Il 22 settembre cominceranno i corsi del I anno ad Architettura quinquennale ed a Scienze dell’architettura. Gli studenti che hanno partecipato al test di accesso la scorsa primavera e che lo hanno superato si accingono, dunque, ad intraprendere la nuova esperienza universitaria. Entrambi i Corsi di Laurea hanno promosso iniziative di accoglienza: per la Magistrale l’iniziativa si svolge mentre andiamo in stampa; il Corso Triennale darà il suo benvenuto alle matricole proprio il 22 alle 9.30 (aula SL 3.7 in via Forno Vecchio, 36, scala F, 3° piano). Ansia, emozione, curiosità, buoni propositi accompagnano le ragazze ed i ragazzi al via. Alle matricole tornano utili, in queste circostanze, i consigli ed i suggerimenti di chi ha vissuto la loro stessa esperienza dodici mesi fa: gli studenti del secondo anno. Il 10 settembre ce n’erano una cinquantina per la presentazione dei corsi di Progettazione architettonica, che si è svolta nella sede di via Forno Vecchio. Ateneapoli li ha incontrati ed ha chiesto ad alcuni di essi di raccontare ai loro colleghi più giovani il primo anno. “Per me – ricorda Teresa Carotenuto- la difficoltà principale, all’inizio, fu orientarmi. Venivo ad Architettura e mi sentivo persa, spaesata. Era complicato trovare una determinata aula, districarmi tra le mille incombenze in segreteria, capire dove avrei potuto contattare un docente. Dura poco, però. Entro un paio di mesi se ne viene a capo”. Alla luce della sua esperienza, propone al Direttore del Dipartimento ed ai Presidenti dei Corsi di Laurea: “Bisognerebbe, almeno nella fase di avvio dei corsi, che si organizzasse un punto di accoglienza all’ingresso delle varie sedi o, almeno, di quella dove si svolge la maggior parte dei corsi, in via Forno Vecchio. Un chiosco presidiato da studenti più anziani o magari da dottorandi, che possano indirizzare gli studenti del I anno, rispondere ai loro quesiti, indirizzarli. Uno sportello orientamento, in sostanza, che sia immediatamente visibile per chi entri ad Architettura”.
L’ostacolo del primo anno, secondo Amedeo Di Santo, un venticinquenne che ha scelto dodici mesi fa di immatricolarsi a Scienze dell’architettura dopo avere conseguito la laurea in Design, è Disegno geometrico e geometria descrittiva. “Un corso annuale – sottolinea- che impone di portare all’esame una mole davvero considerevole di elaborati. Si aggiunga il fatto che molti tra noi approdano all’università con pessime basi matematiche e si comprende bene perché Disegno geometrico sia una prova ostica”. Bisognerebbe, conclude, “che si organizzassero ogni anno precorsi di matematica, attraverso i quali gli immatricolati possano recuperare almeno i concetti basilari senza i quali è complesso partire col piede giusto”.
Antonio Borriello, 20 anni, raccomanda ai suoi più giovani colleghi di non accantonare Analisi matematica. “Capita a molti – racconta- di cedere davanti alle innegabili difficoltà della materia. Si mette da parte l’esame e ci si riserva di riprenderlo in un secondo momento. Errore gravissimo, perché se Analisi è complessa da superare per chi segue ogni giorno le lezioni, diventa ancora più complicata per chi prova a studiarla dopo uno o due anni. Insomma, se devo dare un consiglio, è di non mollare, insistere, seguire ogni lezione, interpellare il docente se i concetti non sono chiari. Fate tutto quel che occorre, ma non mollate Analisi”.
Vincenzo Antonelli è un fuori corso. “Sono qui alla presentazione dei laboratori di Progettazione del II anno – spiega- perché non ho ancora superato la prova”. Secondo lo studente, l’errore da evitare è di non frequentare con assiduità. “A me – dice- è capitato perché avevo l’esigenza di lavorare. Inevitabilmente, però, ci si ritrova ad accumulare un notevole ritardo sul ruolino di marcia, se non si seguono con costanza i corsi. Già dal primo anno, purtroppo”. Conclude incoraggiando i suoi più giovani colleghi di studio: “Se paragono il Corso di Laurea in Scienze dell’architettura che trovai io da matricola qualche anno fa e quello che troverete voi, non posso che riscontrare che oggi la ripartizione degli insegnamenti tra i vari anni è molto più razionale. Positivo anche l’alleggerimento degli sbarramenti. Pure l’organizzazione complessiva di Architettura è notevolmente migliorata. Insomma, vi troverete in un contesto meno problematico rispetto a quello che conobbi io da matricola”.
Francesca Vitiello, irpina, rivolge infine un suggerimento a chi si appresta a cominciare l’avventura di Architettura e non abita a Napoli o nei paraggi. “Se potete – dice- cercate una sistemazione, una stanza in un appartamento per studenti. All’inizio io viaggiavo, studiavo da pendolare. Cinque giorni su sette uscivo di casa alle sei e mezza di mattina, per arrivare all’università in orario con la prima lezione, e rientravo a casa non prima delle otto di sera. Gli spostamenti sottraevano tempo prezioso allo studio ed all’approfondimento dei corsi che seguivo. Inevitabilmente, sono stata costretta a trasferirmi a Napoli”. Una storia come tante. Pone il tema, importante, dell’inadeguatezza assoluta dei posti a disposizione degli studenti fuorisede nelle residenze universitarie della Federico II. Anche quest’anno, migliaia di famiglie dovranno sobbarcarsi costi tutt’altro che trascurabili – una stanza singola in un appartamento privato non si affitta per meno di 300 euro – per garantire ai figli quel tetto che l’azienda per il diritto allo studio non è in grado di offrire.
Fabrizio Geremicca
L’ostacolo del primo anno, secondo Amedeo Di Santo, un venticinquenne che ha scelto dodici mesi fa di immatricolarsi a Scienze dell’architettura dopo avere conseguito la laurea in Design, è Disegno geometrico e geometria descrittiva. “Un corso annuale – sottolinea- che impone di portare all’esame una mole davvero considerevole di elaborati. Si aggiunga il fatto che molti tra noi approdano all’università con pessime basi matematiche e si comprende bene perché Disegno geometrico sia una prova ostica”. Bisognerebbe, conclude, “che si organizzassero ogni anno precorsi di matematica, attraverso i quali gli immatricolati possano recuperare almeno i concetti basilari senza i quali è complesso partire col piede giusto”.
Antonio Borriello, 20 anni, raccomanda ai suoi più giovani colleghi di non accantonare Analisi matematica. “Capita a molti – racconta- di cedere davanti alle innegabili difficoltà della materia. Si mette da parte l’esame e ci si riserva di riprenderlo in un secondo momento. Errore gravissimo, perché se Analisi è complessa da superare per chi segue ogni giorno le lezioni, diventa ancora più complicata per chi prova a studiarla dopo uno o due anni. Insomma, se devo dare un consiglio, è di non mollare, insistere, seguire ogni lezione, interpellare il docente se i concetti non sono chiari. Fate tutto quel che occorre, ma non mollate Analisi”.
Vincenzo Antonelli è un fuori corso. “Sono qui alla presentazione dei laboratori di Progettazione del II anno – spiega- perché non ho ancora superato la prova”. Secondo lo studente, l’errore da evitare è di non frequentare con assiduità. “A me – dice- è capitato perché avevo l’esigenza di lavorare. Inevitabilmente, però, ci si ritrova ad accumulare un notevole ritardo sul ruolino di marcia, se non si seguono con costanza i corsi. Già dal primo anno, purtroppo”. Conclude incoraggiando i suoi più giovani colleghi di studio: “Se paragono il Corso di Laurea in Scienze dell’architettura che trovai io da matricola qualche anno fa e quello che troverete voi, non posso che riscontrare che oggi la ripartizione degli insegnamenti tra i vari anni è molto più razionale. Positivo anche l’alleggerimento degli sbarramenti. Pure l’organizzazione complessiva di Architettura è notevolmente migliorata. Insomma, vi troverete in un contesto meno problematico rispetto a quello che conobbi io da matricola”.
Francesca Vitiello, irpina, rivolge infine un suggerimento a chi si appresta a cominciare l’avventura di Architettura e non abita a Napoli o nei paraggi. “Se potete – dice- cercate una sistemazione, una stanza in un appartamento per studenti. All’inizio io viaggiavo, studiavo da pendolare. Cinque giorni su sette uscivo di casa alle sei e mezza di mattina, per arrivare all’università in orario con la prima lezione, e rientravo a casa non prima delle otto di sera. Gli spostamenti sottraevano tempo prezioso allo studio ed all’approfondimento dei corsi che seguivo. Inevitabilmente, sono stata costretta a trasferirmi a Napoli”. Una storia come tante. Pone il tema, importante, dell’inadeguatezza assoluta dei posti a disposizione degli studenti fuorisede nelle residenze universitarie della Federico II. Anche quest’anno, migliaia di famiglie dovranno sobbarcarsi costi tutt’altro che trascurabili – una stanza singola in un appartamento privato non si affitta per meno di 300 euro – per garantire ai figli quel tetto che l’azienda per il diritto allo studio non è in grado di offrire.
Fabrizio Geremicca