Piani di studio, occhio ai decreti ministeriali

Affluenza record, in questo primo scorcio di dicembre, per la Commissione per l’orientamento e l’approvazione dei piani di studio. Un’affluenza motivata, soprattutto, per non cadere nella trappola del decreto ministeriale, quello del 13 aprile ’99, pubblicato anche su internet. Stando alla normativa, infatti, chi non arriverà alla laurea entro il 2001, dovrà vedersela con nuove regole. Occhio quindi a non inciampare in piani di studio che precludano alcune possibilità di concorso a cattedra. Prova a fare chiarezza il professor Salvatore Cerasuolo, presidente della Commissione. A lui il compito di valutare ed approvare i piani che perverranno in segreteria non oltre il 31 dicembre. C’è però la possibilità di risparmiarsi errori ed ore di fila: rivolgersi ad uno dei ventitré professori della Commissione, a disposizione, secondo l’orario di ricevimento durante la settimana, per chiedere ed ottenere, nel caso in cui siano state rispettate tutte le norme in vigore, l’approvazione del piano di studio, seduta stante. Vale a dire un semplice visto sul modulo, che deve essere ritirato (in segreteria studenti o dalla Commissione esaminatrice), compilato in tutte le sue parti, insieme alla domanda in carta da bollo da ventimila lire. Il piano di studio è obbligatorio a partire già dal secondo anno e non è vincolante: nel senso che ogni anno può essere cambiato a seconda di nuove scelte dello studente. “Il decreto a cui si deve far riferimento interessa gli studenti che si laureano nel 2002; questi rientrano nella normativa attualmente in vigore” interviene Cerasuolo. Il citato decreto regola l’accesso alle varie classi di concorso, anche se non si conosce ancora quali potranno essere le disposizioni ministeriali e se l’accesso all’insegnamento sarà ancora regolato dal meccanismo concorsuale. “Gli studenti interessati -continua Cerasuolo- possono prendere visione del decreto che è affisso in tutte le bacheche della Facoltà e fuori la porta del mio studio, oppure consultare il sito internet www.istruzione.it”. “Per non sbagliare agli studenti consiglio di affrontare due esami di latino, due di italiano e due di greco se vogliono insegnare nei licei classici; altrimenti conviene, comunque, inserire due esami di latino e di italiano per poter insegnare in tutte le altre scuole, anche se, per la verità, la normativa consente di sostituire il secondo esame di italiano con Storia della lingua italiana e lo stesso vale per Storia della lingua latina. Questo è possibile. Però al momento del concorso si dovrà studiare, comunque, tutto l’arco letterario e non segmenti della letteratura. Tanto vale farlo prima”.
 I consigli si sprecano anche per il Corso di Laurea in Filosofia. Qui la Commissione incaricata presieduta dal professor Giuseppe Giannetto suggerisce, per evitare brutte sorprese, a chi si laurea nel 2002, di inserire tre esami di storia (medioevale è obbligatoria) in modo da non precludersi in partenza nessuna possibilità di insegnamento. 
Elviro Di Meo
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