Maggiore empatia e umanità. E un metodo di valutazione univoco. Questo l’accorato appello di una studentessa di Medicina che ha contattato Ateneapoli per denunciare presunte vessazioni subite dai futuri camici bianchi durante l’esame di Anatomia 2.
Le titolari della cattedra sono le prof.sse Clotilde Castaldo e Franca Di Meglio. Attraverso l’identità celata da un anonimato scontato, la giovane racconta la sua esperienza (e non solo): “ho sostenuto l’esame a luglio e sono stata bocciata, poi ci ho riprovato a settembre – in questa occasione l’ho superato, ma la preparazione era la stessa.
Cosa ha fatto la differenza tra le due date? L’umore della docente (Di Meglio, ndr)”. Un’accusa forte, corredata dal racconto di diversi episodi legati tanto alla prima che alla seconda occasione. E a entrambe le docenti. Come noto, Anatomia 2 prevede una prova scritta che, solo se superata, permette di sostenere i tre orali – tutti nella medesima giornata, di cui il primo con un assistente su un macroargomento e gli altri due con una delle due docenti.
Lo sfogo della ragazza inizia andando a ritroso, precisamente al giorno in cui ha sostenuto l’esame per la prima volta, proprio a luglio. “Ho passato il primo orale con l’assistente, e al secondo vado con la prof.ssa Di Meglio. Mi siedo, mi chiede il pancreas, e inizio parlare. Nel mentre non mi guarda in faccia, parla con la docente accanto, si sovrappone a ciò che dico.
Si tratta di un esame importante, che mette pressione, serve concentrazione, di conseguenza se noto che non vengo ascoltata inizio a sentirmi in difficoltà. A quel punto mi fermo, resto zitta e lei chiede il perché. Mi incita a riprendere. Nel frattempo si alza, si muove, si risiede. Nemmeno mi guarda in faccia e mi dice di dover studiare meglio. Mi congeda letteralmente con un ‘vattene’. Non mi ha spiegato in cosa avrei dovuto migliorare. In tutta onestà credo che non mi abbia proprio ascoltata”. Si potrebbe pensare lecitamente anche a una preparazione non all’altezza da parte della studentessa.
Che a tal proposito invece dice: “per me era adeguata, tant’è che per settembre ho svolto solo una ripetizione. A luglio, durante l’esame, sono andata in palla data la situazione, ma, ripeto, la preparazione era adeguata, sono sicura di me”. Poi aggiunge: “i voti vanno dal 18 al 30, bisognerebbe avere un metodo di valutazione che porti a dare un peso differente in base alla gravità dell’errore che si commette. Se si dice una cavolata che per la docente è importante, si accetta la bocciatura. È giusto così, serve a crescere. Parliamo di un esame fondamentale, è corretto chiedere molto a noi studenti”.
Prove in 5 minuti o lunghe ore
Il corto circuito sarebbe altrove, quindi: “non è possibile che a luglio un errore risulti il peggiore che si possa commettere, al punto da comportare la bocciatura, mentre a settembre la stessa cosa la si faccia passare come se nulla fosse, e pure con un voto alto”. Ancora sulle dinamiche della data di luglio, ha raccontato che il trattamento che avrebbe subito sarebbe stato riservato a tutti, da un certo momento in poi: “con me c’era anche un’amica, e con lei prof.ssa Di Meglio è stata molto tranquilla e gentile.
Successivamente ha esaminato un ragazzo che ha commesso più di uno sbaglio, e la cosa l’ha fatta innervosire molto. Da quel momento in poi ha bocciato tutti senza nemmeno ascoltare né guardare in faccia i miei colleghi, parlandogli sopra, alzandosi di continuo e chiacchierando con l’altra docente. Questo è stato il trattamento. Quel giorno ha promosso solo i primi due o tre, poi il resto – circa una ventina – tutti bocciati. Altri cinque hanno sostenuto l’esame con l’altra docente, la prof.ssa Castaldo”.
La studentessa ne ha anche per quest’ultima. Secondo lei le due docenti avrebbero approcci troppo diversi, tanto agli esami che durante le lezioni. Su Di Meglio: “tiene cinque minuti facendo domande specifiche, imponendo quasi un botta e risposta, e si basa sul proprio umore come metodo di valutazione; mentre a lezione fa terrorismo psicologico, secondo me: non si può chiedere una penna, non si possono sfogliare le pagine del libro, altrimenti si viene cacciati dall’aula. È terribile”.
Castaldo invece “tiene esami che durano ore e, alla fine, nel 99% dei casi, boccia. E capita che chieda cose totalmente fuori dal programma. Pur non avendo avuto un’esperienza diretta con lei, conosco persone che hanno sostenuto l’esame sei, sette volte; diversamente, durante i corsi è molto tranquilla”.
Tra le due docenti la giovane rintraccerebbe uno specifico rapporto di forza: “La prof.ssa Castaldo sembra quella che detiene il controllo della situazione, incidendo molto anche sulla collega. La interrompe imponendo cambi di domande, le suggerisce di star sbagliando impostazione dell’orale. Di conseguenza, la prof.ssa Di Meglio, per adeguarsi, sembra incattivirsi per non mostrare di essere da meno”.
“Vorrei che ci spiegassero in cosa sbagliamo”
Prova ne sarebbe, secondo la giovane, la situazione verificatasi nella data di settembre. Il racconto prosegue: “Castaldo non c’era quel giorno e Di Meglio ha promosso praticamente tutti, pure quelli che hanno fatto quasi scena muta, con il 18. Gli orali sono durati tre minuti. Com’è possibile questo divario così netto?”.
E si sofferma su un episodio in particolare, avvenuto sempre quel giorno: “ero in prima fila e ho potuto ascoltare persone che non sapevano davvero nulla, mi dispiace anche dirlo. Durante un esame la docente ha chiesto a una ragazza l’esofago e le sue quattro parti, diverse da come sono riportate sul libro perché la docente ha una sua interpretazione e ci tiene tantissimo – a tal punto che a lezione ci diceva sempre di doverle ricordare benissimo, e infatti a luglio questo argomento è stato motivo di tantissime bocciature. Ebbene: questa ragazza, pur avendo sbagliato tutte le risposte sull’esofago, ma proprio tutte, è stata promossa.
Cosa devo pensare?”. Piccola parentesi che prescinde dalle docenti. Secondo la studentessa sarebbe da rivedere il rapporto tra i cfu, solo 6, e il programma, che prevede “tanti argomenti di grande difficoltà – parliamo di più di mille pagine. Per una preparazione adeguata servono almeno cinque o sei mesi. Bisogna trascorrere intere giornate chiusi in casa a studiare.
Posso accettarlo, data l’importanza dell’esame, però a quel punto bisogna dare il giusto peso quando si parla di crediti”. Infine, la ragazza sottolinea ancora una volta che il problema in sé non è né essere bocciati o meno, né incontrare docenti più o meno severi.
“Pretendere molto da noi studenti e non far superare un esame se non si risponde in modo corretto è normale. Anzi, è giusto. Io non voglio la certezza di passare – allo scritto saremmo stati una cinquantina su 200 a superarlo. Vorrei, tuttavia, che ci spiegassero in cosa sbagliamo quando capita, così da farci crescere e studiare meglio.
Mi aspetterei un po’ più di umanità dato che l’esame è già complesso di suo”. E al di là di questo, l’appello è chiaro: “pretendo equità di giudizio: un metodo di valutazione chiaro e univoco che non sia basato sull’umore di giornata”. Lamentele di questo tipo serpeggiano anche su Facebook, in alcuni gruppi privati di iscritti a Medicina. In generale, altre studentesse e studenti avrebbero vissuto esperienze simili a quella appena esposta, ma, nonostante la garanzia dell’anonimato, hanno preferito non esporsi.
Claudio Tranchino
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Ateneapoli – n.17 – 2025 – Pagina 6







