Medicina. “È un percorso con le sue complessità non privo di bellezza”

C’è chi si sta avviando alla fine della prima parte del percorso e si proietta verso la specializzazione, tra concretezza dovuta ai punteggi e ambizione personale, e chi è ancora pienamente immerso nelle lezioni, negli esami e nei tirocini in reparto. È novembre e c’è un gran via vai al piano terra dell’Edificio 20 del Policlinico. Qualcuno studia sulle scale, altri in piedi in un angolo appartato; tra colleghi, in gruppo, su quale sia il metodo migliore per imparare certi concetti.

Di fronte ai distributori c’è Matteo Cosentino, iscritto al sesto anno. Né lezioni, né tirocini, ma l’internato in Urologia: “gran bella esperienza, la consiglio molto, sto imparando tante cose. Mi piace e spero possa essere il mio futuro dopo la laurea”. Nel frattempo, prima di allora, deve portare a casa Ortopedia, che sta preparando: “è fattibile”.

Lo studente, data l’esperienza maturata, vuole dare qualche consiglio ai colleghi più giovani che stanno iniziando: “viversi l’università e non chiudersi in casa, la compagnia lungo un percorso del genere è fondamentale. Per me, inoltre, non bisogna avere fretta, il lavoro c’è, anche se ci si impiega più tempo non fa nulla”. Alessandra Cotrufo, quinto anno, sta preparando un esame arretrato Fisiopatologia. Quanto ai tirocini, sta seguendo quelli di Testa-collo, Malattie infettive, Oncologia ed Ematologia.

Il primo è quello che la sta coinvolgendo di più: “siamo andati diverse volte in sala operatoria – io amo la parte chirurgica. Ci è capitato di essere riusciti a fare l’esame obiettivo al paziente, nei limiti del possibile”. Accanto, c’è Vincenzo Esposito, quarto anno, che sta preparando lo stesso esame della collega ma sta seguendo tirocini diversi: “Endo, Gastro, Immuno e dovrò fare Chirurgia generale. Nessuno in particolare mi sta entusiasmando, anche se per una questione di preferenza direi Endo”. Sul compattamento dei corsi introdotto lo scorso anno, i due non sono molto soddisfatti: “io non mi sto trovando molto bene – dice Alessandra – posso capire giovi a qualcuno, ma credo sia stato organizzato un po’ così così.

L’abbiamo saputo troppo a ridosso delle lezioni e considerando che la sessione autunnale finisce a novembre, essendomi fatta un certo programma per ottobre, la cosa mi ha mandato un po’ in confusione. Per i primi anni sicuramente può essere una buona idea, noi degli anni successivi avevamo e abbiamo già maturato un metodo”. Aggiunge Vincenzo: “la data di finale della sessione invernale è stata portata a novembre, in più bisogna studiare più in fretta”.

Martina De Angelis è iscritta al quinto anno e a proposito delle clinical rotations dice: “mi stanno stimolando di più quelle di Malattie infettive, i professori ti tengono molto in considerazione e ti coinvolgono molto di più e so che in reparto è ancora meglio, io finora sono stata in consulenza”. Eleonora Miele, sesto anno, ha fatto Geriatria come clinica, e le è piaciuta: “in particolare quella di fibrosi cistica, il professore ci ha portato dentro la materia viva. Siamo stati in ambulatorio e in reparto”.

L’obiettivo dopo la laurea: “la specializzazione in Cardiologia”. Chiude Ciro Manna, che sta preparando Medicina legale: “ci sono cose importantissime che tutti dovrebbero conoscere, penso al consenso informato, alla responsabilità civile e penale. La parte di lavoro la ritengo un po’ più pesantuccia, ma è gusto personale”. Sull’internato che sta svolgendo: “sono in Cardiologia e non è male, è limitato il raggio d’azione dello studente, ma con il tempo si riceve fiducia e si riesce a fare di più”.

Una cosa è certa, in prospettiva lui sarà un clinico: “mi interessano molto discipline proprio come Cardiologia e Medicina interna, che consentono un approccio più olistico”. Infine, un consiglio ai più piccoli: “è un percorso con le sue complessità non privo di bellezza, va affrontato con calma senza farsi prendere dallo stress che comunque arriva. Se questo percorso risponde al proprio desiderio, si arriva alla meta, bisogna tenere duro e fare sacrifici. Poi, però, ne vale la pena”.

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Ateneapoli – n.18 – 2025 – Pagina 32-33

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