Ha un campione cresciuto in casa la Napoli del Ping Pong in vista delle Universiadi. Si chiama Maurizio Massarelli, ha 23 anni, è di Mugnano di Napoli, sta per laurearsi in Scienze Motorie all’Università Parthenope e nel suo sport è un nome che ormai non passa più inosservato. Il curriculum da pongista parla di un campionato europeo vinto a Ostrava, in Repubblica Ceca, nel 2013, di diversi campionati vinti in serie A e della partecipazione a due mondiali disputati in India e Marocco. Oggi gioca la serie A indossando i colori del Casamassima, in Puglia, ma si allena quotidianamente in diverse società partenopee. Tra presente e ambizioni per il futuro, si racconta.
Maurizio, perché il Ping Pong?
“Ho iniziato a sette anni su invito di un amico di mio padre che aveva messo su una società. Ci andai con mio fratello. Mi sono reso conto di essere portato”.
Che sport hai conosciuto?
“Non è solo tavolo, pallina e racchetta, sono tante cose infinite. In palestra si lavora in sala attrezzi e con esercizi di esplosività che non hanno a che fare con i pesi. Mi alleno cinque volte volte a settimana oltre la competizione del weekend”.
Oggi giochi la serie A. Cosa significa nel tennistavolo arrivare a questi livelli?
“Mi permette di essere autonomo, pagarmi gli studi, la macchina e altro. Non è abbastanza per costruire progetti di vita seri, ma alla mia età mi consente cose precluse a tanti miei coetanei, mi reputo fortunato”.
Cosa serve per affermarsi?
“La voglia di impegnarsi e di arrivare. Il talento non è tutto. Il nostro è uno sport molto tattico, paragonabile quasi a una partita a scacchi. Aspetto psicologico e voglia di farcela sono fondamentali per vincere”.
Il tuo modello di riferimento?
“I cinesi. Sono i più forti. Sono stato due mesi in Cina tra Shanghai e Pechino per allenarmi nei loro centri. Avevo quindici anni, è stata un’esperienza altamente formativa”.
Tante vittorie nel tuo palmares. Ma qual è la soddisfazione numero uno?
“A ottobre ho vinto il torneo assoluto a Terni. Mi hanno definito ‘muro’ perché non sbagliavo nulla. È stata una grande soddisfazione”.
Stai per laurearti in Scienze Motorie. Cosa ti piacerebbe fare da grande?
“Il professore di educazione fisica alle elementari. Si parla di inserire questa figura, spero diventi realtà. Sarebbe bello insegnare ai più piccoli l’educazione al movimento e dare un contributo a problemi come l’obesità”.
A luglio le Universiadi. Un pronostico?
“La mentalità mira sempre alla vittoria. Di certo non vado alle Universiadi per partecipare, ma è importante anche restare umili. Ci saranno gli asiatici, quindi vincere è difficile. Spero di fare bene visto che la competizione si disputa nella mia città”.
Il sogno da sportivo?
“Partecipare alle Olimpiadi”.
Maurizio, perché il Ping Pong?
“Ho iniziato a sette anni su invito di un amico di mio padre che aveva messo su una società. Ci andai con mio fratello. Mi sono reso conto di essere portato”.
Che sport hai conosciuto?
“Non è solo tavolo, pallina e racchetta, sono tante cose infinite. In palestra si lavora in sala attrezzi e con esercizi di esplosività che non hanno a che fare con i pesi. Mi alleno cinque volte volte a settimana oltre la competizione del weekend”.
Oggi giochi la serie A. Cosa significa nel tennistavolo arrivare a questi livelli?
“Mi permette di essere autonomo, pagarmi gli studi, la macchina e altro. Non è abbastanza per costruire progetti di vita seri, ma alla mia età mi consente cose precluse a tanti miei coetanei, mi reputo fortunato”.
Cosa serve per affermarsi?
“La voglia di impegnarsi e di arrivare. Il talento non è tutto. Il nostro è uno sport molto tattico, paragonabile quasi a una partita a scacchi. Aspetto psicologico e voglia di farcela sono fondamentali per vincere”.
Il tuo modello di riferimento?
“I cinesi. Sono i più forti. Sono stato due mesi in Cina tra Shanghai e Pechino per allenarmi nei loro centri. Avevo quindici anni, è stata un’esperienza altamente formativa”.
Tante vittorie nel tuo palmares. Ma qual è la soddisfazione numero uno?
“A ottobre ho vinto il torneo assoluto a Terni. Mi hanno definito ‘muro’ perché non sbagliavo nulla. È stata una grande soddisfazione”.
Stai per laurearti in Scienze Motorie. Cosa ti piacerebbe fare da grande?
“Il professore di educazione fisica alle elementari. Si parla di inserire questa figura, spero diventi realtà. Sarebbe bello insegnare ai più piccoli l’educazione al movimento e dare un contributo a problemi come l’obesità”.
A luglio le Universiadi. Un pronostico?
“La mentalità mira sempre alla vittoria. Di certo non vado alle Universiadi per partecipare, ma è importante anche restare umili. Ci saranno gli asiatici, quindi vincere è difficile. Spero di fare bene visto che la competizione si disputa nella mia città”.
Il sogno da sportivo?
“Partecipare alle Olimpiadi”.







