Una scelta che rifaresti?

“Sinceramente, se potessi tornare indietro, non mi iscriverei più alla Federico II. C’è troppa gente e il rapporto con i docenti è quasi inesistente”, dice Francesca Di Palma, studentessa al terzo anno. Marika Scalise, quarto anno, afferma: “Quando i numeri sono alti, la selezione avviene sul campo e sopravvivere non è così semplice. Ci sono file interminabili nei Dipartimenti e corse folli per prendere il posto in aula quando iniziano i corsi. In sede d’esame si ha poco tempo per dimostrare una preparazione che è costata, magari, mesi di duro lavoro”. “Al primo anno – racconta Lidio De Biase – ho atteso ben sei ore prima di sostenere l’esame di Diritto Costituzionale”. “Alcuni testi sono talmente lunghi e difficili – continua lo studente – che ho aspettato di cambiare docente prima di sostenere l’esame. In altre Facoltà i manuali sono più brevi e talvolta scritti in modo più semplice”. I programmi dello stesso esame variano secondo la cattedra cui lo studente è assegnato in base alle iniziali del cognome, fa notare Simone Melorio: “talvolta la differenza è di 500 pagine, numeri non da poco se si pensa alla vastità degli insegnamenti”. “Da noi anche i complementari non scendono al di sotto delle 600 pagine – sottolinea Margherita Giordano – mentre in altre Facoltà gli insegnamenti fondamentali non prevedono programmi così ampi. Quando ci si iscrive alla Federico II, quindi, si deve essere consapevoli dei sacrifici richiesti. Basti pensare che l’età media dei nostri laureandi è maggiore rispetto ad altri Atenei campani”. Segno che le battute d’arresto sono all’ordine del giorno. “Le bocciature sono frequenti, alcuni esami vanno ripetuti più volte – afferma Lucia Ambrosio – Ad un amico consiglierei di iscriversi altrove, in un Ateneo con strutture adeguate e docenti giovani e disponibili”. “Purtroppo – incalza Sandro Martino – le strutture della Facoltà non sono confortevoli, mancano di manutenzione. Non mi sentirei di consigliare l’iscrizione alla Federico II, si spende troppo tempo in cose inutili. Se avessi utilizzato per lo studio il tempo perso ad aspettare alcuni docenti in Dipartimento, oggi mi sarei già laureato”. “A mio fratello ho consigliato di cambiare percorso – ammette Gianluca Di Francia – perché siamo costretti ad inseguire ogni cosa: l’insegnamento, il posto in aula, la promozione agli esami. Io non mi riscriverei perché fare la guerra alla lunga stanca. E a Giurisprudenza occorre essere molto agguerriti per sopravvivere”. 
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