Il tallone d’Achille? Cultura generale. 951 studenti al test di valutazione, solo il 60% lo ha superato

I neodiplomati hanno un problema con l’attualità: è quanto sembrerebbe emergere da un primo sguardo ai risultati del test di valutazione delle competenze svoltosi il 21 novembre. La prova viene somministrata alle matricole dopo circa due mesi dall’inizio dei corsi e mira a sondare quanto siano solide le loro conoscenze fondamentali in cinque ambiti: cultura generale, logica, comprensione del testo in lingua italiana, nozioni giuridiche di base e lingua inglese. Chi non riesce a superarlo è obbligato a frequentare dei seminari per assolvere i cosiddetti Obblighi Formativi Aggiuntivi (OFA). A sostenere il test sono stati 951 studenti.

Solo il 60% lo ha superato. Dunque, ci sono circa 380 ragazzi che hanno iniziato l’università trascinandosi dalle superiori importanti lacune su argomenti considerati basilari. Un dato che diventa sempre più preoccupante man mano che scendiamo nella graduatoria, dove si attestano anche punteggi intorno al 9 o addirittura al 3, su un massimo di 45 punti. Non sono ancora disponibili i dati precisi sull’andamento nelle singole materie. Tuttavia, considerando che il 50% del punteggio era dato dalle domande di cultura generale, non è statisticamente infondata l’ipotesi che sia proprio questo il tallone d’Achille di chi esce dal liceo.

Ipotesi che viene rafforzata dai commenti a caldo di alcune studentesse, che raccontano com’è andata la prova. “Non l’ho trovata difficile, anche se la parte di cultura generale era più che altro attualità e per rispondere bisognava essere ben informati, dato che sono usciti argomenti come, ad esempio, il ReArm Europe. Sicuramente mi sono sentita più serena nel rispondere su temi che avevo trattato a scuola, dato che invece sull’attualità il liceo non ci prepara granché”, racconta Francesca Verde.

Il numero dei quesiti in questa materia è stato giudicato sproporzionato da Giulia Mancino, che si aspettava più domande che mettessero alla prova la capacità di ragionamento. Anche lei è rimasta un po’ perplessa da alcune richieste, come quella su quale paese Trump vorrebbe come cinquantunesimo stato americano: “Capisco l’inserimento di argomenti di attualità, ma avrebbe avuto più senso chiedere del conflitto in Palestina o conoscenze basilari sull’Unione Europea, non cose così specifiche”, commenta la studentessa.

Confessa, inoltre, di aver avuto qualche difficoltà anche sulle domande di diritto: “io vengo dall’artistico, non ho nessuna base su queste materie e molti argomenti oggetto del test non li abbiamo ancora trattati a lezione”. Concorda Noemi Lengua, che aggiunge: “La parte più sensata era quella di logica, cioè quella che all’inizio ci sembrava più fuori contesto. Forse si dà per scontato che nelle ore di educazione civica a scuola abbiamo trattato alcuni argomenti di diritto o di attualità, ma per come viene affrontata questa materia in realtà non è così.

L’unica cosa che mi ha aiutato è stata aver svolto delle simulazioni nei giorni precedenti, per capire cosa poteva uscire”. Flora Gatta, invece, afferma di essere stata sorpresa da una domanda che chiedeva cosa fosse Linkedin (“Non ne ho idea, non me lo insegnano a scuola”) e da una che chiedeva di indicare il nome di un presidente brasiliano recentemente arrestato: “Certo, un telegiornale ogni tanto lo guardo, e se fossero usciti argomenti riguardanti l’Italia forse avrei saputo rispondere, ma questa proprio non me l’aspettavo”, confessa.

“Un senso di sfiducia verso la politica”

Il disinteresse verso l’attualità non sembra sorprendere la prof.ssa Lucia Picardi, Coordinatrice del Corso di Laurea in Giurisprudenza: “Credo che ciò nasca da un senso di sfiducia verso la politica, che porta i giovani a ripiegarsi su se stessi e ad essere meno informati su ciò che accade nel mondo. Parlando con loro mi accorgo proprio che non ascoltano la televisione, non seguono i dibattiti e non leggono i giornali e credo che ciò prescinda la preparazione scolastica o universitaria”, suggerisce.

Al contempo, però, c’è da ben sperare: “Negli ultimi mesi, però, vedo anche che c’è stata una ripresa di passione civile e forse è un segnale che si stanno riavvicinando anche alle vicende di attualità e, comunque, noto che i programmi scolastici stanno man mano diventando più contemporanei”. Per sanare le difficoltà in ambito giuridico, dato che questi primi mesi di lezione non sembrano essere bastati, immagina invece di riproporre l’iniziativa delle ‘Giornate introduttive allo studio del diritto’, che ha avuto luogo fino a qualche anno fa e che potrebbe essere un valido alleato nel dare ai nuovi iscritti un’infarinatura sulle nozioni base, così da poter affrontare anche gli stessi corsi con maggiore serenità e cognizione di causa.
Giulia Cioffi

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Ateneapoli – n.19-20 – 2025 – Pagina 21

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