi
convince,
rifiutate
non vi
convince,
rifiutate
Ultimo a dire la sua, sempre con simpatia ed estrema disponibilità, sulla questione ‘primo esame’, il professor Tullio Spagnuolo Vigorita, docente della II cattedra di Storia del diritto romano.
“Oggi ci sono tante strutture a disposizione degli studenti – fa notare il professore – ma inspiegabilmente, spesso, non vengono utilizzate a dovere. Eppure un rapporto continuo con docente e collaboratori di cattedra potrebbe giovare molto, soprattutto alle matricole. Capita non di rado che a frequentare le strutture ‘collaterali’ della facoltà siano quegli studenti che hanno affrontato una prima prova d’esame dall’esito non felice, gli stessi che hanno dato dimostrazione di aver profuso anche parecchio impegno nello studio, ma il cui rendimento non è risultato soddisfacente. Il rimedio a questo inconveniente è dunque quello di preparare gli esami con un collega e frequentare il dipartimento già molto prima del giorno dell’appello. Poi, è logico, l’emozione gioca sempre un ruolo fondamentale il giorno dell’esame. In ogni caso i docenti del primo anno sono ‘allenati’ anche ai casi di maggiore emotività, per cui il ragazzo non arriva mai a sentirsi un perseguitato. Anche a me sono capitati molti di questi casi ed ho notato che, spesso, a soffrirne sono soprattutto i meccanismi espositivi dei ragazzi. In genere io non consiglio di affrontare il mio esame come primo impegno. Un incoraggiamento che posso fare a chi farà Storia del Diritto Romano, magari a maggio, è quello di venire sereni e scegliere di perdere un po’ di tempo in più, in caso l’esame non vada bene, piuttosto che accettare voti che non siano pienamente rispondenti allo sforzo profuso”.
“Oggi ci sono tante strutture a disposizione degli studenti – fa notare il professore – ma inspiegabilmente, spesso, non vengono utilizzate a dovere. Eppure un rapporto continuo con docente e collaboratori di cattedra potrebbe giovare molto, soprattutto alle matricole. Capita non di rado che a frequentare le strutture ‘collaterali’ della facoltà siano quegli studenti che hanno affrontato una prima prova d’esame dall’esito non felice, gli stessi che hanno dato dimostrazione di aver profuso anche parecchio impegno nello studio, ma il cui rendimento non è risultato soddisfacente. Il rimedio a questo inconveniente è dunque quello di preparare gli esami con un collega e frequentare il dipartimento già molto prima del giorno dell’appello. Poi, è logico, l’emozione gioca sempre un ruolo fondamentale il giorno dell’esame. In ogni caso i docenti del primo anno sono ‘allenati’ anche ai casi di maggiore emotività, per cui il ragazzo non arriva mai a sentirsi un perseguitato. Anche a me sono capitati molti di questi casi ed ho notato che, spesso, a soffrirne sono soprattutto i meccanismi espositivi dei ragazzi. In genere io non consiglio di affrontare il mio esame come primo impegno. Un incoraggiamento che posso fare a chi farà Storia del Diritto Romano, magari a maggio, è quello di venire sereni e scegliere di perdere un po’ di tempo in più, in caso l’esame non vada bene, piuttosto che accettare voti che non siano pienamente rispondenti allo sforzo profuso”.
Marco Merola