“Agli esami di maggio non si sono presentati molti corsisti, saranno stati 5 in tutto. Come mi avevano già preannunciato, la maggior parte dei ragazzi ricorrerà alle date di giugno e luglio. D’altronde, terminando le lezioni una settimana prima delle prove, non potevo aspettarmi un risultato diverso”, afferma il prof. Salvatore Boccagna, docente di Procedura Civile. L’appello però non è stato disertato: “Su 226 prenotati erano presenti in aula 138 studenti, in media il rapporto è questo, a prescindere dal mese. I risultati sono stati in linea con la media di sempre e non sono andati così male. Secondo me il vero problema non sta tanto negli esami ma nei corsi schiacciati del secondo semestre. Alla fine lo svuotamento delle aule in vista dell’appello di maggio c’è stato. Quest’anno i ragazzi hanno dovuto sopportare ore di lezioni assurde, poi le hanno abbandonate comunque in vista di appelli ravvicinati. Insomma, non si può spiegare una materia come Procedura civile in due mesi, questa corsa è deleteria per tutti”. Il professore ha dovuto fare lezione anche il giovedì pomeriggio: “in orario extra, pur di completare il programma. Per non parlare delle 4 ore di lezione di fila previste dal calendario negli altri giorni. Questi corsi compatti non fanno bene a chi deve assimilare gli argomenti, dopo due ore risulta veramente pesante mantenere alta l’attenzione, figuriamoci se le spiegazioni si protraggono oltre”. Il docente ci tiene molto a denunciare la situazione surreale che hanno vissuto i suoi ragazzi (e non solo) nei mesi scorsi: “Si tende a fare meno didattica di quello che si era premeditato con l’introduzione del nuovo ordinamento. Le lezioni hanno un’impostazione centrale nella vita universitaria, non si possono massacrare così. Sarò anche impopolare ma credo che non si possano mantenere 7 appelli in 7 mesi. Occorre ridurre il numero delle prove e aumentare contemporaneamente i periodi dedicati esclusivamente alla didattica”. Secondo il docente, si dovrebbe rivalutare in modo serio “il ritorno ai corsi annuali che prevedevano un numero di appelli spalmati durante tutto l’anno. All’epoca perdere una lezione in vista dell’esame non era un grosso problema, lo studente poteva tranquillamente recuperare nei mesi a seguire. Con il sistema attuale, invece, perdere una lezione equivale a dover correre e faticare il doppio. I troppi appelli in fin dei conti danneggiano anche i ragazzi, seppur loro pensino il contrario”. In questa fase di cambiamento, “mi sono sentito strozzato nella didattica, forse era preferibile prima quando c’era l’appello di marzo, almeno i corsi duravano un pochino in più. Ho chiesto anche di poter continuare le lezioni oltre il 15 maggio, ma non c’erano aule a disposizione. Ed io mi ritengo fortunato. Procedura è un esame comunque sdoppiato in due, e al secondo semestre si spiega solo la seconda parte. Non oso immaginare la situazione delle altre discipline fondamentali”.
Il docente, da poco rientrato dalla Francia, dove ha tenuto delle lezioni, riporta la sua esperienza: “In altri paesi europei gli esami si tengono solo a fine corso e con un unico appello, senza danneggiare la didattica, come mi hanno raccontato gli studenti. Non dico che dovremmo prendere ad esempio il modello francese, ma la nostra idea populista ‘più appelli equivalgono a più possibilità di riuscire’ andrebbe modificata a priori. Spero che chi prenderà il comando del Dipartimento affronti la situazione il prima possibile. Dal mio canto, ho denunciato la questione più volte in Consiglio, le cose non possono continuare in questo modo”.
Il docente, da poco rientrato dalla Francia, dove ha tenuto delle lezioni, riporta la sua esperienza: “In altri paesi europei gli esami si tengono solo a fine corso e con un unico appello, senza danneggiare la didattica, come mi hanno raccontato gli studenti. Non dico che dovremmo prendere ad esempio il modello francese, ma la nostra idea populista ‘più appelli equivalgono a più possibilità di riuscire’ andrebbe modificata a priori. Spero che chi prenderà il comando del Dipartimento affronti la situazione il prima possibile. Dal mio canto, ho denunciato la questione più volte in Consiglio, le cose non possono continuare in questo modo”.







