Si è conclusa con una visita ad Apice Vecchio la settimana di attività legate al progetto di cooperazione accademica con l’America Latina sul tema delle città fantasma coordinato dall’Università di Bologna, insieme ad altri Atenei italiani e a circa 65 partner tra Centro e Sud America.
Durante le lezioni gli studenti di dottorato delle università partner si sono confrontati con strumenti e approcci utili alla “valorizzazione e protezione dei patrimoni culturali in pericolo nelle aree soggette a spopolamento – spiega il prof. Marco Tregua, coordinatore dell’iniziativa – Per esempio su come tutelare queste zone da atti vandalici o fenomeni di saccheggio, senza dimenticare l’aspetto intangibile: il mantenimento dell’identità locale, che rischia di andare perduta quando le popolazioni si allontanano”.
Un elemento inatteso emerso nel laboratorio ha riguardato le ricerche condotte dai partecipanti sui propri paesi di origine – Messico, Brasile e Colombia. “Molti non sapevano che a pochi chilometri da casa loro esistessero vere e proprie città fantasma”. Il trend comune evidenziato: lo spopolamento è spesso conseguenza dell’abbandono delle attività economiche tradizionali, come nel caso dei pueblos mineros, comunità legate all’estrazione mineraria. “Quando la redditività cala o le condizioni ambientali diventano insalubri, interi insediamenti vengono lasciati al loro destino”, spiega il docente.
Ad Apice Vecchio, una guida locale ha mostrato “le condizioni attuali del paese, le strutture magari anche intatte, ma invivibili per la normativa e la stabilità compromessa”. Ma soprattutto “il lavoro svolto dalle amministrazioni locali per trasformare un territorio abbandonato in una destinazione turistica di nicchia, che basa la sua fama sulla narrazione del terremoto e accoglie circa 60mila visitatori l’anno”. Oggi il borgo ospita visite regolari ed eventi temporanei: “Il giorno dopo sarebbero partiti i mercatini natalizi: un esempio di uso alternativo di un luogo che prima era residenziale e che ora è diventato turistico, perché dichiarato non più abitabile”.
Come per Apice Vecchio, anche altre esperienze italiane sono state analizzate dagli studenti: Craco, divenuto set cinematografico internazionale, anche per un film di James Bond, e Civita di Bagnoregio, nota per il dissesto idrogeologico ma capace di attirare oltre mezzo milione di visitatori l’anno.
La collaborazione non si conclude qui: è in cantiere la progettazione di un libro dedicato agli insediamenti abbandonati. “Ogni partecipante, studente o professore scriverà un capitolo sulla storia di una città fantasma. Se non sono emerse ancora soluzioni, saranno loro a proporne”.
Eleonora Mele
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Ateneapoli – n.19-20 – 2025 – Pagina 18







