Mentore tra i corridoi, superstar su Facebook

“Fate sempre del bene ragazzi. Aiutate a tutti, perché vi fa piacere a voi. Ma nun ve aspettate mai grazie, perché se vi aspettate grazie, allora site fessi”. Una citazione da 260 “Mi piace” e 60 “Condividi”. Le parole del professor Sciorio passano dalle aule di Anatomia I alle case degli utenti di Facebook che, attraverso il celebre social network, esprimono gradimento, commentano divertiti e condividono quello che leggono. Il tramite è un gruppo, intitolato “Citazioni famose dei prof alla Federico II”, nel quale le frasi del docente vanno per la maggiore. Limitarsi a questo sarebbe, però, riduttivo. Internet è una cosa, la vita reale ne è un’altra. Così, sentendo parlare gli studenti che vivono un rapporto quotidiano e diretto con il professore, ci si rende conto che le frasi simpatiche, le parole dialettali e i motti popolari sono solo componenti che si inseriscono in un contesto molto più ampio ed eterogeneo. Un coro quasi unanime di ragazzi parla di un docente sempre molto disponibile anche fuori dall’aula, che non ama nascondersi dietro ai titoli, che è molto attento agli studenti non solo per quello che riguarda la sua materia, ma per tutta la loro carriera accademica. Ne sono una testimonianza le parole di Marco Cerbone, iscritto al secondo anno di Medicina: “il professor Sciorio dà un grande input a noi studenti quando dice che Anatomia non va studiata per superare l’esame, ma perché si vuole fare il medico. Sentirmi dire questo mi ha aiutato molto. Lui soffre perché vorrebbe avere più ore a disposizione, però è molto disponibile. Infatti ci sono gruppi di studio che vanno da lui in ufficio. Poi se uno studente lo incontra all’università e gli chiede qualcosa, lui risponde anche se non lo conosce. Ovviamente la sua disponibilità ha una conseguenza precisa, all’esame ti può chiedere qualunque cosa”.
“La sua lezione
 è un racconto”
A volte il prof. usa un linguaggio poco ortodosso con uno scopo preciso, far capire la materia: “la sua lezione è un racconto. È come un nonno che ti racconta la guerra, lui però parla del corpo umano. È molto diretto perché ha vissuto con le mani nel cadavere, quindi sa bene di cosa parla e qual è il limite del testo. Da questo punto di vista è un maestro di vita. Le lezioni di Sciorio sono qualcosa di messianico, perché lui riesce a trasmettere una semplicità che il testo non dà”. Il tutto, stando sempre dalla parte di chi impara: “all’esame è preciso e puntiglioso, però è consapevole della posizione dello studente. Si rende conto della mole di studio ed è difficile che tratti male qualcuno. Sembra poco filosofico, poi lo conosci meglio e ti rendi conto che è un professore capace di capire le esigenze dello studente. Capisce le corde che hai dentro e le fa suonare”. Non si risparmia nemmeno nei weekend, come rivela Claudio Candia: “una volta, per rispiegare delle cose che non avevamo capito, ci ha fatto lezione un sabato mattina ed è stato con noi per quasi due ore”. La sua fama a volte lo precede. Lo ha conosciuto ancor prima di andare a lezione Andrea Uriel de Siena, iscritto al secondo anno di Medicina dove assiste i rappresentanti degli studenti in qualità di referente: “l’ho conosciuto prima di fama, perché è molto noto per la sua disponibilità, poi di persona. Ha un metodo di spiegare molto singolare perché usa i lucidi e perché non gli piace il computer. Quando spiega è chiaro e spesso è divertente, quindi non ti fa addormentare”. E non crea distacco: “è confidenziale con i ragazzi, ma sempre nel rispetto dei ruoli. Insomma, si sa rapportare, ma non è un fesso, quindi non ti regala l’esame. Poi si interessa sempre dello studente e della sua vita, spesso chiede se hai fatto gli esami e se sei in regola”. In alcuni casi si può anche fare a meno degli aspetti formali: “so che dai colleghi si fa chiamare Sasà. Anche tra di noi lo chiamiamo così”.
Il pc “sciaraballo”
e la pausa caffè
Conferma il suo astio verso la tecnologia e il buon rapporto con i ragazzi L. A., anche lui del secondo anno: “lui si pone come un amico. Spesso ci dice di capire in aula, così a casa dobbiamo studiare di meno. A lezione usa delle espressioni ricorrenti, per esempio il pc diventa sciaraballo. Ma sono sempre battute simpatiche e mai volgari che per noi studenti costituiscono un valido supporto”. Un supporto che, secondo Gennaro Addato, studente di Medicina da tre anni, aiuta a digerire meglio le dure ore di lezione: “è un personaggio che non passa inosservato per come si pone in aula. Sa che la materia che spiega è ostica, quindi la fa toccare con mano con un linguaggio immaginifico. Riesce a stemperare la seriosità delle aule universitarie e, un po’ col dialetto, un po’ con i detti popolari, rende più piacevoli le due ore, anzi, ti incentiva anche ad approfondire”. Sbaglia chi pensa a copioni che si ripetono negli anni: “È simpatico di natura, non ha sketch fissi. Cambia sempre con battute legate alla materia che gli vengono in quel momento”. Per chi come il prof. mostra con tanta fierezza le proprie radici napoletane, non può proprio mancare ‘na tazzulella e cafè. È questo l’aneddoto raccontato da Melania: “la cosa fantastica è che arriva la guardia dell’aula e gli porta la macchinetta col caffè tutte le mattine alla stessa ora. Poi c’è la pausa caffè d’obbligo. E si lamenta che non c’è tempo! Però è carinissimo, quando fa lezione ti chiede se hai capito. Ti legge i dubbi in faccia”. Ma Napoli, si sa, non è solo il rito del caffè, è anche un incrocio di culture diverse: “lui dice di parlare in francese quando usa il dialetto. Lascio immaginare la mia sorpresa quando mi sono accorta che nelle sue slide i nomi delle parti anatomiche erano veramente in francese”. Qualche francesismo ricorre anche quando il docente ricorda uno dei suoi maestri, il professor Giovanni Giordano Lanza: “ogni tanto parla del professor Lanza come del nostro Maestro e sostiene che senza di lui la gente non saprebbe fare neanche la O col bicchiere”. 
C.B.
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