Marina, un anno in laboratorio con una borsa di studio

“Mi piace comprendere il meccanismo intimo delle cose. Non mi basta sapere solo come funzionano, ma capire cosa c’è dentro e, in questo senso, credo che la Chimica e la Fisica, siano alla base di tutto” dice Marina Sestito, 25 anni, originaria di Caserta, laureata ad ottobre in Chimica Industriale con 110. La scelta degli studi è avvenuta quasi per caso. “Pensavo di iscrivermi a Scienze della Comunicazione, poi ho seguito una presentazione del Corso di Laurea del prof. Elio Santacesaria. Mi ha convinto il modo in cui il professore ha descritto il Corso. Così ho scelto Chimica Industriale. È una scelta che rifarei, mi sono trovata bene. E poi una facoltà scientifica obiettivamente offre più opportunità di lavoro”. Le difficoltà durante il percorso non sono mancate. “Se ne incontrano spesso, ma il mio limite più grande è sempre stata la mia emotività. Ogni esame è stato un dramma e gli ultimi sono stati peggio dei primi perché i professori mi conoscevano e mi veniva l’ansia da prestazione”. Marina ha vinto una borsa di studio valida un anno e sta lavorando proprio nel laboratorio di Santacesaria. “Realizziamo biodiesel, propilene e altri gas di interesse industriale, attraverso dei catalizzatori in fase solida fatti reagire all’interno di un reattore industriale a pressioni e temperature elevate”. Il lavoro che sta svolgendo ora è un po’ diverso da quello affrontato nel corso della tesi di laurea, che ha dato dei risultati incerti.“È interessante mettersi di nuovo in gioco. Il lavoro di laboratorio mi piace, ma spero di fare anche altro, anche se non so ancora bene cosa. Mi piace cercare di superare i miei limiti e, spero di trovarmi, in futuro, in un realtà che mi permetta di farlo”. In questi anni di studio, grande importanza, hanno rivestito i compagni di studio: “non mi sento di chiamarli colleghi. Siamo diventati molto amici e sono convinta che se non ci fosse stato un ambiente così cordiale, non sarei arrivata dove sono. Si, tengo a dare merito anche a loro”. Per il futuro non ci sono ancora progetti definiti. Anche se ammette: “mi piacerebbe fare  qualche esperienza all’estero, sia nell’ambito della ricerca che dell’industria”. 
La tesi. Marina ha svolto una tesi sperimentale nell’ambito di un progetto condiviso tra l’università e la sede romana dell’Enea. L’obiettivo: sintetizzare e caratterizzare una molecole organica da usare come assorbente per catturare i metalli pesanti, presenti nei siti industriali. Questa molecola si chiama Cucurbiturile (il nome deriva dalla sua forma, simile a quella di una zucca a cava che, per l’appunto, appartiene alla famiglia della cucurbitacee). Viene sintetizzata artificialmente ed è un composto a base di carbonio, azoto, ossigeno, gli elementi che sono alla base della vita.“Dal momento che questa molecola non si caratterizza singolarmente, ma esistono altri prodotti molto simili, ho fatto sintesi differenti con diversi catalizzatori, per ricavare l’unico omologo che a me interessava studiare” dice Marina, i cui relatori sono stati il prof. Luciano Santoro e l’ing. Fabio Montagnaro a Napoli e il prof. Loris Pietrelli a Roma. Il prodotto finale è una polvere.“Il procedimento eseguito su scala industriale, è diverso da quello svolto in laboratorio. Nel primo caso si fissa in una colonna per raccoglierne il refluo. In laboratorio, poiché si lavora su quantità piccole, si mettono il metallo e la polvere in un becker, si agita il tutto e si vede quanto ne è stato assorbito”. 
(Si. Pa.)
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