‘Allegro ma non troppo’: gli studenti parte del progetto Rai Cultura

Un talk show che indaga le contraddizioni dell’esistenza con leggerezza e profondità; un conduttore, Luca Barbareschi, che trasforma la parola in tensione teatrale; due concetti opposti per ogni puntata che diventano chiavi di lettura del presente. È l’impianto di ‘Allegro ma non troppo’, il nuovo programma di Rai Cultura realizzato al Centro di Produzione RAI di Napoli, a cui il Dipartimento di Studi Umanistici è stato invitato a partecipare come pubblico in studio.

Una presenza coerente con l’idea di fondo del format: trasformare gli studenti in un osservatorio critico, non spettatori passivi ma parte del respiro del programma.
Le puntate già andate in onda (su Rai 3 di domenica in seconda serata) nel mese di novembre hanno messo in dialogo mondi e linguaggi molto diversi. Morgan e Giorgio Gori hanno inaugurato la serie con un confronto sul rapporto tra creatività, comunicazione e potere. Nella seconda, l’archeologo Andrea Carandini e la ballerina Alessandra Tripoli hanno incrociato memoria storica ed espressione corporea.

La terza puntata ha visto Giordano Bruno Guerri e l’attrice Vittoria Schisano discutere di tradizione, provocazione e libertà intellettuale. La quarta, infine, ha riunito Paolo Crepet e la giornalista Agnese Pini in un dialogo su coraggio, identità e responsabilità sociale.

Ad illustrare le ragioni del coinvolgimento degli Atenei è David Abatecola, consulente di Rai Cultura. “Quando mi hanno proposto di seguire ‘Allegro ma non troppo’, confesso che ero inizialmente perplesso: una seconda serata, un orario complicato e un programma che poteva sembrare di nicchia”, racconta. La perplessità si dissolve studiando più da vicino il progetto: “Ho trovato un format che mette al centro la cultura e la divulgazione in una forma nuova, rigorosa ma allo stesso tempo accessibile”.

Forte di una lunga esperienza tra cerimoniale, casting e gestione del pubblico, Abatecola immagina subito il ruolo degli universitari: “Mi è venuta naturale l’idea di invitare gli Atenei partenopei. Non come ‘pubblico televisivo’, ma come protagonisti silenziosi, giovani osservatori capaci di sviluppare il pensiero critico che il programma vuole sollecitare. La missione del format è questa: non dare risposte, ma generare domande”.

La proposta viene accolta senza esitazioni. “Oggi posso dire che è stata la scelta giusta – afferma – L’entusiasmo, l’attenzione e la maturità con cui i ragazzi partecipano sono sorprendenti: ascoltano, riflettono, commentano tra loro e spesso ci riportano stimoli che non avevamo considerato”. Una presenza che arricchisce la trasmissione, costruita sulla relazione viva tra parola e pubblico.

L’esperienza rappresenta anche un’occasione formativa per chi assiste. “Credo sia utile per loro entrare nel ‘dietro le quinte’ della comunicazione: la TV ha le sue regole, le sue urgenze, i cambiamenti dell’ultimo secondo”, continua Abatecola. È soprattutto la diretta a rivelare la natura del mezzo: “‘…3-2-1… in onda’. Da quel momento, ciò che è fatto è fatto. È un mondo affascinante perché vivo, imperfetto, reale”. Una dimensione che non si apprende sui libri, ma soltanto vivendola. “Ecco perché abbiamo coinvolto gli studenti: per offrire loro non solo un posto in studio, ma un’esperienza”.

Il dietro le quinte

“Ci siamo rese conto subito che ciò che si vede da casa è solo la punta dell’iceberg”: Maria Vittoria Giudice e Rita Marzocca, studentesse della Magistrale in Management del Patrimonio Culturale, Corso di Laurea coordinato dalla prof.ssa Maria Ronza, referente dell’iniziativa, raccontano così l’impatto del loro ingresso nello studio televisivo. L’ambiente ha trasformato la semplice presenza come pubblico in “un’esperienza formativa di grande valore”.

Le due studentesse osservano la produzione con l’occhio di chi studia organizzazione dei servizi: “Ci è venuto naturale pensare a una sorta di ‘service blueprint in azione’, con la parte visibile rappresentata da presentatore e ospiti, mentre dietro si muove un mondo essenziale: tecnici audio e luci, animatrice di sala, direttore pubblico, assistenti, produzione, back office”. Una sinergia di ruoli che, spiegano, “ci ha fatto capire quanto il lavoro di squadra e la gestione dell’energia del pubblico siano cruciali per il ritmo della puntata”. La conclusione è chiara: “Non è stato solo assistere ad una registrazione, ma entrare in un meccanismo umano e coordinato”.

Impressioni simili arrivano da Marila Balletta, studentessa della Triennale in Lingue, Culture e Letterature Moderne Europee, che ha scelto di partecipare spinta dal desiderio di lavorare un giorno in televisione. “Essere in studio mi ha dato un’idea concreta dei tempi televisivi e di tutto ciò che il pubblico non vede”, afferma. La colpiscono la precisione dei collaboratori, il supporto al presentatore e la presenza scenica di Barbareschi, che definisce “una figura magnetica, dalla grande ironia e intelligenza”.

Particolare risonanza hanno in lei le parole di Agnese Pini, che affronta il tema della leadership femminile con l’ormai celebre battuta: ‘A me non crescerà mai la barba’. Un’osservazione che evidenzia, nota Marila, la scarsità di modelli femminili nei ruoli di vertice. Di tutt’altra natura, ma altrettanto incisivo, l’intervento dello psichiatra Paolo Crepet: “Mi ha colpito la sua idea di non essere ‘contro’ i ragazzi, ma dalla loro parte”. L’esperienza rafforza in lei la volontà di lavorare nel settore: “L’atmosfera mi ha affascinata. Spero, con determinazione, di riuscire a realizzare il mio sogno”.

Per Valeria Lubrano Lavadera, Triennale in Lettere Moderne, la partecipazione rappresenta “un’occasione che arricchisce davvero”. Assistere alla preparazione e alla registrazione le ha permesso di riconsiderare il mezzo televisivo: “Cambia la percezione di ciò che vediamo a casa”. E, il confronto tra ospiti provenienti da ambiti diversi, le ha offerto “l’opportunità di ascoltare prospettive lontane fra loro ma complementari”.

Chiude Ludovica Casillo, Magistrale in Management del Patrimonio Culturale, che definisce la registrazione “stimolante e formativa”. Gli interventi di Pini e Crepet le restituiscono un quadro comune fatto di responsabilità e consapevolezza: “La giornalista ha sottolineato l’importanza di valorizzare la presenza femminile nei ruoli di responsabilità”, afferma, mentre Crepet “ha ricordato quanto sia fondamentale per gli adulti essere esempi credibili per i ragazzi”.

Un insieme di voci che convergono su una constatazione condivisa: vivere gli studi RAI dall’interno significa scoprire la complessità e l’umanità che sorreggono un programma televisivo. E tornare a casa con la sensazione di aver guardato, per una volta, oltre lo schermo.
Giovanna Forino

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Ateneapoli – n.19-20 – 2025 – Pagina 23

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