Medici ed ingegneri biomedici per la prima volta insieme in un convegno. L’incontro dell’8 novembre si è svolto nell’ambito della tre giorni organizzata dalla Società Polispecialistica Italiana dei Giovani Chirurghi (SPIGC) ed ha visto la collaborazione della Facoltà di Ingegneria della Federico II e dell’Ordine degli Ingegneri. Durante la mattinata di dibattito presso il Centro Congressi del Federico II, si è approfondito il tema delle nuove tecnologie in campo medico e i loro benefici, dall’e-healt, alla telemedicina e ai diversi progetti già attivi in questo campo.
Una novità sottolineata dai relatori. Ne hanno parlato l’ing. Mattia Siciliano (Ordine degli Ingegneri), il prof. Marcello Bracale, Presidente del CdL in ingegneria Biomedica del Federico II (“è una giornata alla quale va riservata molta attenzione per l’importanza dell’incontro tra l’Ordine degli Ingegneri ed una società medico-scientifica”), il prof. Umberto Parmeggiani, Presidente della Scuola di Specializzazione in Chirurgia Generale alla SUN (“nella Scuola di Specializzazione spero di riuscire ad inserire elementi per l’utilizzo delle nuove tecnologie che servano alla formazione del chirurgo. Mi auguro, quindi, che questa sia solo la prima di molte altre iniziative che vedano coinvolti ingegneri biomedici e medici”).
Era della conoscenza, farmaci intelligenti, home care: sono queste alcune parole d’ordine ricorrenti fra gli esperti del settore in questi ultimi anni. “L’Information Technology è estremamente pervasiva e siamo tutti convinti che possa fare molto – spiega l’ing. Giovanni Manco dell’Ordine – Per la prima volta assistiamo ad un investimento enorme di uomini e mezzi per arrivare ad uno sviluppo del sistema tecnologico che investa ogni aspetto della società”. E all’interno dell’Ordine degli Ingegneri sembra cambiare il vento se, come spiega il Presidente Luigi Vinci, “l’Ordine è stato sempre orientato verso il ramo civile, mentre adesso ci si sta impegnando a dare spazio a tutti i settori dell’ingegneria. Ad esempio siamo molto attenti al tema della sicurezza e delle situazioni a rischio in ospedale”.
Il connubio tra tecnologia e medicina si può sperimentare da subito, attraverso nuove possibilità terapeutiche e di elaborazione delle informazioni senza vincoli di distanza, con progetti A.D.I. (Assistenza Domiciliare Integrata) e di home care. “È fondamentale – ricorda a questo proposito il prof. Bracale – evitare uno sviluppo non coordinato dei vari servizi. E’sbagliato pensare di considerare che i singoli sistemi attraverso l’automazione possano da soli migliorare i vari percorsi. Noi come ingegneri biomedici vogliamo creare una sorta d’interfaccia tra il medico e l’ingegnere”.
“La telemedicina – spiega il Tenente Colonnello Eduardo Cucuzza (Centro Studi Ricerche di Sanità Veterinaria dell’Esercito) – in ambito militare può avere diverse applicazioni. Nella Sanità Militare, ad esempio, uno dei problemi è quello di avere sempre disponibilità in situazioni di emergenza di team chirurgici a rischio. Grazie al contributo delle Agenzie Spaziali Italiana ed Europea siamo riusciti a far partire in Bosnia, nel 1997, un progetto di telemedicina, attraverso stazioni di collegamento tra diverse postazioni in zone critiche collegate con il Policlinico Militare di Roma che svolge la funzione di stazione capo maglia”.
Diversi anche i progetti presentati da dottorandi di ricerca tra cui quello di ‘Web Service for Cardiological Home Monitoring via HRV Analisys’ illustrato dall’ing. Leandro Pecchia, dottorando in Economia e Management delle Aziende e delle Organizzazioni Sanitarie. “L’ITC ci permette di mettere in comunicazione il domicilio del paziente con i luoghi dove sono tutti i sistemi più avanzati per l’analisi dei dati. Gli Ecg possono essere inviati da casa del paziente per venire memorizzati in data-base centralizzati ed elaborati, per poi, se necessario, procedere alla cura contattando anche il medico di famiglia che può accedere ai dati via web”.
Valentina Orellana
Una novità sottolineata dai relatori. Ne hanno parlato l’ing. Mattia Siciliano (Ordine degli Ingegneri), il prof. Marcello Bracale, Presidente del CdL in ingegneria Biomedica del Federico II (“è una giornata alla quale va riservata molta attenzione per l’importanza dell’incontro tra l’Ordine degli Ingegneri ed una società medico-scientifica”), il prof. Umberto Parmeggiani, Presidente della Scuola di Specializzazione in Chirurgia Generale alla SUN (“nella Scuola di Specializzazione spero di riuscire ad inserire elementi per l’utilizzo delle nuove tecnologie che servano alla formazione del chirurgo. Mi auguro, quindi, che questa sia solo la prima di molte altre iniziative che vedano coinvolti ingegneri biomedici e medici”).
Era della conoscenza, farmaci intelligenti, home care: sono queste alcune parole d’ordine ricorrenti fra gli esperti del settore in questi ultimi anni. “L’Information Technology è estremamente pervasiva e siamo tutti convinti che possa fare molto – spiega l’ing. Giovanni Manco dell’Ordine – Per la prima volta assistiamo ad un investimento enorme di uomini e mezzi per arrivare ad uno sviluppo del sistema tecnologico che investa ogni aspetto della società”. E all’interno dell’Ordine degli Ingegneri sembra cambiare il vento se, come spiega il Presidente Luigi Vinci, “l’Ordine è stato sempre orientato verso il ramo civile, mentre adesso ci si sta impegnando a dare spazio a tutti i settori dell’ingegneria. Ad esempio siamo molto attenti al tema della sicurezza e delle situazioni a rischio in ospedale”.
Il connubio tra tecnologia e medicina si può sperimentare da subito, attraverso nuove possibilità terapeutiche e di elaborazione delle informazioni senza vincoli di distanza, con progetti A.D.I. (Assistenza Domiciliare Integrata) e di home care. “È fondamentale – ricorda a questo proposito il prof. Bracale – evitare uno sviluppo non coordinato dei vari servizi. E’sbagliato pensare di considerare che i singoli sistemi attraverso l’automazione possano da soli migliorare i vari percorsi. Noi come ingegneri biomedici vogliamo creare una sorta d’interfaccia tra il medico e l’ingegnere”.
“La telemedicina – spiega il Tenente Colonnello Eduardo Cucuzza (Centro Studi Ricerche di Sanità Veterinaria dell’Esercito) – in ambito militare può avere diverse applicazioni. Nella Sanità Militare, ad esempio, uno dei problemi è quello di avere sempre disponibilità in situazioni di emergenza di team chirurgici a rischio. Grazie al contributo delle Agenzie Spaziali Italiana ed Europea siamo riusciti a far partire in Bosnia, nel 1997, un progetto di telemedicina, attraverso stazioni di collegamento tra diverse postazioni in zone critiche collegate con il Policlinico Militare di Roma che svolge la funzione di stazione capo maglia”.
Diversi anche i progetti presentati da dottorandi di ricerca tra cui quello di ‘Web Service for Cardiological Home Monitoring via HRV Analisys’ illustrato dall’ing. Leandro Pecchia, dottorando in Economia e Management delle Aziende e delle Organizzazioni Sanitarie. “L’ITC ci permette di mettere in comunicazione il domicilio del paziente con i luoghi dove sono tutti i sistemi più avanzati per l’analisi dei dati. Gli Ecg possono essere inviati da casa del paziente per venire memorizzati in data-base centralizzati ed elaborati, per poi, se necessario, procedere alla cura contattando anche il medico di famiglia che può accedere ai dati via web”.
Valentina Orellana







