Aurora Barra, in pensione dopo 38 anni di lavoro nell’Ufficio di Presidenza

Il Preside Guarino? Uno che scriveva un sacco. Casavola? Un tipo serafico, tranquillo in ogni occasione. Pecoraro-Albani? Faceva uscire fumo dalle orecchie. Un affettuoso ricordo per ciascun Preside da Aurora Barra, al servizio della Presidenza di Giurisprudenza per quasi quarant’anni, in pensione dallo scorso primo ottobre e protagonista di un caloroso festeggiamento organizzato per lei il 29 ottobre dai docenti e dal personale amministrativo della Facoltà. Nell’Aula Cicala, dove la lunga cattedra era insolitamente occupata da un ricco buffet, alla presenza di una cinquantina di persone tra professori, amministrativi e parenti, la sig.ra Barra ha ricevuto dal Preside il saluto della Facoltà e, in regalo, un bellissimo anello che, assicura, terrà sempre al dito. Tenero l’abbraccio del prof. Labruna, ex Preside di Giurisprudenza, il quale ha manifestato in semplicità e con entusiasmo l’affetto che lo lega ad Aurora Barra. “Per me i Presidi sono così – ci ha detto la signora – sono i soliti docenti, anche quando diventano Presidi. Ho sempre avuto con loro un ottimo rapporto”. 
Aurora Barra, 57 anni di cui gli ultimi 38 trascorsi lavorando, a Giurisprudenza dal 1973 dopo essere stata per qualche tempo impiegata nel settore privato, è stata tra coloro che hanno operato per la costruzione fisica della struttura della Presidenza di Facoltà. “Assieme alla collega Del Conte, sotto la supervisione del prof. Pecoraro-Albani, che era il docente delegato, mettemmo in piedi l’Ufficio di Presidenza in una stanzetta in via Porta di Massa”, ci ha raccontato. “Allora il Preside era Cariota Ferrara”. E da allora ne sono passati di Presidi per l’Ufficio. Quali aneddoti ci può riferire la signora? “Io sono stata molto affezionata a tutti. Sono persone di grande cultura e umanità. Non saprei esprimere altri giudizi”. Ma almeno su una caratteristica distintiva di ciascuno ci si può soffermare. Cosa dire, ad esempio, di Antonio Guarino, professore emerito che ha retto la Presidenza dal 1981 al 1983? “Era un grande scrittore! Quando aveva da dire qualcosa, doveva metterlo nero su bianco. E aveva qualcosa da dire praticamente tutti i giorni, ci faceva scrivere in continuazione!”. Anni ’83-’86: Francesco Paolo Casavola. “Un uomo serafico, sempre tranquillo”. Dall’ ’86 al ’93 è la volta di Antonio Pecoraro-Albani. “La mattina arrivava sempre prima di noi ed era l’ultimo ad andarsene la sera. Con lui la Facoltà ha avuto una svolta: acquisizione delle nuove sedi, meccanizzazione, innovazioni nell’organizzazione della didattica, come ad esempio la suddivisione e rotazione delle cattedre. E’ stato il Preside Pecoraro-Albani a dare un’impronta di maggiore efficienza alla Facoltà di Giurisprudenza, prima la situazione era davvero caotica. Ha sempre detto anzitutto che il luogo dove si lavora deve essere dignitoso”. Il progetto di riorganizzazione avviato dal prof. Pecoraro-Albani è stato portato a compimento dal prof. Luigi Labruna durante tutti gli anni ’90. “Ha dato un grande contributo. La Presidenza di Corso Umberto l’ha creata lui…”. Una considerazione molto bella sul prof. Labruna: “sa far uscire il meglio da ogni collaboratore”. E il prof. Michele Scudiero? Come definirlo? “Un uomo d’altri tempi. Nel senso buono, ovviamente. Esprime grande eleganza nel modo di fare e di parlare, è un vero galantuomo. Ma qui i docenti sono tutti validissime persone anche sotto l’aspetto umano. E poi questo è un ambiente di cultura, ognuno di loro è uno studioso”. Una parola sugli studenti, il cui numero è aumentato sempre di più negli anni. “Sono tantissimi, è vero, ma noi della Presidenza abbiamo sempre cercato di aiutare tutti coloro che venivano a chiedere aiuto, prendendo a cuore tutti i singoli casi che ci si sono presentati. E’ il nostro lavoro”. Aurora Barra ha scelto di andare a riposo, anche se avrebbe potuto fare cifra tonda arrivando a 40 anni di lavoro. “Non mi sono mai risparmiata, è giunto il momento di riposarmi un po’. Tra l’altro, si deve fare largo ai giovani! Il mio è uno spazio piccolo, ma mi faccio da parte sperando per loro. Inutile dire che in quest’ufficio c’è un pezzo della mia vita. Per me è stato un piacere e un onore lavorare a Giurisprudenza”. 
Sara Pepe
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