Giurisprudenza si mobilita per dire no alla Riforma Forense. Gli studenti hanno raccolto in pochi giorni più di 1000 firme per testimoniare il dissenso nei confronti della nuova normativa. La legge 247/2012 riformula di fatto la struttura fondamentale del praticantato. Accanto alla pratica forense, chi voglia diventare avvocato dovrà seguire corsi a pagamento di formazione obbligatoria, sostenere un esame abilitante senza poter usare codici commentati
e orali con le materie più toste (prima si poteva scegliere fra le Procedure, ora sono entrambe obbligatorie).
In questo contesto la legge (che è già in vigore) per poter essere esplicata completamente, soprattutto nella fase che concerne la formazione, attende solo il Regolamento attuativo. Una firma da parte degli Ordini degli Avvocati di ogni regione renderà il Regolamento esecutivo. “In Campania manca solo la firma dell’Ordine degli Avvocati – spiega Stefania Russo, rappresentante nel Consiglio degli studenti e promotrice della raccolta firme – Dopodiché l’accesso alla carriera forense risulterà preclusa ai più”. La studentessa cerca di spiegare al meglio i passaggi:
“Ogni laureato dovrà sottoporsi alla formazione obbligatoria e sostenere un esame finale a chiusura corso. A tutto ciò si dovrà affiancare la pratica presso uno studio forense ed anche un tot di presenze presso il tribunale. Se non si segue questo iter, non si può accedere all’esame di Stato che abilita come avvocato”. A questo punto gli studenti si chiedono: “Giurisprudenza è un Corso di Laurea ad accesso libero, eppure la nuova riforma tenta di appesantire l’ingresso nel mondo del lavoro. Se gli Atenei permettono un’entrata aperta delle immatricolazioni, perché il CNF (Consiglio Nazionale Forense) vuole porre limiti nel post-laurea? Come si può dopo tanti anni di studio obbligare gli studenti a pagare (i costi non sono ancora stati resi noti) anche per la formazione?” E ancora: “Se non si dovesse passare l’esame a fine corso, si dovrà rifare e ripagare il tutto?”. Si parla anche di un test selettivo per l’accesso ai corsi. “La selezione andrebbe fatta in entrata – afferma Russo – Attuarla in uscita è un grandissimo controsenso.
Come si può sbarrare la strada a chi riesce a laurearsi?”. Inoltre, i corsi sembrano essere ad accesso limitato. In prima istanza il CNF parlava esplicitamente di numero chiuso, oggi sembra aver corretto il tiro. Nel Regolamento attuativo si legge infatti di ‘numero determinato’. Che sia un giro di parole per tacere una realtà dolente? “Se vi dovesse essere un numero determinato, molti laureati non potranno accedere e non potranno sostenere alla fine l’esame di Stato. Ciò vuol dire destabilizzare il percorso, con una laurea utile solo per concorsi pubblici, difficile da spendere in ambito forense”. La situazione è tutt’altro che rosea e necessita di chiarimenti. A questo scopo il Comitato che raccoglie le firme ha organizzato (in via di definizione la data) un incontro fra docenti e studenti. “I nostri professori ci spiegheranno cosa sta accadendo. Nel frattempo, siamo in contatto con altri Atenei campani. Anche Giurisprudenza della SUN ha promosso una petizione. Stiamo unendo le forze. Qualora il numero di firme raccolte fosse elevato, ci recheremmo a Roma per parlare con chi di dovere”.
e orali con le materie più toste (prima si poteva scegliere fra le Procedure, ora sono entrambe obbligatorie).
In questo contesto la legge (che è già in vigore) per poter essere esplicata completamente, soprattutto nella fase che concerne la formazione, attende solo il Regolamento attuativo. Una firma da parte degli Ordini degli Avvocati di ogni regione renderà il Regolamento esecutivo. “In Campania manca solo la firma dell’Ordine degli Avvocati – spiega Stefania Russo, rappresentante nel Consiglio degli studenti e promotrice della raccolta firme – Dopodiché l’accesso alla carriera forense risulterà preclusa ai più”. La studentessa cerca di spiegare al meglio i passaggi:
“Ogni laureato dovrà sottoporsi alla formazione obbligatoria e sostenere un esame finale a chiusura corso. A tutto ciò si dovrà affiancare la pratica presso uno studio forense ed anche un tot di presenze presso il tribunale. Se non si segue questo iter, non si può accedere all’esame di Stato che abilita come avvocato”. A questo punto gli studenti si chiedono: “Giurisprudenza è un Corso di Laurea ad accesso libero, eppure la nuova riforma tenta di appesantire l’ingresso nel mondo del lavoro. Se gli Atenei permettono un’entrata aperta delle immatricolazioni, perché il CNF (Consiglio Nazionale Forense) vuole porre limiti nel post-laurea? Come si può dopo tanti anni di studio obbligare gli studenti a pagare (i costi non sono ancora stati resi noti) anche per la formazione?” E ancora: “Se non si dovesse passare l’esame a fine corso, si dovrà rifare e ripagare il tutto?”. Si parla anche di un test selettivo per l’accesso ai corsi. “La selezione andrebbe fatta in entrata – afferma Russo – Attuarla in uscita è un grandissimo controsenso.
Come si può sbarrare la strada a chi riesce a laurearsi?”. Inoltre, i corsi sembrano essere ad accesso limitato. In prima istanza il CNF parlava esplicitamente di numero chiuso, oggi sembra aver corretto il tiro. Nel Regolamento attuativo si legge infatti di ‘numero determinato’. Che sia un giro di parole per tacere una realtà dolente? “Se vi dovesse essere un numero determinato, molti laureati non potranno accedere e non potranno sostenere alla fine l’esame di Stato. Ciò vuol dire destabilizzare il percorso, con una laurea utile solo per concorsi pubblici, difficile da spendere in ambito forense”. La situazione è tutt’altro che rosea e necessita di chiarimenti. A questo scopo il Comitato che raccoglie le firme ha organizzato (in via di definizione la data) un incontro fra docenti e studenti. “I nostri professori ci spiegheranno cosa sta accadendo. Nel frattempo, siamo in contatto con altri Atenei campani. Anche Giurisprudenza della SUN ha promosso una petizione. Stiamo unendo le forze. Qualora il numero di firme raccolte fosse elevato, ci recheremmo a Roma per parlare con chi di dovere”.