Il “trenino-Marrucci” tra realtà e leggenda

“Disponibile, chiaro ma tosto agli esami”: questi sono gli aggettivi più adoperati dagli studenti di Ingegneria Chimica per descrivere il professor Giuseppe Marrucci. 69 anni, ordinario dal 1971, Marrucci è uno scienziato di rilevanza internazionale cui sono stati attribuiti numerosi riconoscimenti, ha ricoperto incarichi di governo nell’ateneo (Presidente di Corso di Laurea, Direttore di Dipartimento, Consigliere di Amministrazione) e attualmente è Presidente del Comitato Tecnico Ordinatore della Facoltà di Scienze Biotecnologiche.  
 “E’ un docente che incanta quando fa lezione”, “pretende molto perché spiega bene, quindi vuole essere ripagato” commentano i futuri ingegneri chimici Nicola, Luca e Massimo. “Circolano addirittura leggende metropolitane, quali quella del ‘famoso trenino Marrucci’, – aggiunge un altro ragazzo che preferisce mantenere l’anonimato – ma si tratta di voci di corridoio e quello che conta alla fine è solo la propria esperienza”.
Cos’è questo trenino? – chiediamo incuriositi. “E’ la fila degli esaminandi agli orali del professor Marrucci: chi sbaglia alla prima domanda, viene invitato dal professore a ripresentarsi con un inequivocabile “avanti il prossimo!”.
All’ingresso di Marrucci, nell’aula cala il silenzio e il prof. rompe il ghiaccio con un breve riepilogo della lezione precedente su entropia ed entalpia. Scrive un mare di formule alla lavagna ma non dimentica di rivolgersi ogni tanto agli studenti per condurli per mano nel ragionamento.
“Quale è il volume di una mole d’acqua liquida? – Chiede il prof. ed aggiunge sorridendo – Chi risponde vince un premio!”
-“0,18” risponde una flebile voce tra i banchi.
“Fuochino! E’ 18 cm3, l’equivalente di una porzione di whisky se ignorate che nel liquore vi è anche l’alcool. Ma se vaporizzata questa piccola quantità, riempie una damigiana” spiega il professore per illustrare ‘il salto’ del volume nel passaggio da liquido a vapore.
“Se verso un cucchiaino colmo di zucchero nel caffè, il volume del liquido aumenta?” chiede dopo un po’ il professore per destare l’attenzione ed allenare al ragionamento.
“Oggi vogliamo scoprire quando c’è equilibrio fisico-chimico dando per scontato che la temperatura rimanga costante”, dichiara Marrucci per chiarire il fine del ragionamento. “In un passaggio di stato il numero di moli perse dal liquido è pari al numero di moli acquistate dal vapore e viceversa. Vi trovate?” si interrompe il prof. per controllare che ci sia anche in aula un equilibrio tra la novità delle nozioni e le conoscenze assimilate.
“Ancora un piccolo sforzo in questa giornata un po’ intensa ma dobbiamo arrivare al risultato operativo”, afferma il professore per incoraggiare i ragazzi ormai stanchi sul finire della lezione.
“Il nostro obiettivo – prosegue Marrucci – è capire le proprietà generali dell’equilibrio fisico-chimico Si tratta di un sistema dinamico che rimane stabile per la continua trasformazione di energia.”
C’è un continuo scambio tra energie potenziali, un po’ come avviene quando un acrobata salta su un tappeto elastico. Si potrebbe azzardare allora che un professore possa trasferire conoscenza proprio in virtù di un potenziale più alto di quello degli studenti… – provochiamo Marrucci allo scoccare dell’ora.
“E’ ovvio che il professore ne debba sapere più degli studenti, ma il dialogo deve rimanere attivo”.
E proprio come nel caso del potenziale dinamico, la capacità di trasmettere il sapere non può essere misurato direttamente, ma i suoi effetti sono misurabili e concreti nelle conoscenze assimilate dagli studenti…
“Uso solo un po’ di psicologia per verificare se i ragazzi mi seguono, ma a volte la risposta è ingannevole perché parte della classe può rimanere distaccata nella comprensione. Le prove intercorso sono però un valido termometro del reale apprendimento”.
Circolano voci che Lei spieghi egregiamente ma che sia molto esigente agli esami – riferiamo al professore tentando di indurlo a sbilanciarsi sulla sua proverbiale severità nel momento della verifica dei contenuti appresi..
“Il mio compito è essere oggettivo e valutare se i ragazzi sanno le cose”, risponde il prof. impeccabile. 
Donne il 50%, ad
Ingegneria Chimica
Ha mai sentito parlare del trenino-Marrucci? gli chiediamo allora senza altri giri di parole. “E’ una cosa del lontano passato – risponde il professore ammettendo l’esistenza di quella che sembrava soltanto una leggenda universitaria e poi aggiunge – quando uno studente annaspa nel rispondere ad una domanda importante, tanto vale invitarlo a ritornare”.
Lei si è laureato a metà degli anni ’50:  in che cosa essere studente era diverso da oggi? “A quell’epoca la facoltà era a via Mezzocannone 16 ed era possibile scegliere solo tra Ingegneria Civile ed Ingegneria Industriale, di cui l’Ingegneria Chimica era una sottosezione. La formazione era a più ampio spettro, meno specialistica, ed il biennio era in comune con la Facoltà di Scienze”.
In quegli anni gli studenti di Ingegneria erano sicuramente di meno, ma le ragazze ai corsi dovevano essere una rarità… “Ai miei tempi di donne non ce ne era nemmeno una! Oggi invece ad Ingegneria Chimica sono circa il 50%”. Questo dato confermerebbe che non è vero che le donne siano meno portate all’astrazione… “E’ una sciocchezza! Ad una uguale capacità intellettiva, le ragazze aggiungono una maggiore disciplina, per cui spesso risultano più studiose ed assidue dei lori colleghi”. 
Lei è stato uno degli ultimi allievi a sostenere gli esami di Analisi Matematica con il professor Caccioppoli. Ci racconta come andò? “Ebbi 30 e 30 e lode” risponde Marrucci con semplicità.
Pensa che l’impegno degli studenti sia equivalente a quello dei loro colleghi di 50 anni fa? Ritiene che il Nuovo Ordinamento abbia mutato in qualche modo il processo di apprendimento? “L’assiduità e l’attenzione con cui i ragazzi seguono è la stessa. Sul nuovo sistema, invece, non mi pronuncio perché è troppo presto per valutarlo”.
Consiglia ai futuri ingegneri di arricchire il curriculum con uno stage in Italia o all’estero? “Come realtà locale, di Ingegneria Chimica c’è molto poco. Una volta c’era una raffineria a Napoli, ma adesso non c’è più. Abbiamo però molti riferimenti internazionali, alcuni dei nostri allievi, per esempio, stanno facendo esperienza a Bruxelles”.
Un docente di
fama internazionale
Quale è stato il momento più emozionante della sua ricca carriera internazionale? “L’inserimento nell’Accademia Nazionale degli ingegneri statunitensi che è avvenuta nel 2003”.
Il professor Marrucci è un uomo riservato: non ama vantarsi dei suoi successi professionali e non si compiace nel soffermarsi a ricordare la gioia del momento in cui ha ricevuto la Bingham Medal della Society of Rheology americana, nello stesso anno in cui è stato nominato membro della National Academy of Engineering.
Marrucci è uno dei pochi professori italiani che gode di fama internazionale, tuttavia è una persona pratica e concreta che preferisce tuffarsi nelle sue ricerche anziché ricordare il passato. E’ un uomo umile e di poche parole, ma solo fuori del suo lavoro. Nell’orario di lezione diventa loquace, esaustivo e si diverte a trascinare con sè le giovani menti curiose mentre traccia formule e diagrammi su una lavagna che non è mai abbastanza grande per far da supporto alle sue spiegazioni. 
Professore, cosa succede allora al volume del caffè zuccherato? – non ci tratteniamo dal chiedere salutandolo. “Non è equivalente alla somma dei volumi del caffè e dello zucchero –  risponde il prof. con tono gentile – Non c’è bisogno di fare esperimenti sofisticati per capire che il volume della miscela  aumenta in relazione alla concentrazione!”.
Manuela Pitterà
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