Simone Cristicchi ospite d'eccezione alla Facoltà di Medicina del Federico II, il 7 maggio, per un confronto-dibattito sui temi della Psichiatria e della condizione dei malati mentali. L'incontro, organizzato dalla Facoltà in collaborazione con il Dipartimento di Neuroscienze, parte da un'idea della dott.ssa Olga Palladino, subito subito supportata dal Preside prof. Giovanni Persico, e messa poi in pratica insieme al prof. Enrico De Notaris. "Ho pensato- ci dice la dott.ssa Palladino- che sarebbe stato molto bello proiettare 'Dall'altra parte del cancello', il DVD-documentario realizzato da Simone Cristicchi. Un lavoro che contiene le testimonianze di medici, infermieri e pazienti, raccolte in giro tra le ex strutture manicomiali d' Italia, oltre che i pensieri e le riflessioni di altri cantanti come Samuele Bersani, Niccolò Fabi, Caparezza, l'attore Ascanio Celestini e la poetessa Alda Merini. E' un documento toccante nel quale Simone, senza prendere alcuna posizione o assumere alcun ruolo, ci fa partecipi di una realtà nascosta. Il Preside è stato molto contento, voglio ringraziarlo per aver subito accolto questa idea".
L'appuntamento è alle 11:00 nell'Aula Magna della Facoltà, in via Pansini.
"Dall'altra parte del cancello" è il titolo del DVD ideato e prodotto da Simone Cristicchi con la regia di Alberto Puliafito. Ma chi o cosa c'è dall'altra parte del cancello? Lo chiediamo direttamente a Simone.
“Ci possono essere tante cose, una miriade di realtà e mondi paralleli – ci risponde – ‘dall’altra parte del cancello’ è una metafora che sta ad indicare quelle situazioni particolari in cui vivono tante persone. Non solo i matti, ma anche gli emarginati, i disoccupati, gli immigrati, etc”. E nel suo ultimo album, Simone analizza proprio queste molteplici realtà. Primo tra tutti, il mondo dei malati mentali di cui parla in “Ti regalerò una rosa”, il brano che l’ha consacrato vincitore all’ultima edizione del Festival di Sanremo. “Durante il tour ‘Fabbricante di canzoni’, mi è capitato di suonare a S.Girolamo di Volterrra, un paese della Calabria, dove esiste un manicomio grandissimo, ora abbandonato. Sono rimasto letteralmente impressionato dalla grandezza, praticamente era una città nella città. Un luogo a parte dove i malati venivano tenuti più che curati, perché è chiaro che non si può guarire in un luogo chiuso. Una specie di segregazione che può essere paragonata, in alcuni casi estremi, a quelle dei lager nazisti”. Da lì, ha preso il via il suo viaggio in giro per l’Italia, intervistando psichiatri, medici, infermieri ed ex malati. “Avevo anche bisogno di colmare una mia grossa lacuna rispetto all’argomento ‘manicomi’, essendo questa un’istituzione che non esiste più. Non conoscevo assolutamente gli internamenti, la vita dei degenti… e più raccoglievo testimonianze, più ero stupito. Tornavo a casa con un bagaglio di storie vere che, paradossalmente, sembravano inventate”. Le strutture ex manicomiali: una lacuna non solo per Simone. “I ragazzi nella fascia d’età dai 18 ai 25 anni, a meno che non siano nati e cresciuti in città come Aversa conosciuta per il manicomio, non hanno mai sentito parlare di questa istituzione o ne hanno sentito parlare poco”.
Per un giorno, dunque, Simone sale in cattedra e parla alla platea universitaria anche se, come ci dice, “porterò solo il mio diario di viaggio. Non mi piace stare dall’altra parte della cattedra, preferisco confondermi tra gli studenti”. Lui che uno studente universitario lo è stato, anche se per poco. “Ho studiato Storia dell’arte, per un anno e mezzo al Corso di Laurea in Scienze dei beni culturali presso l’Università degli Studi Roma Tre”. Ma che studente eri? “Ero abbastanza discontinuo… prima degli esami, facevo dei tour de force di quattro o cinque giorni. Ciò che poi mi permetteva di prendere anche voti abbastanza alti. Quando, poi, la musica ha cominciato a produrre piccoli frutti, ho mollato lo studio e per un periodo ho lavorato in un call center”. E’ dall’osservazione acuta della realtà studentesca che nasce l’ispirazione prima per “Studentessa universitaria” e poi per il suo seguito “Laureata precaria”. La studentessa fuori-sede, da triste e solitaria, diventa una laureata precaria e disperata che si accontenta di fare la segretaria per 400 euro al mese. “Il quartiere S. Lorenzo, a Roma, è pieno di studenti provenienti dalla Puglia, dalla Campania, dalla Calabria e altre regioni del Sud Italia. E’ osservando le loro vite da fuorisede che ho scritto questi testi. Purtroppo, sembra che oggi il precariato sia una conseguenza logica del conseguimento della laurea. Esistono solo stage e lavori precari”.
Il cantautore romano tratta una varietà di temi sociali che, a volte dimentichiamo o semplicemente non vogliamo vedere. “Vado a cercarmi un po’ le storie, viaggio molto… è chiaro che poi ci sono mille modi per comunicarle e raccontarle. Io cerco di immedesimarmi per rendere il messaggio più umano possibile, affinché non sia una semplice denuncia sociale o un qualcosa di urlato che potrebbe risultare anche pesante. Cerco di stare al posto dell’uomo, come ho fatto anche in ‘Legato a te’, la canzone che ho dedicato a Piergiorgio Welby”.
Simone Cristicchi si ferma anche per la serata del 7 maggio a Napoli, dove, al Teatro Acacia, presenterà il suo spettacolo-teatro-canzone ‘Centro di Igiene Mentale’. Perché la scelta dei teatri come location? “Per non avere fretta”. In effetti, durante i concerti c’è la “fretta” di passare da un brano all’altro. “Per interagire col pubblico, per mostrare le proiezioni e i video girati, per leggere le lettere scritte dai degenti dell’ex manicomio di Volterra allegate alle loro cartelle cliniche e mai arrivate ai destinatari. Anche per avere un pubblico più selezionato”.
Maddalena Esposito
Per un giorno, dunque, Simone sale in cattedra e parla alla platea universitaria anche se, come ci dice, “porterò solo il mio diario di viaggio. Non mi piace stare dall’altra parte della cattedra, preferisco confondermi tra gli studenti”. Lui che uno studente universitario lo è stato, anche se per poco. “Ho studiato Storia dell’arte, per un anno e mezzo al Corso di Laurea in Scienze dei beni culturali presso l’Università degli Studi Roma Tre”. Ma che studente eri? “Ero abbastanza discontinuo… prima degli esami, facevo dei tour de force di quattro o cinque giorni. Ciò che poi mi permetteva di prendere anche voti abbastanza alti. Quando, poi, la musica ha cominciato a produrre piccoli frutti, ho mollato lo studio e per un periodo ho lavorato in un call center”. E’ dall’osservazione acuta della realtà studentesca che nasce l’ispirazione prima per “Studentessa universitaria” e poi per il suo seguito “Laureata precaria”. La studentessa fuori-sede, da triste e solitaria, diventa una laureata precaria e disperata che si accontenta di fare la segretaria per 400 euro al mese. “Il quartiere S. Lorenzo, a Roma, è pieno di studenti provenienti dalla Puglia, dalla Campania, dalla Calabria e altre regioni del Sud Italia. E’ osservando le loro vite da fuorisede che ho scritto questi testi. Purtroppo, sembra che oggi il precariato sia una conseguenza logica del conseguimento della laurea. Esistono solo stage e lavori precari”.
Il cantautore romano tratta una varietà di temi sociali che, a volte dimentichiamo o semplicemente non vogliamo vedere. “Vado a cercarmi un po’ le storie, viaggio molto… è chiaro che poi ci sono mille modi per comunicarle e raccontarle. Io cerco di immedesimarmi per rendere il messaggio più umano possibile, affinché non sia una semplice denuncia sociale o un qualcosa di urlato che potrebbe risultare anche pesante. Cerco di stare al posto dell’uomo, come ho fatto anche in ‘Legato a te’, la canzone che ho dedicato a Piergiorgio Welby”.
Simone Cristicchi si ferma anche per la serata del 7 maggio a Napoli, dove, al Teatro Acacia, presenterà il suo spettacolo-teatro-canzone ‘Centro di Igiene Mentale’. Perché la scelta dei teatri come location? “Per non avere fretta”. In effetti, durante i concerti c’è la “fretta” di passare da un brano all’altro. “Per interagire col pubblico, per mostrare le proiezioni e i video girati, per leggere le lettere scritte dai degenti dell’ex manicomio di Volterra allegate alle loro cartelle cliniche e mai arrivate ai destinatari. Anche per avere un pubblico più selezionato”.
Maddalena Esposito