L’Università incontra il mondo del lavoro: non è uno spin-off né orientamento post-laurea ma è la fabbrica che sfonda i cancelli dell’isolamento ed entra nelle aule per raccontare le sue storie. L’atmosfera che si respira durante l’incontro organizzato il 26 maggio dal prof. Pietro Masina con gli operai dello stabilimento Fiat di Pomigliano d’Arco ricorda quelle delle assemblee degli anni ’70, durante le quali i lavoratori univano la loro lotta con quella degli studenti. L’atmosfera a primo acchito è quella, forse anche i temi e il linguaggio, ma sono diversi gli animi, e stavolta non si tratta di una contestazione ma di un seminario organizzato nell’ambito del Corso di Laurea Magistrale in Economia Politica della Facoltà di Scienze Politiche, il cui tema centrale di studio sono proprio le trasformazioni dei sistemi produttivi e del lavoro a partire dalla fine degli anni ’70.
“Sono molto orgoglioso di essere riuscito ad organizzare questo incontro, e di averlo fatto con il sostegno del Preside Di Maio, perché questo vuol dire che questa Facoltà è ancora un luogo ‘libero’ – commenta il prof. Masina – Lo scorso anno con i ragazzi del corso sono stato a Pomigliano, oggi i lavoratori hanno ricambiato la nostra visita venendo qui a raccontare la loro realtà. Per un corso come il nostro è impensabile studiare realtà economiche lontane senza conoscere quello che succede sul nostro territorio”.
La realtà Fiat di Pomigliano, il più importante stabilimento campano reduce da importanti lotte per non fermare la produzione, riflette perfettamente quella che è la condizione di crescente precariato e alienazione di diritti che sta investendo oggi il mercato del lavoro, si parli di operai o di giovani laureati.
All’incontro, infatti, insieme al sindacalista della Fiom Andrea Mendola, sono stati presenti i lavoratori di Fiat Pomigliano, Ciro D’Alessio, Antonio Di Luca e Franco Percuoco, ognuno con la sua storia, e anche i progettisti di Elasis, Ciro Cipollaro, Massimo Calogero e Riccardo Paparazzi, i quali hanno descritto una situazione che, con le ovvie differenze, nella sostanza si ritrova nel disagio degli operai.
“Abbiamo lo stesso padrone e per lui siamo un costo – afferma Massimo Calogero – Oggi i lavoratori più precarizzati sono proprio i laureati e paradossalmente sono anche i più indifferenti. Si vive nell’illusione di essere più fortunati di altri perché si è riusciti a ritagliarsi un cantuccio nel mercato del lavoro e non si prende coscienza di tutti i diritti negati”. “Le più grandi lotte sindacali – ricorda la ricercatrice Michela Cerimele – si sono svolte nei momenti di piena occupazione, mentre nei periodi di crisi si fanno solo passi indietro”.
“Stiamo perdendo ciò che ci avevano lasciato i nostri padri senza poter lasciare niente ai nostri figli”: è questa la denuncia di chi oggi sta assistendo ad un rapido e silente peggioramento delle condizioni di lavoro. Si parla del ‘World Class Manufacturing’, il nuovo standard produttivo basato sul modello Toyota, che negli ultimi mesi è stato introdotto anche nello stabilimento di Pomigliano, in vista della produzione della nuova Panda. “La sensazione che si percepisce dall’esterno è che a Pomigliano il lavoro c’è perché si inizierà a produrre la Panda, e quindi si sta bene – dice Mendola – La realtà è che adesso in Fiat si vogliono riproporre a Pomigliano le stesse condizioni dei lavoratori degli stabilimenti in Polonia o in Turchia. Noi stiamo portando avanti la trattativa, ma sarà difficile perché per Fiat queste condizioni non sono negoziabili”. “La Fiat vuole produrre di più eliminando tutti i tempi a valore non aggiunto – spiega Franco Percuoco – Per questo ci ha fatto un vero e proprio ricatto: o ci mettiamo sullo stesso piano dei lavoratori polacchi o Pomigliano chiude”. L’incubo è rappresentato proprio dallo standard del World Class Manufacturing. “Significa che non puoi andare in bagno più di tot volte, o che dopo sette ore alla catena di montaggio riducono la pausa di 10 minuti, o spostano la mensa a fine turno. Significa che se hai sete e hai l’acqua a due metri non ti puoi spostare a bere se non è pausa”, spiega Ciro D’Alessio. “Quello Fiat è uno standard di riferimento – avverte Antonio Di Luca – per cui se viene introdotto da noi, piano piano verrà introdotto anche in tutte le altre fabbriche”. “Per voi studenti è importante conoscere la realtà, perché a breve la vivrete sulla vostra pelle e sarà difficile – aggiunge Mendola – soprattutto per voi donne”.
L’appello lanciato dai lavoratori di Pomigliano e di Elasis: “unirci e combattere: studenti e lavoratori, perché si stanno abolendo i diritti di tutti noi!”. “E’ una lotta di classe. Senza conflitto e democrazia anche sui luoghi di lavoro, non avrete futuro. Bisogna unire i nostri mondi e non tenerli separati come camere stagne, perché è proprio questo quello che temono i capitalisti”, riecheggiano nell’aula le parole di Antonio Di Luca, il quale, dopo 15 anni di lavoro, si porta a casa sette discopatie.
Valentina Orellana
“Sono molto orgoglioso di essere riuscito ad organizzare questo incontro, e di averlo fatto con il sostegno del Preside Di Maio, perché questo vuol dire che questa Facoltà è ancora un luogo ‘libero’ – commenta il prof. Masina – Lo scorso anno con i ragazzi del corso sono stato a Pomigliano, oggi i lavoratori hanno ricambiato la nostra visita venendo qui a raccontare la loro realtà. Per un corso come il nostro è impensabile studiare realtà economiche lontane senza conoscere quello che succede sul nostro territorio”.
La realtà Fiat di Pomigliano, il più importante stabilimento campano reduce da importanti lotte per non fermare la produzione, riflette perfettamente quella che è la condizione di crescente precariato e alienazione di diritti che sta investendo oggi il mercato del lavoro, si parli di operai o di giovani laureati.
All’incontro, infatti, insieme al sindacalista della Fiom Andrea Mendola, sono stati presenti i lavoratori di Fiat Pomigliano, Ciro D’Alessio, Antonio Di Luca e Franco Percuoco, ognuno con la sua storia, e anche i progettisti di Elasis, Ciro Cipollaro, Massimo Calogero e Riccardo Paparazzi, i quali hanno descritto una situazione che, con le ovvie differenze, nella sostanza si ritrova nel disagio degli operai.
“Abbiamo lo stesso padrone e per lui siamo un costo – afferma Massimo Calogero – Oggi i lavoratori più precarizzati sono proprio i laureati e paradossalmente sono anche i più indifferenti. Si vive nell’illusione di essere più fortunati di altri perché si è riusciti a ritagliarsi un cantuccio nel mercato del lavoro e non si prende coscienza di tutti i diritti negati”. “Le più grandi lotte sindacali – ricorda la ricercatrice Michela Cerimele – si sono svolte nei momenti di piena occupazione, mentre nei periodi di crisi si fanno solo passi indietro”.
“Stiamo perdendo ciò che ci avevano lasciato i nostri padri senza poter lasciare niente ai nostri figli”: è questa la denuncia di chi oggi sta assistendo ad un rapido e silente peggioramento delle condizioni di lavoro. Si parla del ‘World Class Manufacturing’, il nuovo standard produttivo basato sul modello Toyota, che negli ultimi mesi è stato introdotto anche nello stabilimento di Pomigliano, in vista della produzione della nuova Panda. “La sensazione che si percepisce dall’esterno è che a Pomigliano il lavoro c’è perché si inizierà a produrre la Panda, e quindi si sta bene – dice Mendola – La realtà è che adesso in Fiat si vogliono riproporre a Pomigliano le stesse condizioni dei lavoratori degli stabilimenti in Polonia o in Turchia. Noi stiamo portando avanti la trattativa, ma sarà difficile perché per Fiat queste condizioni non sono negoziabili”. “La Fiat vuole produrre di più eliminando tutti i tempi a valore non aggiunto – spiega Franco Percuoco – Per questo ci ha fatto un vero e proprio ricatto: o ci mettiamo sullo stesso piano dei lavoratori polacchi o Pomigliano chiude”. L’incubo è rappresentato proprio dallo standard del World Class Manufacturing. “Significa che non puoi andare in bagno più di tot volte, o che dopo sette ore alla catena di montaggio riducono la pausa di 10 minuti, o spostano la mensa a fine turno. Significa che se hai sete e hai l’acqua a due metri non ti puoi spostare a bere se non è pausa”, spiega Ciro D’Alessio. “Quello Fiat è uno standard di riferimento – avverte Antonio Di Luca – per cui se viene introdotto da noi, piano piano verrà introdotto anche in tutte le altre fabbriche”. “Per voi studenti è importante conoscere la realtà, perché a breve la vivrete sulla vostra pelle e sarà difficile – aggiunge Mendola – soprattutto per voi donne”.
L’appello lanciato dai lavoratori di Pomigliano e di Elasis: “unirci e combattere: studenti e lavoratori, perché si stanno abolendo i diritti di tutti noi!”. “E’ una lotta di classe. Senza conflitto e democrazia anche sui luoghi di lavoro, non avrete futuro. Bisogna unire i nostri mondi e non tenerli separati come camere stagne, perché è proprio questo quello che temono i capitalisti”, riecheggiano nell’aula le parole di Antonio Di Luca, il quale, dopo 15 anni di lavoro, si porta a casa sette discopatie.
Valentina Orellana