Il musicista Enzo Avitabile incontra docenti e studenti della Facoltà di Studi Politici

La musica come ‘linguaggio universale’, punto di contatto tra antico e moderno, è il vero strumento di comunicazione di Enzo Avitabile, musicista e scrittore, autore del libro “Tradizione e cemento. Riflessioni e considerazioni sul recupero della tradizione nella civiltà urbana” presentato lunedì 8 giugno alla Facoltà di Studi Politici “Jean Monnet” della Seconda Università. 
Polistrumentista e musicista poliedrico, dopo gli studi accademici come flautista, Enzo Avitabile si è dedicato al saxofono e allo studio della musica popolare della sua regione, la Campania. Il libro è la trasposizione letteraria di tutte quelle idee che, lungo il suo percorso di artista in continua evoluzione, egli ha comunicato attraverso la musica, cioè “tutelare la cultura popolare come valore della quotidianità e della società civile, affinché non venga sommersa dal cemento della civiltà urbana”, come spiega anche nel suo libro. “È stato un momento di confronto e di dibattito culturale molto coinvolgente”, racconta la prof.ssa Rosanna Verde, intervenuta alla presentazione insieme ai docenti Antimo Cesaro, Giuseppe Cirillo e Chiara Ingrosso della Facoltà di Studi Politici, seguiti da numerosi studenti, dottorandi e ricercatori. “Il recupero delle tradizioni non solo dei nostri genitori, ma dei nostri nonni e più indietro ancora, è estremamente importante in un’epoca di globalizzazione e di forte integrazione come quella che stiamo vivendo”, afferma la prof.ssa Verde. L’autore-musicista porta avanti un progetto culturale legato all’identità, alla tradizione, che rischiano sempre più di essere offuscate o assorbite da forme espressive stereotipate, imborghesite, come una colata di cemento, appunto. Letture, riflessioni e racconti sono stati accompagnati da intermezzi musicali che, restando perfettamente in linea col tema del libro, “sono riusciti ad arrivare laddove la parola non riesce più”. Avitabile ha suonato strumenti dell’antica tradizione napoletana, come un sassofono a forma di ciaramella, per sottolineare la possibile fusione tra antico e moderno, tra tradizione e cemento. Molte le domande dalla platea, soprattutto sui temi della sacralità e della religiosità, cui l’autore si è interessato negli anni passando attraverso religioni diverse. Ma, come lui stesso ci ha tenuto a precisare, “non è stato un concerto!”. La musica è servita a veicolare il suo messaggio: “tradizione e cemento non sono in contrapposizione tra loro, ma un equilibrio è possibile”. La musica gioca un ruolo fondamentale nel recupero e nella salvaguardia della tradizione popolare, che Avitabile descrive nel suo libro come “l’insieme di quegli eventi provenienti da una o più persone, espressione di un’identità culturale e sociale fatta di verità e valori trasmessi oralmente, spesso per imitazione e a volte per semplice casualità: i dialetti, le produzioni letterarie, le musiche, le danze, i rituali, i racconti, i giochi, i costumi, l’artigianato, il cibo”. Un discorso quasi seminariale, che la Facoltà di Studi Politici ha tutta l’intenzione di ripetere: “la promessa è quella di continuare e approfondire il discorso con altri incontri”, assicura anche la prof.ssa Verde.
Marzia Parascandolo
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