In un sistema sanitario sempre più complesso e sotto pressione, le professioni sanitarie rappresentano un pilastro fondamentale. Infermieri, fisioterapisti, tecnici sanitari, ostetriche e molte altre figure operano quotidianamente garantendo cure, assistenza e prevenzione in ogni fase della vita.
Ed è all’università che si formano questi professionisti, sotto l’egida di docenti che trasmettono loro l’idea di poter offrire un supporto insostituibile a medici e pazienti. Tre anni all’insegna della teoria e della pratica nei reparti, non senza qualche difficoltà.
Per capire meglio cosa devono aspettarsi le matricole che stanno per intraprendere questo percorso, Ateneapoli ha contattato i Coordinatori di alcuni dei Corsi di Laurea in Professioni sanitarie a ridosso dell’inizio dell’anno accademico.
“Il nostro Corso è ben strutturato – esordisce il prof. Dario Leosco, a capo di Infermieristica, che quest’anno ha bandito 263 posti suddivisi tra i diversi poli di Napoli e provincia e bisogna considerare un eventuale 20% in più proveniente dal semestre filtro di Medicina – Non è semplicissimo perché il carico didattico è importante, anche se con il nuovo ordinamento abbiamo provato ad alleggerirlo spostando la parte specialistico-clinica alla Magistrale.
Stando alle osservazioni degli studenti, al di là di quella che ho appena citato e che ci apprestiamo a risolvere, non ci sono grandi criticità”. Quanto alle sedi: “i ragazzi sono molto soddisfatti del polo di Scampia, che è davvero molto competitivo, inoltre ha dato ampio respiro a quelle attività che prima si svolgevano solo al Policlinico ed è destinato a crescere con l’attivazione degli ambulatori. È un’opportunità importante”.
Sanità territoriale, il ruolo decisivo degli infermieri
Poi una riflessione sul professionista infermiere: “nel corso degli ultimi trent’anni abbiamo assistito a una rivoluzione di questa figura professionale. La sanità si svilupperà soprattutto a livello territoriale, di conseguenza il ruolo degli infermieri sarà decisivo, e per l’assistenza domiciliare, e per quella nelle RSA e nelle case di comunità che si stanno realizzando. Insomma, gli sbocchi occupazionali ci sono già e sono destinati a crescere”.
Non solo gli studenti, è soddisfatto della Triennale anche l’Ateneo, in attesa dell’Anvur a dicembre: “siamo stati selezionati per la valutazione”. Alle matricole: “questo è un Corso vero e proprio, bisogna studiare per acquisire competenze, professionalità e spazio nel mondo del lavoro”.
Tocca poi al prof. Carlo Ruosi, Coordinatore di Fisioterapia, che innanzitutto ci tiene a voler dare il benvenuto alle matricole: “le aspettiamo il 30 ottobre per dare il nostro saluto, siamo contenti che con il passare degli anni crescono le domande per iscriversi a questo Corso. Ogni anno proviamo ad aumentare i posti – quest’anno circa un centinaio quelli banditi. E aggiungo che ancora non ho conosciuto un fisioterapista disoccupato”.
Quindi un suggerimento: “i ragazzi devono approfittare del Corso per avere il maggior numero di nozioni e di abilità pratiche, rubando a tutti i docenti i segreti del mestiere, per avere un quadro generale di cosa sia la fisioterapia, diventata fondamentale in tutti gli ambiti medici”.
A questo proposito il docente fa una precisazione: “la riabilitazione ci porta a pensare subito all’infortunio nello sport, certo, è corretto, ma lo è anche in cardiologia e cardiochirurgia, nella neurologia e nella neurochirurgia, nelle malattie dell’apparato respiratorio, nei post ictus, nei bambini con deficit cerebrali e ritardi motori. Inoltre, affinando negli anni le tecniche di riabilitazione e tecnologie sempre più avanzate, migliorano i risultati”.
Riabilitazione robotica
Infatti si parla di riabilitazione robotica: “grazie al Pnrr siamo riusciti a comprare robot per 1.5 milioni di euro come Federico II. E mi fa piacere ricordare che come Ateneo abbiamo ricevuto un encomio dal Ministero, siamo l’unico hub che ha speso il 99.7% dei soldi a disposizione del Piano.
Il Dipartimento di Sanità pubblica ha fatto un grande lavoro e ci ha supportato in maniera egregia”. Dal punto di vista didattico, durante il triennio “gli studenti impareranno un metodo di approfondimento”. Infine, il consiglio che a Ruosi piace dare ai più giovani: “bisogna imparare a investire il tempo in conoscenza e impegno, specialmente traendo il meglio da questo triennio. Studiare per sé stessi, non per qualcun altro”.
Ostetricia, professione di aiuto
Il prof. Maurizio Guida, che coordina Ostetricia – 60 posti quest’anno, distribuiti su tre poli – ha detto: “per chi è interessato alle professioni sanitarie, il nostro Corso offre prospettive molto allettanti. L’ostetrica è una professionista molto vicina al medico, ha funzioni specifiche che la rendono preziosa per le donne.
Il Corso è finalizzato a sviluppare un’empatia umana, oltre che professionale, con queste ultime, in tutte le fasi della loro vita. È un riferimento non solo in caso di patologie o malattie”. Il suggerimento alle matricole è chiaro: “prendere molto sul serio il percorso per evitare un rischio tra chi è più superficiale: l’ostetrica deve essere professionalmente qualificata e deve distinguersi da figure approssimative, dunque bisogna impegnarsi e studiare. Non a caso il piano di studio prevede approfondimenti in oncologia, psichiatria, malattie autoimmuni. Il Corso è relativamente breve ma molto intenso.
La difficoltà iniziale è fare i conti con l’ambiente sanitario. L’accesso in ospedale garantito dal tirocinio può rappresentare per alcuni un boccone amaro da ingoiare agli albori del percorso. Ma non bisogna dimenticare che questa è una professione di aiuto, dunque bisogna spogliarsi di ogni pregiudizio per mettere a punto il proprio futuro professionale”.
Claudio Tranchino
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Ateneapoli – n.15 – 2025 – Pagina 8