Laureato a Napoli, avvocato in Inghilterra

Un laureato con la valigia, che in Inghilterra ha trovato la sua seconda casa. E’ la storia di Fabio Vitiello, 32 anni, napoletano, il quale vive da otto anni in Gran Bretagna. “Mi sono laureato nel 1993, con 106, in Diritto internazionale, relatore il professor Francesco Caruso”, ricorda Vitiello. “Vivevo in Inghilterra, a Londra, già dall’agosto ‘92. Ero partito per fare nuove esperienze e confrontarmi con altre realtà. A Londra avevo alcuni parenti e mi sono appoggiato a loro. Ho cominciato a lavorare in un negozio e contemporaneamente mi dedicavo alle ricerche per la tesi, che era in Diritto Internazionale”. Un’esperienza utile sin dall’inizio, dunque, che tra l’altro gli consente di evitare il servizio militare. Un anno di lavoro all’estero compiuto tra il venticinquesimo ed il ventiseiesimo anno è infatti sostitutivo della leva obbligatoria. Approda dunque all’appuntamento con la laurea dopo aver trascorso a Londra già un discreto periodo di tempo, forte di una più che buona conoscenza dell’inglese e di una certa dimestichezza con la città, dove già aveva soggiornato per brevi periodi.  Dopo la laurea  fa di nuovo  rotta verso l’Inghilterra. Il suo obiettivo? Mettere a frutto le competenze acquisite ed approfondire la conoscenza degli aspetti del Common Law. Oltre che, naturalmente, trovare un lavoro attinente agli studi svolti ed alla passione giuridica. Riprende il racconto: “la laurea conseguita in Italia non mi consentiva di esercitare a Londra la professione di avvocato. Iniziai allora a guardarmi intorno e valutai diverse possibilità. Una poteva essere quella di lavorare presso uno studio in qualità di esperto di Diritto italiano. Un’altra era quella di frequentare un corso integrativo di un anno, organizzato dall’Università inglese e con il patrocinio del locale ordine degli avvocati. In sostanza è un corso attraverso il quale si acquisiscono le conoscenze relative alle materie fondamentali del sistema legale inglese. Lo frequentai a tempo pieno, quattro volte a settimana, per un anno”. Vitiello mette dunque la laurea in un cassetto, continua a lavorare nel negozio, soggiorna presso i parenti che lo ospitano e ritorna sui libri. “Mi è servito ad acquisire il nucleo base del diritto anglosassone”, racconta. “Quello della Common Law è un sistema completamente diverso, rispetto al nostro. Il corso si concluse con una serie di esami scritti, che sostenni e superai”. L’alternativa, a quel punto, era tra Solicitor e Barrister. Di che si tratta? “Oggi le cose sono un po’ cambiate, ma fino a qualche anno fa il Solicitor era il professionista al quale si rivolge il cliente quando ha un problema legale. È colui il quale istruisce la causa e, se è il caso, chiede anche un parere al Barrister. Quest’ ultimo è il professionista, esperto di un ramo del diritto, che rappresenta il cliente in aula. Ripeto, adesso la situazione è in via di trasformazione; non è infrequente un Solicitor che difenda il cliente in aula. Io scelsi il Barrister. Iniziai a frequentare un corso istituito dall’ordine. Durò un anno;  prevedeva molta procedura ed una stretta interrelazione tra la teoria e la pratica. Facevo  prove pratiche su casi fittizi, imparavo  a difendere un cliente – attore alla sua presenza. In altri termini prendevo in mano i ferri del mestiere”. Per frequentare il corso -siamo a settembre ‘94-, Vitiello lascia il lavoro in negozio. “Sicuramente mi ha molto aiutato il fatto di potere contare sul supporto della famiglia, perché mi ha dato un minimo di tranquillità per proseguire a studiare”. 
Il Papillaggio
Ad ottobre ‘95 diventa Barrister ed inizia il cosiddetto Papillaggio,  un anno di praticantato che si svolge presso uno studio legale. Può anche essere effettuato in due studi diversi, per un periodo di sei mesi ciascuno. Le difficoltà non sono  dissimili da quelle dei giovani avvocati napoletani. “Si manda il curriculum e si aspetta di essere presi da un qualche studio. Purtroppo i posti disponibili sono pochi e la concorrenza è agguerritissima. Io aspettai un anno tra la nomina a Barrister e l’inizio del praticantato. Di retribuzione, per i primi sei mesi, neanche a parlarne. Dal settimo mese in avanti ho iniziato ad occuparmi di alcuni clienti, sempre sotto la gestione di un Barrister Senior, in uno studio diverso da quello dove avevo iniziato. Mi davano una sorta di fondo spese. Presi un piccolo monolocale nel centro di Londra, per il quale pagavo un fitto di circa 700.000 lire mensili, e finalmente andai a vivere da solo”. Completato i dodici mesi, Vitiello resta per altri sei mesi presso lo studio nel quale aveva effettuato il Papillaggio. “Nel frattempo spedivo curricula a più non posso. Alcuni mi hanno risposto e ad agosto ‘98 ne ho sostenuto uno decisivo, con la BNEL plc. Mi hanno assunto in qualità di avvocato dell’azienda ed ancora oggi lavoro con loro. La retribuzione è buona, viaggio molto; lavoro in un centro che si trova ad una ventina di chilometri da Manchester, nel nord. Pago 450.000 lire al mese per una stanza in una casa che condivido con altre persone. Lavoro mediamente dalle 9.00 alle 17.30, ma poi capitano anche i giorni nei quali resto in ufficio fino alle dieci di sera. Il tempo libero, durante la settimana, lo trascorro tra la palestra, il pub con gli amici, la casa. Nei fine settimana non è raro che si vada tutti insieme in qualche bel posto: campagna, distretto dei laghi oppure costa”. Differenze rispetto a Londra? “La capitale ovviamente è unica, ma gli inglesi del nord sono un po’ come i meridionali in Italia: affabili, espansivi, cortesi. Se chiedi loro una informazione non è da escludere che ti carichino in auto e ti portino fino a destinazione, raccontandoti, nel frattempo, tutta la loro vita”. 
Nostalgia dell’Italia? “Mancano la famiglia, gli amici e la sensazione di essere a casa propria. Qui comunque  sto bene e poi sono spesso in contatto con l’Italia, telefonicamente oppure via posta elettronica”. E’ una esperienza che consiglia, ad un neolaureato, quella di tentare fortuna all’estero? “Bisogna essere pronti a sudare ed a spezzarsi le ossa. Non ci sono scorciatoie e la competizione è esasperata. Chi viene da un altro paese deve essere pronto a dare il 120%. Secondo me è anche importante conoscere bene l’inglese in partenza, avere contatti sicuri ed un progetto preciso. Sconsiglio di partire alla ventura, per vedere come butta nei primi due-tre mesi. Il rischio è di tornare con la coda tra le gambe ed il morale sotto ai tacchi. In ogni caso è una scommessa stimolante, ma io non posso dire cosa sarebbe stato della mia carriera se fossi restato in Italia. Il mio futuro? Quello a breve e medio termine in Inghilterra. Poi vedremo cosa decideranno la carriera ed il mercato del lavoro”.        
Fabrizio Geremicca
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