Il racconto di Giovanni e Vincenzo

Al primo anno della Magistrale in Economia e Commercio, Giovanni Ioime ha partecipato ad un colloquio con il dott. Spinosa e ora, da un quasi un anno, lavora a Barcellona. “Alla selezione eravamo circa una trentina – racconta Giovanni – I requisiti riguardavano principalmente le lingue e la motivazione. Io non conoscevo lo spagnolo, l’ho imparato stando a Barcellona, e conoscevo l’inglese per averlo studiato a scuola e grazie alle serie tv. Spinosa ci disse che saremmo partiti a breve, voleva verificare chi di noi fosse veramente motivato. La partenza fu fissata per giugno, io partii una quindicina di giorni dopo la data stabilita per l’esame di Microeconomia”. Spazio alla formazione: “All’inizio è stata dura. A livello formativo l’azienda ci ha dato le basi fondamentali e le nozioni nel settore marittimo. Ci occupiamo della gestione dei porti di Rotterdam e Anversa. Io seguo la direzione verso la Finlandia, altri colleghi verso la Russia, l’Irlanda e il Sud. Da gennaio ci occupiamo anche di import-export, fungiamo un po’ da agenzia”. Operativi dalle 9.00 alle 18.00 con pausa pranzo in un’ora a scelta tra le 12.00 e le 15.00: “Lavoriamo principalmente al computer, con Outlook, Excel o altri programmi. Quando torno a casa, studio. Naturalmente, non ho seguito corsi e al momento mi manca l’esame di Economia e Trasporto della Logistica. Ho scelto un esame affine al mio lavoro, ma la tesi sarà su materie quantitative. Studiare e lavorare non è semplice: approfitto della pausa pranzo o del weekend”. Barcellona è una città di doveri, ma anche di piacere: “Spesso l’azienda organizza degli eventi a cui partecipa tutto il team. Lo scorso novembre siamo stati ad uno spettacolo in un parco, di recente abbiamo fatto go-kart e a Natale siamo stati insieme. In azienda c’è un clima di grande libertà: possiamo scherzare e parlare liberamente con tutti, con i colleghi e con i superiori che hanno un rapporto molto informale con noi. Da quando sono arrivato qui non mi sono mai sentito sotto pressione, né giudicato”, conclude Giovanni che attende, a breve, una promozione nel ramo accounting. 
Più eterogenea ed internazionale l’esperienza di Vincenzo Cerrone: “Conoscevo i miei limiti nello studio e quando ho finito la scuola non ho pensato all’università. Quell’estate mi imbarcai, invece, come mozzo su un traghetto in Sardegna. Lavoravo dodici ore al giorno, di notte, ed è stata un’esperienza dura, ma utile perché poi mi ha portato ad iscrivermi all’università”. Laurea in Logistica e Trasporti e contemporaneamente due lavori: “Ho sempre lavorato e, durante gli studi, avevo due impieghi part-time. Facevo anche qualche lavoretto come cameriere e sempre durante l’università, in estate, sono stato a Londra. Per imparare la lingua avevo deciso di non lavorare in un ristorante italiano. Fui preso in un cinque stelle e anche quella fu un’esperienza dura, perché richiedevano un certo tipo di servizio e io non parlavo inglese. Dopo un mese, però, cominciavo a capire”. Terminata l’università, alle spalle i due lavori e un viaggio in Australia, per Vincenzo inizia uno stage in un’agenzia marittima: “Lo stipendio era basso, ma ho voluto mettermi in gioco. Era un’agenzia piccola e mi buttai a capofitto nel lavoro. Questa esperienza mi ha permesso di imparare il lavoro a 360 gradi”. Da Napoli, poi, a Genova in una compagnia come planner e, in quel contesto, arriva l’incontro con Spinosa e l’X Press dove “si liberò un posto come assistent line manager e io mi candidai. Avevo già esperienza, fare il planner mi aveva avvantaggiato. Spinosa era a Ginevra, io a Genova con un capo inglese al quale interessava il benessere dei dipendenti. Devi dare un risultato, devi essere responsabile, ma l’azienda ti supporta se hai un problema. Durante le prime settimane di lavoro ci fu una riunione a cui  pensavo di non poter partecipare, il capo invece mi disse che quattro cervelli che pensano sono meglio di tre e che anche io avevo diritto a dire la mia. Con la chiusura dell’ufficio di Genova, sono andato a Barcellona con Spinosa, nel 2010. Anche in questo caso all’inizio è stata dura perché non parlavo spagnolo. Avevo degli incarichi come capolinea ed ero responsabile anche di un team di persone. Io ero giovane e riuscire a farmi capire da una persona più anziana che non parlava la stessa lingua… ”. Due anni fa arriva una proposta da Napoli e l’amore per la propria terra ha la meglio. Vincenzo è ancora legato alla X-PRESS, l’azienda per cui attualmente lavora è rappresentante in Italia della compagnia di navigazione cubana in partnership con X-PRESS. “L’esperienza mi ha insegnato che si può imparare a fare un lavoro. La parola chiave è empatia, bisogna sapersi relazionare con le persone. Bisogna dedicare attenzione alle cose di contorno, che poi contorno non sono mai. Se vuoi crescere professionalmente devi saper interagire con le persone, capire come sono fatte, devi saper risultare una persona gradevole”. Poi “bisogna fare tesoro di quello che dice una persona con più esperienza o semplicemente che la pensa diversamente. Un capo intelligente si preoccupa di chi ha intorno, non cerca l’ambizione personale”. Un consiglio: “Bisogna essere positivi. Oggi non ho molta paura del futuro, sono venuto dal basso e mi sono fatto da solo. Se resti positivo trasmetti positività anche agli altri”, conclude Vincenzo.
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