Laurea ad honorem in Svezia per la prof.ssa Michelotti

Laurea ad honorem in Odontoiatria per la prof.ssa Ambrosina Michelotti, docente di Gnatologia Clinica e Ortognatodonzia al Dipartimento di Neuroscienze e Scienze Riproduttive ed Odontostomatologiche della Federico II. A conferirgliela, l’Università svedese di Malmö in occasione dell’Annual Graduation Cerimony. Per lei è la terza pergamena in bacheca dopo le lauree, entrambe con lode, in Biologia nell’80 e in Odontoiatria nell’84. I disordini temporomandibolari e il dolore orofacciale: il tema di studio in questi anni (a Napoli coordina un Master dedicato all’argomento). L’internazionalizzazione e il rispetto delle diversità uno dei focus che ha preceduto il recente riconoscimento a una carriera ricca di pubblicazioni ed esperienze di docenza e di ricerca in Europa, America e paesi arabi.
Professoressa, la prima reazione quando ha saputo della laurea honoris causa?
“Ho mostrato la mail che mi è arrivata a mio marito (il professore di Ortodonzia alla Federico II Roberto Martina). Gli ho detto: ‘ma ho capito bene?’”.
Aveva capito bene. Che valore dà alla sua terza laurea?
“È il riconoscimento di un percorso compiuto con i miei colleghi che ha permesso di stabilire dei criteri diagnostici e classificatori per i disordini temporomandibolari e il dolore orofacciale. È il primo passo per un linguaggio comune, tenuto conto che ogni cultura ha delle caratteristiche da prendere in considerazione quando si tratta di stabilire un piano di trattamento per un paziente. Nell’epoca delle globalizzazione non ci possiamo fermare nel nostro piccolo orto. Quando mi hanno conferito questa laurea mi hanno chiesto di tenere una lezione proprio sull’importanza della collaborazione internazionale”.
In quella circostanza su quali aspetti ha focalizzato l’attenzione?
“Ne ho parlato prima da un punto di vista globale, poi mi sono soffermata su quali sono i compiti dell’Università, quindi su progetti Erasmus per gli scambi interuniversitari, su percorsi di formazione in collaborazione, sull’importanza della cooperazione internazionale nella ricerca e, non ultimo, in campo medico”.
Si può parlare di Europa da un punto di vista scientifico o ci sono ancora delle barriere?
“Si compiono sempre dei grandi sforzi per parlare la stessa lingua, ma ci sono delle diversità culturali ed etniche che non possono essere trascurate. L’importante è non rinnegare le differenze, ma, al contrario, esaltarle, perché ognuno di noi deve portare avanti e far tesoro della propria cultura”.
A proposito di differenze, quali sono quelle tra insegnamento in Svezia e in Italia? 
“Fin dal primo anno il loro è un approccio connesso a una problematica di un paziente. Un po’ alla Dr. House (medico di una nota serie televisiva). Noi adottiamo un metodo più tradizionale”. 
Qual è il più efficace?
“Una fusione di entrambi. Il medico e/o l’odontoiatria deve abituarsi a ragionare sul paziente visto nel suo insieme. Non si può focalizzare sul singolo problema, che spesso ne nasconde altri”. 
Consideriamo la terza laurea come un punto di partenza. Dove è diretta adesso la prof.ssa Michelotti?
“Con il gruppo voglio portare avanti la ricerca con entusiasmo e curiosità, puntando a metodiche didattiche sempre più innovative e tenendo alta l’attenzione verso la cura del paziente”. 
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