Boccaccio e il Trecento; ma anche la novella come genere artistico; la fortuna della prosa nella storia letteraria. Sono questi i temi del Corso di Letteratura Italiana del prof. Matteo Palumbo. Esame importante per le matricole perché segna l’impatto con il mondo universitario. In particolare, il corso del professor Palumbo è incentrato su il “mondo dell’eros e mondo dell’intelligenza nel Decameron”.
“La mia esperienza didattica-commenta-mi porta ad alternare ogni due anni argomenti di letteratura dal Seicento in poi, con i classici del Trecento. Ogni anno è un po’ una scommessa. Così come per Manzoni, che era l’argomento di corso di tre anni fa, per Ariosto, lo scorso anno, ci sono difficoltà che man mano vengono alla luce e che fanno parte dell’insegnamento stesso”. “Ma poi, mi raccontano gli studenti durante l’esame, che le difficoltà si superano dopo un’attenta lettura del testo. Così è stato possibile accostarsi ad una scrittura che, in un primo momento, risultava di difficile comprensione, ostica, ma alla fine diventava accattivante e travolgente. Che rivela, in definitiva, lo spirito e l’anima di Ariosto”. “Certo -argomenta il professore- la scommessa che si fa su Boccaccio è diversa. Nel Decameron si tratta di una prosa trecentesca appena codificata, lontana dal nostro linguaggio. In compenso c’è sempre il giusto equilibrio delle cose: Boccaccio riserva pagine avvincenti, anche divertenti, dove si evince l’intelligenza umana”. Lo studente dovrà ragionare sul periodo storico, sui temi della novella, come genere letterario che d’ora in avanti avrà grande fortuna. E’ questo il metodo per affrontare il corso.
Intanto il professore ci confida: “nutro una straordinaria ammirazione per tutti gli studenti, soprattutto quelli del primo anno che mostrano grande entusiasmo ed energia. Riescono a seguire la lezione in condizioni di forte disagio. L’aula è appena per centocinquanta posti seduti, ma durante la mia ora conto più di duecento studenti. Ciò vuol dire che c’è davvero un grande amore per la materia”.
E. Di M.
“La mia esperienza didattica-commenta-mi porta ad alternare ogni due anni argomenti di letteratura dal Seicento in poi, con i classici del Trecento. Ogni anno è un po’ una scommessa. Così come per Manzoni, che era l’argomento di corso di tre anni fa, per Ariosto, lo scorso anno, ci sono difficoltà che man mano vengono alla luce e che fanno parte dell’insegnamento stesso”. “Ma poi, mi raccontano gli studenti durante l’esame, che le difficoltà si superano dopo un’attenta lettura del testo. Così è stato possibile accostarsi ad una scrittura che, in un primo momento, risultava di difficile comprensione, ostica, ma alla fine diventava accattivante e travolgente. Che rivela, in definitiva, lo spirito e l’anima di Ariosto”. “Certo -argomenta il professore- la scommessa che si fa su Boccaccio è diversa. Nel Decameron si tratta di una prosa trecentesca appena codificata, lontana dal nostro linguaggio. In compenso c’è sempre il giusto equilibrio delle cose: Boccaccio riserva pagine avvincenti, anche divertenti, dove si evince l’intelligenza umana”. Lo studente dovrà ragionare sul periodo storico, sui temi della novella, come genere letterario che d’ora in avanti avrà grande fortuna. E’ questo il metodo per affrontare il corso.
Intanto il professore ci confida: “nutro una straordinaria ammirazione per tutti gli studenti, soprattutto quelli del primo anno che mostrano grande entusiasmo ed energia. Riescono a seguire la lezione in condizioni di forte disagio. L’aula è appena per centocinquanta posti seduti, ma durante la mia ora conto più di duecento studenti. Ciò vuol dire che c’è davvero un grande amore per la materia”.
E. Di M.