La difficoltà di Commerciale? Ricordare tutto il programma

Diritto Commerciale: un esame lungo e complicato che rende insonni gli studenti di Giurisprudenza. “La difficoltà fondamentale è quella di ricordare tutta la materia che diventa sempre più ampia. Ho sempre manifestato il mio pensiero che ormai è un insegnamento che dovrebbe essere biennalizzato, con esami biennali. Una mia proposta in Consiglio di Facoltà tre-quattro anni fa in questo senso non riscosse, ahimè per gli studenti, successo. Trattenere diventa sempre più difficile. Ne sono consapevole anch’io come esaminatore e ovviamente ne tengo conto agli esami”, afferma il prof. Gian Franco Campobasso ai microfoni di Radio Kiss Kiss Napoli, l’intervista andrà in onda il 29 maggio (ospiti di Trenta e lode anche i professori Andrea Amatucci e Lucio De Giovanni – 15 e 25 maggio-, ne parleremo sul prossimo numero). 
Ma qual è il metodo di studio migliore per affrontare l’esame? chiede al docente Ida Di Martino. “Diritto Commerciale è una delle materie professionali della Facoltà. Poiché è particolarmente vasta, presuppone per uno studio corretto una buona capacità di sintesi da parte dello studente e l’esigenza innanzitutto di frequentare i corsi e studiare individuando quali sono i punti essenziali dei singoli argomenti, trarne una sintesi. Quello che è certo: è difficile ricordare tutto il programma”.
Impossibile anche individuare una priorità di argomenti. L’esame si svolge in due momenti prima con due collaboratori e poi con il docente, a meno che “non si tratti di una delle due commissioni che seguo direttamente e quindi lo svolgono interamente con me”.  I testi consigliati per l’esame sono quelli del prof. Campobasso, ma il docente specifica “si può utilizzare qualsiasi testo a livello universitario con un’unica precisazione abbastanza ovvia  -dato che è materia che subisce continue evoluzioni legislative- deve trattarsi di testi aggiornati con le nuove norme legislative. Una regola che vale anche per i testi miei: devono essere portati nelle edizioni aggiornate”.
Il docente, sollecitato dalla speaker, pesca nei suoi ricordi due studenti particolari. “Uno studente molto bravo e molto giovane che prese 30 e lode – si prendono anche con me- e alla fine mi disse che non aveva studiato più di tre-quattro mesi, ma era bravo e non c’era problema. Viceversa uno studente di quasi 80 anni che non è mai riuscito a superare l’esame ma diventammo dei buoni amici, transigevamo invitandolo, una volta che l’avevo bocciato, a prendere un caffè”.
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