Un esame che sembra un pozzo senza fondo, talmente è vasto il suo programma, ma che non fa paura agli studenti. Diritto Amministrativo è un insegnamento del quarto anno che viene affrontato generalmente con serenità e può dare grandi soddisfazioni, come conferma uno dei docenti più graditi ai ragazzi, il prof. Ferdinando Pinto. Con lui abbiamo parlato dell’approccio migliore da adottare per superare bene l’esame, anche se la maggior parte dei suoi allievi sembra aver già capito come si deve studiare. Almeno un centinaio di persone segue regolarmente le lezioni e il riscontro agli esami è positivo. “Se boccio qualcuno fallisco anch’io – dice il professore – poiché vuol dire che gli ho trasmesso poco durante la lezione. Differentemente da quanto avviene al primo e al secondo anno, al quarto è difficile trovare chi va male perché, semplicemente, non fa. Se si va male a un esame come Amministrativo vuol dire che c’è qualcosa che non va”. Il corso è articolato in due parti, la prima delle quali verte sull’organizzazione, tematica alla quale il professore tiene molto perché “l’atto amministrativo è sempre il prodotto di un’organizzazione”. Al termine di essa c’è una prova scritta intercorso che consiste in due domande a risposta aperta, di cui una di carattere più tecnico. Per fare un paio di esempi, lo studente può essere chiamato a rispondere a una domanda sul primo atto da compiere dopo il suo insediamento da dirigente oppure su come e a chi presentare domanda per ottenere un contributo, essendo il Presidente di una Onlus.
Prova scritta
contro il panico
da foglio bianco
contro il panico
da foglio bianco
La prova, il cui risultato può concorrere o meno a formare il voto finale d’esame a seconda di com’è andata, ha una grande importanza sia perché permette di valutare la capacità di ragionamento degli allievi, sia perché rappresenta un’occasione per esercitarsi nella scrittura. “Solo in Italia gli studenti di Giurisprudenza si disabituano del tutto a scrivere, all’estero non è così – dice il prof. Pinto – il risultato è che quando devono scrivere la tesi o quando da laureati si trovano a dover affrontare prove concorsuali, vengono presi dal panico da foglio bianco”. Un errore in cui dunque i ragazzi incorrono non per loro colpa, così come non dipende da loro, o almeno non del tutto, un’altra pecca segnalata dal professore: “sono troppo legati al libro, che insistono nel ripetere meccanicamente. Ma dopo cinque anni di università nessuno riesce a ricordare tutti i libri che ha imparato. Si dovrebbe invece cercare di avere una visione complessiva delle cose, grazie a uno studio basato sul ragionamento. Anche qui la colpa non è dei ragazzi, metà degli esami si tengono ancora alla vecchia maniera”. Il ragionamento, e non la memorizzazione delle pagine del libro, orienta lo svolgimento dell’esame. “Agli esami cerco di capire quello che i ragazzi sanno, non quello che non sanno. Ci arrivo attraverso un colloquio. Li interrompo molto e va bene chi continuamente riesce a stare dietro al dialogo. Non è semplice. In questo modo però anche chi non ricorda tutto, ma arriva alla soluzione ragionando, ottiene una valutazione positiva”.
Il prof. Pinto porta ai suoi allievi un’esperienza culturale, professionale e umana molto varia. Originario di Sorrento, ha studiato a Firenze, dove si è laureato. Negli anni ha avuto Maestri prestigiosi come Giuliano Amato, Franco Bassanini, Francesco D’Onofrio. Ha girato diversi atenei (Firenze, Roma, Facoltà di Economia della Federico II) prima di approdare, nel 2001, a Giurisprudenza Federico II. “Sono un ex emigrante – racconta – quando non c’era l’ossessione dei budget, si riteneva che un buon professore dovesse conoscere bene due testi: il manuale della sua disciplina e l’orario dei treni. Gli scambi scientifici sono importanti, ma oggi purtroppo non sono possibili alla stessa maniera di prima”. Pinto è anche un ex sindaco: “sono stato sindaco di Sorrento un po’ di anni fa. Un’esperienza che mi diede modo di capire come funziona l’amministrazione dal di dentro”. E, naturalmente, è avvocato amministrativista. “Porto spesso ai miei studenti esempi dal mondo professionale. L’anno scorso sono stati in visita al Tar, dove hanno potuto seguire un’udienza e dunque vedere da vicino come funziona il contenzioso. E’ stata un’attività molto interessante, pensiamo di ripeterla anche quest’anno, grazie al dott. Maiello che ha fatto un contratto per dei moduli di insegnamento integrativi”. Seguire il corso, sostenere la prova intercorso, partecipare alle attività ulteriori come la visita al Tar, dialogare con il professore (che tra l’altro ha inserito un’area studenti nel sito del suo studio www.studiopintoeassociati.it): c’è qualcos’altro che l’allievo deve fare per raggiungere il risultato ottimo? “Deve avere vivacità. L’Amministrazione ha modelli molto nuovi rispetto al passato, per capirli a fondo si deve avere vivacità intellettuale, l’elemento che permette di guardare con occhi diversi al Diritto Amministrativo, solitamente ritenuto una materia molto arida”.
Sara Pepe
Il prof. Pinto porta ai suoi allievi un’esperienza culturale, professionale e umana molto varia. Originario di Sorrento, ha studiato a Firenze, dove si è laureato. Negli anni ha avuto Maestri prestigiosi come Giuliano Amato, Franco Bassanini, Francesco D’Onofrio. Ha girato diversi atenei (Firenze, Roma, Facoltà di Economia della Federico II) prima di approdare, nel 2001, a Giurisprudenza Federico II. “Sono un ex emigrante – racconta – quando non c’era l’ossessione dei budget, si riteneva che un buon professore dovesse conoscere bene due testi: il manuale della sua disciplina e l’orario dei treni. Gli scambi scientifici sono importanti, ma oggi purtroppo non sono possibili alla stessa maniera di prima”. Pinto è anche un ex sindaco: “sono stato sindaco di Sorrento un po’ di anni fa. Un’esperienza che mi diede modo di capire come funziona l’amministrazione dal di dentro”. E, naturalmente, è avvocato amministrativista. “Porto spesso ai miei studenti esempi dal mondo professionale. L’anno scorso sono stati in visita al Tar, dove hanno potuto seguire un’udienza e dunque vedere da vicino come funziona il contenzioso. E’ stata un’attività molto interessante, pensiamo di ripeterla anche quest’anno, grazie al dott. Maiello che ha fatto un contratto per dei moduli di insegnamento integrativi”. Seguire il corso, sostenere la prova intercorso, partecipare alle attività ulteriori come la visita al Tar, dialogare con il professore (che tra l’altro ha inserito un’area studenti nel sito del suo studio www.studiopintoeassociati.it): c’è qualcos’altro che l’allievo deve fare per raggiungere il risultato ottimo? “Deve avere vivacità. L’Amministrazione ha modelli molto nuovi rispetto al passato, per capirli a fondo si deve avere vivacità intellettuale, l’elemento che permette di guardare con occhi diversi al Diritto Amministrativo, solitamente ritenuto una materia molto arida”.
Sara Pepe







