Confetti rossi per Muhammad, pakistano, e Samah e Mona, sudanesi

Congratulations on your graduation! Muhammad Amir Nisar dal Pakistan, Samah Maghoub e Mona Bashir dal Sudan sono i primi studenti stranieri a laurearsi in Ingegneria Strutturale e Geotecnica (STReGA), Corso di Laurea Magistrale del Dipartimento di Strutture per l’Ingegneria e l’Architettura. “Si sono laureati nell’ultima sessione, quella del 28 marzo – precisa il prof. Andrea Prota, Direttore del Dipartimento – e hanno scelto di seguire le lezioni interamente in inglese. Questa è un’opzione che viene offerta agli studenti sia stranieri che italiani. Muhammad, Samah e Mona si sono mostrati estremamente interessati a quanto hanno studiato qui e ora si preparano a proseguire il loro percorso, pensando anche di studiare in altri paesi. Hanno vissuto questa esperienza guardando al mondo”. Dopo la laurea, il Dipartimento ha offerto un rinfresco agli studenti permettendo loro di festeggiare il traguardo raggiunto insieme alle famiglie e agli amici. 
“Per quattro anni ho studiato Ingegneria Civile alla UET Lahore, un’università molto conosciuta nel mio paese, il Pakistan – racconta Muhammad, che ha discusso la tesi con relatore il prof. Giorgio Serino e correlatore il dott. Simone Galano – Per studiare mi sono spostato a Lahore che non è la mia città natale e sono stato negli alloggi universitari. Dopo aver completato la laurea ho avuto un’esperienza di lavoro di alcuni anni nella costruzione di Fondazioni su Pali, in connessione ovviamente con l’Ingegneria Geotecnica. Il Corso di Laurea Magistrale che ho scelto in Italia è stato completamente pertinente con la mia esperienza di lavoro e con il campo che mi interessa. Ho trovato questo Corso navigando sul web. Ho ricevuto anche una borsa di studio completa dall’università per tutta la Laurea Magistrale”. Muhammad si è laureato con una tesi dedicata a ‘Fattibilità tecnica di isolamento di base a basso costo e dispositivi antisismici nei Paesi in via di sviluppo’: “Prima della laurea mi sentivo un po’ stressato, il che è naturale anche perché sono in Italia da più di due anni. Immediatamente dopo, invece, ero felice, sereno e beato. Ho ricevuto le congratulazioni degli amici e anche degli altri studenti”. Si è anche ben informato sull’università in cui ha trascorso gli ultimi anni: “In termini storici la Federico II è una delle università più antiche del mondo ed è più grande di quanto non sia l’università di Lahore. Il Corso STReGA è uno dei migliori offerti da quest’università così come il Corso di Laurea offerto dalla UET Lahore che è considerato il migliore in Pakistan”. La differenza tra i due Atenei: “Quasi tutti gli esami che ho sostenuto in Pakistan erano scritti mentre qui sono orali. La difficoltà degli esami che ho sostenuto alla Federico II è stata maggiore, forse anche perché un Corso di Laurea Magistrale è più complesso”. Sul suo soggiorno napoletano: “Ho vissuto a Fuorigrotta, i primi tre mesi in via Coriolano, poi in viale Kennedy. Napoli è una bellissima città dal punto di vista naturalistico – il mare, la spiaggia – e, soprattutto, per il suo patrimonio storico”. Ha visitato Castel dell’Ovo più volte, Pompei e le stazioni d’arte della metropolitana. Qualche puntatina in altre città: Roma e Cosenza.  “Tra l’Italia e il mio paese ci sono delle differenze, naturalmente. L’Italia ha molti tunnel sotterranei, immagino che sia un’area collinare, ed è più simica del Pakistan”. I luoghi di culto: “In Pakistan ci sono più moschee che chiese perché la maggior parte della popolazione è di religione musulmana”. Lui per  la Preghiera del Venerdì si sposta “alla stazione di Garibaldi dove c’è qualche Moschea”. L’Italia, sostiene, è un Paese accogliente, “amico degli altri Paesi, il che è una cosa apprezzabile”. Il cibo: “a Garibaldi c’è qualche ristorante indiano e pakistano, ma non a Fuorigrotta, così ho dovuto imparare a cucinare. Ecco, cucinare è una delle nuove esperienze che ho fatto in Italia”. I suoi progetti per il futuro: “vorrei frequentare un Dottorato in Ingegneria Strutturale e Geotecnica, non so ancora se sarò ammesso in Italia o fuori”, conclude.
Ha discusso la tesi “Energy Piles: Technology and Utilization”, relatore il prof. Gianpiero Russo, correlatore la dott.ssa Gabriella Marone, la studentessa sudanese Mona Bashi. La sua collega Samah ha presentato in seduta di laurea il caso studio di una costruzione scolastica nel Rione San Tommaso ad Avellino; l’hanno seguita la prof.ssa Fatemah Jalayer ed i correlatori Andrea Miano e Hossein Ebrahimian. Il suo percorso si è concluso con un 110 e lode. “All’inizio ero un po’ spaventata all’idea di discutere il lavoro al cospetto di tanti professori e dottori universitari”, racconta. Alla felicità per il risultato raggiunto è seguita la tristezza “perché erano gli ultimi giorni che trascorrevo all’università e a Napoli”, racconta. Samah prima di arrivare alla Federico II ha frequentato la quinquennale in Ingegneria Generale Civile: “Ho seguito corsi interessanti ed educativi nel campo dell’Ingegneria Strutturale, Geotecnica, Sanitaria e Autostradale. Dopo aver terminato la laurea, sono stata assistente didattica all’Università di Khartoum”. Motiva la scelta della Federico II e del corso STReGA con la “possibilità di imparare nuovi argomenti nel campo strutturale e geotecnico”. Poi sottolinea: “Avevo  presentato domanda in sette università del Regno Unito ed ero stata accettata da tutte, con una borsa di studio dall’Università di Exeter. Dopo ho sentito parlare dell’Università Federico II e della borsa di studio da un amico che ha studiato in Europa. La Federico II è stata l’unica università italiana in cui ho fatto domanda”. Anche Samah ha rilevato che in Italia quasi tutti gli esami sono orali, mentre “all’Università di Khartoum abbiamo solo esami scritti. Gli esami orali sono stati una novità per me e non sono stati semplici”. Altra differenza: “all’Università di Khartoum a volte imparavamo solo i concetti generali senza entrare nei dettagli”. Qualche difficoltà Samah l’ha incontrata nel socializzare: “È stato difficile fare amicizia con gli studenti italiani, eccetto con una piccola parte. La Federico II per me è stata come una casa, rimanevo anche dieci ore al giorno, e questo mi ha permesso di conoscere qui persone eccezionali. Tutti i professori e i dottori sono stati disponibilissimi. Sono felice di aver lavorato con persone straordinarie come loro. Non avrei saputo immaginare la mia vita a Napoli senza i miei supervisori che mi hanno aiutata non soltanto con la tesi, ma anche con le procedure varie. Quando sono arrivata in Italia ho avuto qualche difficoltà perché non conoscevo l’italiano. Da studente straniero ci sono un sacco di procedure da fare per ottenere il permesso di soggiorno e tante carte da produrre. Sarebbe più facile se tutto il cartaceo potesse essere compilato e presentato attraverso un portale universitario”. Come Muhammad, Samaha ha vissuto a Fuorigrotta, cambiando più volte abitazione: “Sono stata bene a Napoli, ho incontrato persone gentilissime. Inoltre, ho apprezzato la buonissima e unica pizza napoletana in diversi ristoranti”. Durante la sua permanenza in Italia ha visitato molte città oltre Napoli (Roma, Pisa, Firenze, Venezia, Milano): “Tra l’Italia e il mio Paese ci sono differenze culturali, nello stile di vita e nel cibo, ma c’è un tratto comune: non senti che non sei straniera, soprattutto al Sud Italia”. Per il futuro, Samah ha in programma di frequentare un Dottorato.
Carol Simeoli
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