La riserva è stata, infine, sciolta. A partire dal 2012 Economia programmerà gli accessi. La decisione, nell’aria da tempo, si è concretizzata il 19 aprile, al termine di un lungo e sofferto Consiglio di Facoltà. “Abbiamo la necessità di avere alcuni anni di stabilità e cercare la migliore soluzione possibile alla luce della drastica riduzione del corpo docente, causata dai pensionamenti. Fra il 2006 e il 2015 le nostre unità di personale passeranno da 121 a 96, a fronte del 67% di studenti non attivi nella classi aziendali e del 68% in quelle economiche. Se non cresceremo di almeno dieci unità, ci saranno guai anche peggiori”, afferma il Preside Achille Basile. E poi insiste su un punto: per garantire la qualità didattica, non resta altro da fare se non chiudere dei percorsi o introdurre il numero programmato con accessi proporzionali ai 230 posti per canale previsti dalla legge. Quindi: 920 posti ad Economia Aziendale e 460 ad Economia e Commercio (in pratica un canale in meno per entrambi rispetto all’offerta attuale).
Il disagio in aula è palpabile. I Dipartimenti sono i primi ad ufficializzare le proprie posizioni. È già nota quella del Dipartimento di Economia, che ha chiesto più volte di procedere prima ad una radicale riorganizzazione didattica, e quella del Dipartimento di Diritto dell’Economia, che, a sua volta, esplicita l’invito a “fermarsi e riflettere, per non ledere il diritto allo studio”. Diversa la posizione del Dipartimento di Matematica e Statistica che, sostenendo la proposta del Preside, propone un modello basato su un’offerta formativa varia: “quarant’anni di università di massa hanno sclerotizzato la società. Iscrizioni controllate garantiranno una didattica migliore e studenti maggiormente virtuosi”.
La platea si divide. “Ce la sentiamo di scegliere il progressivo razionamento degli studenti per conservare percorsi scorciatoia?” (prof. Ugo Marani). “Fino al 2015, i numeri potrebbero cambiare. Il numero chiuso è un principio ideologico. Significa che non siamo abbastanza bravi da avere più studenti attivi, ma vorremmo sembrare migliori. Salviamo il salvabile e manteniamo gli accessi” (prof. Giancarlo Guarino). “Con qualche sacrificio in termini di programmazione sopravviverebbe un’offerta qualitativamente elevata, anche in termini di sbocchi. Diversamente potrei rinunciare ai miei trentotto crediti” (prof. Stefano Ecchia, Presidente del Corso di Laurea Economia delle Imprese Finanziarie). Si tenta una difficile mediazione. “Cogliamo l’occasione per discutere gli obiettivi. Economia Aziendale ed Economia e Commercio si devono differenziare, ma anche Finanza è un pezzo qualitativamente significativo dell’offerta formativa. Forse si potrebbe aprire a questo settore una parte dell’accesso”, propone il
prof. Riccardo Mercurio, Presidente del Corso di Laurea in Economia Aziendale. “Vorremmo garantire un percorso utile per la Laurea Triennale in Finanza, ma il numero chiuso è vincolante”, risponde il prof. Giancarlo De Vivo, Presidente del Corso di Laurea in Economia e Commercio. Le proposte non mancano. “Attraverso una maggiore possibilità di scelta ed un maggiore investimento didattico sui primi anni, potremmo mantenere in vita i percorsi, con propedeuticità più stringenti”, sostiene la prof.ssa Lilia Costabile che sottolinea: “la selezione malthusiana non riguarderà solo gli studenti”. Il prof. Nicolino Castiello, Presidente di Scienze del Turismo, difende il suo Corso e risponde alle accuse: “la globalizzazione richiede alta specializzazione e diversità dei saperi. In tanti si richiudono di fronte alle nuove professioni, ma chi sceglie Turismo non cerca scappatoie, vuole lavorare in questo campo. Con un minimo sacrificio si avrebbe un unico Corso di Economia e si eviterebbe il numero programmato. È una scelta corporativa”. Tanti i dubbi vista l’incertezza del futuro. “Afferiranno alla Facoltà altri docenti, aprendo nuovi percorsi”, dice la prof.ssa Paola Coppola. “Il numero chiuso a Medicina ha come conseguenza terribili brogli”, incalza il prof. Erik Furno.
Intervengono anche gli studenti: “il punto dolente è la riorganizzazione didattica – dice Michele Coppola, Presidente del Consiglio degli Studenti – Siamo stati messi di fronte ad un bivio. Siamo i rappresentanti degli studenti attuali, non di quelli futuri, ma perché dobbiamo scontare le vostre decisioni? Perché non vengono messi in discussione i professori?”. Alla fine del dibattito si vota. Con 45 favorevoli, fra i quali i rappresentanti degli studenti, e 17 contrari, vince la linea della chiusura. Nonostante la svolta, l’auspicata stabilità appare ancora lontana.
Il disagio in aula è palpabile. I Dipartimenti sono i primi ad ufficializzare le proprie posizioni. È già nota quella del Dipartimento di Economia, che ha chiesto più volte di procedere prima ad una radicale riorganizzazione didattica, e quella del Dipartimento di Diritto dell’Economia, che, a sua volta, esplicita l’invito a “fermarsi e riflettere, per non ledere il diritto allo studio”. Diversa la posizione del Dipartimento di Matematica e Statistica che, sostenendo la proposta del Preside, propone un modello basato su un’offerta formativa varia: “quarant’anni di università di massa hanno sclerotizzato la società. Iscrizioni controllate garantiranno una didattica migliore e studenti maggiormente virtuosi”.
La platea si divide. “Ce la sentiamo di scegliere il progressivo razionamento degli studenti per conservare percorsi scorciatoia?” (prof. Ugo Marani). “Fino al 2015, i numeri potrebbero cambiare. Il numero chiuso è un principio ideologico. Significa che non siamo abbastanza bravi da avere più studenti attivi, ma vorremmo sembrare migliori. Salviamo il salvabile e manteniamo gli accessi” (prof. Giancarlo Guarino). “Con qualche sacrificio in termini di programmazione sopravviverebbe un’offerta qualitativamente elevata, anche in termini di sbocchi. Diversamente potrei rinunciare ai miei trentotto crediti” (prof. Stefano Ecchia, Presidente del Corso di Laurea Economia delle Imprese Finanziarie). Si tenta una difficile mediazione. “Cogliamo l’occasione per discutere gli obiettivi. Economia Aziendale ed Economia e Commercio si devono differenziare, ma anche Finanza è un pezzo qualitativamente significativo dell’offerta formativa. Forse si potrebbe aprire a questo settore una parte dell’accesso”, propone il
prof. Riccardo Mercurio, Presidente del Corso di Laurea in Economia Aziendale. “Vorremmo garantire un percorso utile per la Laurea Triennale in Finanza, ma il numero chiuso è vincolante”, risponde il prof. Giancarlo De Vivo, Presidente del Corso di Laurea in Economia e Commercio. Le proposte non mancano. “Attraverso una maggiore possibilità di scelta ed un maggiore investimento didattico sui primi anni, potremmo mantenere in vita i percorsi, con propedeuticità più stringenti”, sostiene la prof.ssa Lilia Costabile che sottolinea: “la selezione malthusiana non riguarderà solo gli studenti”. Il prof. Nicolino Castiello, Presidente di Scienze del Turismo, difende il suo Corso e risponde alle accuse: “la globalizzazione richiede alta specializzazione e diversità dei saperi. In tanti si richiudono di fronte alle nuove professioni, ma chi sceglie Turismo non cerca scappatoie, vuole lavorare in questo campo. Con un minimo sacrificio si avrebbe un unico Corso di Economia e si eviterebbe il numero programmato. È una scelta corporativa”. Tanti i dubbi vista l’incertezza del futuro. “Afferiranno alla Facoltà altri docenti, aprendo nuovi percorsi”, dice la prof.ssa Paola Coppola. “Il numero chiuso a Medicina ha come conseguenza terribili brogli”, incalza il prof. Erik Furno.
Intervengono anche gli studenti: “il punto dolente è la riorganizzazione didattica – dice Michele Coppola, Presidente del Consiglio degli Studenti – Siamo stati messi di fronte ad un bivio. Siamo i rappresentanti degli studenti attuali, non di quelli futuri, ma perché dobbiamo scontare le vostre decisioni? Perché non vengono messi in discussione i professori?”. Alla fine del dibattito si vota. Con 45 favorevoli, fra i quali i rappresentanti degli studenti, e 17 contrari, vince la linea della chiusura. Nonostante la svolta, l’auspicata stabilità appare ancora lontana.
Occorrono almeno
10 docenti
10 docenti
Alla successiva seduta del Consiglio di Facoltà, il 9 maggio, il Preside porta in votazione una mozione rivolta agli organi d’Ateneo, per consentire l’assunzione, nei prossimi anni, di almeno dieci docenti, in nome della decisione assunta “con senso di responsabilità, ma non senza sofferenza. Diversamente la didattica e la ricerca sarebbero gravemente compromesse”. “Perfino con il numero chiuso, chiediamo alle autorità di darci una mano per sopravvivere”, dice con ironia il prof. Guarino. “La mozione ha senso solo votata all’unanimità”, insiste Basile. Si decide di modificarla, sottolineando la drammaticità della situazione e si procede con il Consiglio. All’ordine del giorno ci sono le modifiche ai regolamenti, le più significative delle quali riguardano il Corso di Laurea in Economia Aziendale che elimina Storia Economica al primo anno, riduce a 10 i crediti riservati alla Microeconomia, destinando i rimanenti 5 crediti ad un corso di introduzione all’Economia, e accorpa al secondo anno, in ottemperanza alle indicazioni che vengono dall’accordo congiunto fra il Ministero e l’Ordine dei Dottori Commercialisti, Economia Aziendale II ed Analisi di Bilancio che diventano un’unica grande disciplina da 15 crediti denominata Bilancio ed Analisi di Bilancio. In aggiunta, vengono poste in alternativa materie apparentemente lontane, come Matematica Finanziaria, Economia degli Intermediari Finanziari e Diritto Pubblico, ma integrative, ai sensi della legge, di percorsi specifici nel ramo aziendale. “Per applicare le tecniche serve la cultura”, protesta il prof. Francesco Balletta, suggerendo di assegnare a Storia i crediti sottratti a Microeconomia, ma la proposta viene respinta dall’aula. “I cambiamenti ci sono stati, in parte, imposti ma al terzo anno c’è la possibilità di esami a scelta. Non è stato nemmeno possibile salvare il curriculum in Public Management”, fa notare il prof. Mercurio. A differenza di quanto perseguito negli ultimi anni, non sarà più possibile iscriversi, automaticamente, ad una Laurea Magistrale di Economia Aziendale o Economia a prescindere dalla classe economica nella quale si è conseguita la Laurea Triennale. “Non so se sia opportuno”, commenta Basile che media per ottenere, al primo anno di Economia Aziendale, 10 crediti liberi con un corso di Storia Economica in alternativa. Tra le modiche da segnalare, i 30 crediti liberi alla Triennale di Economia e Commercio ed i 38 alla Magistrale in Economia, che consentiranno di avere indirizzi diversi. Tutte le proposte passano. La Facoltà volta pagina, stavolta per molto tempo.
Simona Pasquale
Simona Pasquale







