Dinamico, carismatico, disponibile. Ecco il ritratto del prof. Antonio D’Aloia, nuovo docente di Diritto Costituzionale, IV cattedra. 42 anni, laureato alla Federico II nel 1988, Dottore di Ricerca a Firenze nel 1990, Ricercatore di ruolo alla S.U.N, è stato professore prima associato e poi ordinario all’Università di Parma per sette anni. Incontriamo il professore durante il primo giorno di lezione. Tenere a bada un’aula gremita di matricole fa sempre un certo effetto, anche per chi ha esperienza da vendere. “Sono ritornato a Napoli l’anno scorso – racconta il docente – a novembre, quando i corsi erano già iniziati. Quindi ho assunto la cattedra di Diritto Parlamentare, esame disattivato da alcuni anni, un complementare del secondo semestre. A marzo avevo solo due studenti che seguivano le mie lezioni. Stamattina in aula erano in 400, forse qualcosa di più”. La numerosissima platea non sembra spaventare il docente. La realtà parmense non è poi così lontana da quella partenopea. “Quando sono arrivato a Parma, Costituzionale era al secondo anno, seguivano le lezioni al massimo un centinaio di studenti. Poi, due anni fa, Costituzionale è stato anticipato al primo anno e i frequentanti sono a dir poco triplicati. Insomma, sono abituato al marasma dei primi giorni, ai dubbi delle matricole. Per me è un onore essere il loro maestro, il loro aiuto più concreto”. “Stamattina, durante il corso, – continua D’Aloia – ho cercato di far comprendere agli studenti che il diritto è una scienza pratica, è l’organizzazione della nostra vita. Questa consapevolezza è molto importante. Studiare il manuale- le forme di organizzazione del potere, le istanze, i diritti della persona- cercando sempre di trovare un collegamento con la realtà sociale è di grande aiuto. Il diritto è immerso nella realtà in cui viviamo ed è uno strumento che aiuta a regolare i nostri comportamenti”. Per quanto concerne la struttura del corso il docente ha le idee molto chiare: “una prima parte sarà istituzionale in senso stretto, in quanto bisogna impadronirsi degli strumenti per leggere la realtà giuridica, confrontandosi con il linguaggio giuridico. Poi mi piacerebbe, verso la fine del corso, insieme ai miei ragazzi, confrontare questa prima esperienza con casi importanti che si propongono nella quotidianità. Penso ad attività seminariali, a lavori di gruppo”. Un consiglio? “Studiare gli argomenti subito dopo la lezione, si fissano meglio i concetti, si rimane sui problemi e non si perde il legame con la spiegazione”.
I primi sono giorni di domande, molti studenti si avvicinano al professore in cerca di ulteriori spiegazioni “Dico sempre ai ragazzi di aspettare, di avere pazienza. Tutte le domande troveranno una loro risposta quando sarà il momento giusto. Gli esami del primo anno sono tutti difficili perché lo studente si trova di fronte ad un’esperienza di studio incomparabile a quelle precedenti. Il nostro compito è quello di rendere più agevole questo percorso, accompagnando gli studenti e stimolando la loro curiosità. Chi fa questo mestiere trova una ragione in quello che fa proprio attraverso il contatto con i discenti”. E il prof. D’Aloia che studente era? L’Università in vent’anni è veramente cambiata così tanto? “Sicuramente l’Università è cambiata tanto. E’ cambiato l’oggetto di studio, perché 25 anni fa temi come l’integrazione europea, il diritto soprannazionale erano questioni lontane. Ora sono temi decisivi per la formazione di un giurista. Poi noi studenti avevamo un’idea più sacrale e molto più formale dell’Università. Il rapporto con i docenti era caratterizzato da una distanza formale. Oggi i ragazzi sono molto più spigliati, sanno cosa vogliono e capiscono che gli studi universitari sono un passaggio fondamentale della vita. Inoltre, gli strumenti di studio erano diversi. Noi non avevamo internet e facevamo lunghe ricerche. Oggi il rischio che si corre è quello di abituarsi ad un’informazione rapida e frammentaria a scapito della formazione e della riflessione. Ad esempio uno dei manuali che noi consigliamo, il Bin-Pitruzzella, ha addirittura un sito internet in cui gli autori dialogano con gli studenti, ascoltano le loro domande, forniscono spiegazioni sulle parti del libro che i ragazzi considerano più ostiche…tutto ciò era impensabile ai miei tempi. Io, al terzo anno, mi abbonai alla rivista giuridica ‘Il Foro Italiano’, all’inizio cercavo di impormi la lettura di almeno una sentenza al giorno. Fu allora che mi innamorai del diritto, c’era il gusto di scoprire di volta in volta come casi apparentemente simili fossero risolti in modo diverso da giudici diversi. Non smetterò mai di ringraziare il mio maestro, il prof. Michele Scudiero, perché è da qui ed è con lui che è cominciata la mia formazione come studioso di Diritto Costituzionale”.
Un ultimo consiglio: “ragazzi non perdete mai la vostra curiosità, la fame di conoscere cose nuove. Non accontentatevi mai. Non c’è un metodo di studio che vada bene per tutti, ognuno ha le sue ritualità, l’importante è capire cosa si sta facendo, quale sia l’argomento portante e come rapportarlo alla realtà. Uno studente curioso avrà sempre voglia di mettersi alla prova e saprà affrontare l’impegno con la determinazione e la carica giusta”.
Susy Lubrano
I primi sono giorni di domande, molti studenti si avvicinano al professore in cerca di ulteriori spiegazioni “Dico sempre ai ragazzi di aspettare, di avere pazienza. Tutte le domande troveranno una loro risposta quando sarà il momento giusto. Gli esami del primo anno sono tutti difficili perché lo studente si trova di fronte ad un’esperienza di studio incomparabile a quelle precedenti. Il nostro compito è quello di rendere più agevole questo percorso, accompagnando gli studenti e stimolando la loro curiosità. Chi fa questo mestiere trova una ragione in quello che fa proprio attraverso il contatto con i discenti”. E il prof. D’Aloia che studente era? L’Università in vent’anni è veramente cambiata così tanto? “Sicuramente l’Università è cambiata tanto. E’ cambiato l’oggetto di studio, perché 25 anni fa temi come l’integrazione europea, il diritto soprannazionale erano questioni lontane. Ora sono temi decisivi per la formazione di un giurista. Poi noi studenti avevamo un’idea più sacrale e molto più formale dell’Università. Il rapporto con i docenti era caratterizzato da una distanza formale. Oggi i ragazzi sono molto più spigliati, sanno cosa vogliono e capiscono che gli studi universitari sono un passaggio fondamentale della vita. Inoltre, gli strumenti di studio erano diversi. Noi non avevamo internet e facevamo lunghe ricerche. Oggi il rischio che si corre è quello di abituarsi ad un’informazione rapida e frammentaria a scapito della formazione e della riflessione. Ad esempio uno dei manuali che noi consigliamo, il Bin-Pitruzzella, ha addirittura un sito internet in cui gli autori dialogano con gli studenti, ascoltano le loro domande, forniscono spiegazioni sulle parti del libro che i ragazzi considerano più ostiche…tutto ciò era impensabile ai miei tempi. Io, al terzo anno, mi abbonai alla rivista giuridica ‘Il Foro Italiano’, all’inizio cercavo di impormi la lettura di almeno una sentenza al giorno. Fu allora che mi innamorai del diritto, c’era il gusto di scoprire di volta in volta come casi apparentemente simili fossero risolti in modo diverso da giudici diversi. Non smetterò mai di ringraziare il mio maestro, il prof. Michele Scudiero, perché è da qui ed è con lui che è cominciata la mia formazione come studioso di Diritto Costituzionale”.
Un ultimo consiglio: “ragazzi non perdete mai la vostra curiosità, la fame di conoscere cose nuove. Non accontentatevi mai. Non c’è un metodo di studio che vada bene per tutti, ognuno ha le sue ritualità, l’importante è capire cosa si sta facendo, quale sia l’argomento portante e come rapportarlo alla realtà. Uno studente curioso avrà sempre voglia di mettersi alla prova e saprà affrontare l’impegno con la determinazione e la carica giusta”.
Susy Lubrano







