Disponibilità e impostazione del corso, fanno la differenza tra i docenti

“Tutto dipende da cosa gli studenti si aspettano dai corsi. Sono materie complesse, il cui grado di applicazione è più elevato rispetto ad altre. Gli studenti pretendono di avere, all’esame, gli stessi esercizi del corso; seguire, invece, serve ad acquisire elasticità mentale”, sostiene Federica Mustilli, studentessa iscritta al terzo anno del Corso di Laurea in Economia delle Imprese e dei Mercati, nell’affrontare la questione delle difficoltà che si incontrano con alcuni esami, come Microeconomia. Federica, è una dei cinque studenti frequentanti il corso di Economia delle Imprese svolto dal prof. Riccardo Martina. Si tratta di ragazzi che hanno superato brillantemente, nel corso della loro carriera universitaria, alcuni degli ostacoli più difficili. “Ho sostenuto l’esame di Microeconomia con la prof.ssa Colonna, che è sempre stata puntuale e presente al ricevimento. Quando si ha di fronte una persona in grado di essere vicina agli studenti, tutto diventa più semplice, anche se la materia è mediamente più complicata delle altre. Se il professore non è disponibile, allora l’esame addirittura diventa quasi impossibile”, conclude Federica. “Il corso di Microeconomia mi è piaciuto molto, ma mi rendo conto che, più vado avanti, più devo stare attenta al punto di vista analitico. Ho frequentato il Liceo Classico e quando sono arrivata qui, non sapevo niente di matematica”, dice Agnese Leonello, iscritta al terzo anno, con un esame arretrato del secondo. “Gli studenti sono abituati agli esami aziendalistici, come Economia e Gestione delle Imprese o Economia Aziendale I, che sono discorsivi e insegnano solo alcune specifiche applicazioni, come la partita doppia. Quando si trovano, invece, a dover ragionare su esercizi tutti diversi gli uni dagli altri, allora vanno in crisi” aggiunge Marco Di Maggio. Racconta le sue difficoltà all’esame di Aziendale I, Ester Manna “perché i professori, ai corsi, è come se dessero per scontato che tutti provengono dalla Ragioneria. E poi i docenti, all’orario di ricevimento, non erano mai in studio. La prof.ssa Colonna, invece, si tratteneva anche due ore al ricevimento, finché non era sicura che avevi capito”. “Ho provato meraviglia di fronte a degli strumenti matematici che possono permettere di risolvere, in maniera meno opinabile, alcuni problemi – dice Massimiliano Di Caprio- Certo non è semplice abituarsi alla presenza di trecento persone che devono apprendere la materia. Io, poi, che provengo dall’Istituto Tecnico Commerciale, posso dire che le metodologie usate per spiegare le stesse cose, a scuola e all’università, sono del tutto diverse”. Le variabili che gli studenti sottolineano sono, quindi, la disponibilità dei docenti al dialogo e l’impostazione dei corsi. “Il corso di Matematica, ad esempio, è tenuto bene ma è semplice. Gli esercizi si possono preparare anche in una settimana, non richiedono competenze specifiche. Però così non si hanno le competenze per affrontare l’analisi economica. Nel corso non si affrontano le equazioni differenziali, che sono necessarie per altre materie”, sostiene Agnese. “Questo ci danneggia; i docenti dovrebbero adeguarsi alla preparazione dei ragazzi- dice Marco, che prosegue- Sarà anche vero che Microeconomia è più difficile ma l’approccio dei professori è diverso: trovi gli esercizi su internet e gli assistenti sono sempre disponibili, anche il giorno prima dell’esame”. 
Per affrontare con successo un corso di laurea, servono anche le motivazioni. “Volevo diventare giornalista economico”, afferma Federica che aggiunge “sono figlia di un docente della facoltà e questo mi ha creato dei problemi; ho ‘rinnegato’ la branca di studi di mio padre e per superare le difficoltà, ho vissuto qui dentro come se fosse stata la mia seconda casa”. “Mio padre è commercialista e ha sempre sperato che, un giorno, andassi a lavorare con lui allo studio. Dopo il primo anno di università, ho capito quali erano gli argomenti che mi piacevano di più e ora sono dell’idea di dedicarmi, in futuro, alla ricerca, ma non ho ancora trovato il modo di dirlo a mio padre”, confessa Ester. “Ero indeciso tra Fisica e Economia e, in entrambi i casi, la mia intenzione era quella di dedicarmi alla ricerca. Ho però sempre avuto un interesse e una passione per questo mondo e, già da adolescente, leggevo l’Economista; non provengo da una famiglia di economisti”, dice Marco. “Mi sono iscritta per mettermi alla prova, verificare se potevo fare cose diverse da quelle che avevo sempre fatto. Mi sarebbe piaciuto anche Lettere Classiche, ma la professione dell’archeologo è un sogno impossibile. Economia, invece, è una facoltà che offre diversi spunti. Non so ancora cosa farò in futuro”, dice Agnese. “Anche la mia idea iniziale era quella di diventare giornalista economico. Ora mi accontenterei di essere una persona in grado di ragionare. Ho un progetto, ma sono troppo riservato per parlarne”, dice Massimo. 
Simona Pasquale 
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