I consigli alle matricole di Fausta, laurea con lode e menzione

Summa cum laude. Ma il 110 e lode talvolta non è sufficiente a raccontare un percorso di eccellenza. Così, se ad una brillante carriera accademica si coniuga la qualità dell’elaborato di tesi, la Commissione di Laurea gratifica qualche candidato con una menzione speciale. “In realtà è come se fosse un riconoscimento in più, ma non si traduce come punteggio maggiore rispetto agli altri”. A spiegarlo è una delle studentesse che, in seduta di laurea, ha sentito pronunciare “plauso accademico” accanto al proprio nome. Si tratta di Fausta Masi, laureatasi nell’ultima sessione di luglio in Farmacia con una tesi compilativa in Tecnologia e Legislazione Farmaceutiche dal titolo “Non più soli nel dolore: evoluzione della normativa italiana in materia di stupefacenti e sostanze psicotrope”.
La sua storia parte da lontano, in quel di Avellino: “ho frequentato il Liceo Classico Europeo a Baiano. Si tratta di un particolare indirizzo di Classico che affianca al programma tradizionale lo studio di qualche lingua in più e di Diritto. Uscivo tutti i giorni alle cinque, ma va bene così, ormai è passato tanto tempo”. Studiare materie così diverse tra loro non l’ha distolta dai suoi obiettivi di sempre: “ho scelto Farmacia perché è una tradizione di famiglia. Mio nonno era farmacista e lo è anche mio padre. In verità ero indecisa tra questo Corso di Laurea e quello di Medicina. Alla fine a scegliere per me è stata la mia paura del sangue, non riesco né a vederlo né a sentirne l’odore”. E fu così che, cinque anni fa, iniziò la sua carriera accademica: “ho frequentato il Corso di Laurea Magistrale in Farmacia. Non ho avuto problemi con il test di ammissione, l’ho superato al primo colpo”. Superare la prova senza perdere un’estate intera tra corsi di preparazione e libri si può: “per prepararmi al test ho studiato le domande degli anni precedenti riportate sul sito Unina. Poi ho fatto molto affidamento sulla mia preparazione di base. Mi è andata bene”. Quindi è iniziata l’università, ma non lo studio matto e disperatissimo: “sono stata la classica studentessa del primo banco. Ovviamente seguivo tutti i giorni. Durante i corsi studiavo molto poco: una, massimo due ore al giorno. Poi ci davo dentro quando stavo sotto esame. Imparavo molto dagli appunti. Leggevo tanto ma non ripetevo con grande insistenza. Da noi è inutile imparare a memoria. Magari ci si può sforzare per ricordare qualche formula, però il resto è tutto discorsivo”. Si sbaglia di grosso chi crede di avere a che fare con una secchiona: “vado fiera dei miei voti bassi. Ricordo ancora il 21 preso in Anatomia. Ho preso di meno agli esami che proprio non mi andavano a genio. Per fortuna, tutti gli altri mi piacevano”.
Così, dopo quattro anni e mezzo di studio e il tirocinio in varie farmacie irpine, è venuto il momento della laurea: “ho impiegato circa sei mesi per preparare la tesi. Nello stesso periodo ho anche finito gli ultimi esami. Mi sono laureata con la prof.ssa Agnese Miro (docente di Farmaceutico Tecnologico Applicativo) perché mi piaceva molto la materia da lei trattata. Abbiamo scelto insieme l’argomento. Lei me ne ha proposti vari e alla fine abbiamo optato per il dolore e le varie normative che lo riguardano”. Nel suo elaborato, Farmacia e Diritto sono due facce di una stessa medaglia: “ho trattato la questione della terapia con l’uso di oppiacei. Credo che in molti casi, come ad esempio quelli oncologici, affrontare la patologia non basta, bisogna fare attenzione anche al dolore fisico del malato. L’uso di alcune sostanze può aiutare ad alleviare la sofferenza. Tuttavia, tempo fa, c’erano problemi sul loro uso perché poteva creare dipendenza. Oggi, invece, ci sono diverse leggi che ne permettono l’utilizzo”. Le inclinazioni personali hanno inciso anche sulla scelta della tipologia di lavoro: “ho scelto la tesi compilativa e non quella sperimentale perché non mi piace la vita di laboratorio e perché avevo un particolare interesse per la legislazione”.
Lode e menzione sono nel cassetto. Adesso serve decidere dove spendere nuove energie: “Ho molti dubbi. Sono veramente indecisa su cosa fare. Per ora mi sto informando sulla Specializzazione in Farmacia ospedaliera e sul Master in Cosmetica. Certo, potendo scegliere, preferirei lavorare. Mi piace molto l’attività che si svolge nelle farmacie, quindi vorrei continuare a seguire le orme della mia famiglia”.
Alle matricole consiglia di metterci il cuore: “il consiglio è quello di fare le cose con passione. La differenza, ovviamente, la fanno le aspirazioni delle persone”. È inutile lasciarsi abbattere dalla convinzione che senza raccomandazione tutto sia perduto: “credo che ci siano buone possibilità di realizzarsi anche per chi non ha conoscenze. Purtroppo, però, la crisi non ha risparmiato questo settore. I problemi ci sono”. Pure l’università non se la passa benissimo, ma almeno lì si può stare tranquilli: “quando frequentavo ho trovato diverse difficoltà, ma alla fine è andato tutto bene. Sono molto soddisfatta perché si è formato un bel gruppo, si è creata una famiglia”. Il cammino, finora, è stato quello giusto: “se tornassi indietro rifarei sicuramente la stessa scelta”. Una scelta da plauso.
Ciro Baldini
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